Più di mille lavoratrici e lavoratori della logistica si sono ritrovati a Lodi sabato 10 luglio per partecipare all’assemblea nazionale Filt Cgil sul tema: “Andare oltre i luoghi comuni”, alla presenza del segretario generale Cgil Maurizio Landini.
Le problematiche del mondo della logistica stanno ottenendo l’attenzione dei media in seguito ai recenti e infausti avvenimenti che hanno riempito le cronache, e l’assemblea vuole sottolineare che il lavoro in questo settore è anche altro, e che è indispensabile guardare alle esperienze passate per poter programmare l’azione futura della Filt.
Il lavori si sono aperti con un minuto di silenzio in memoria di Adil Belakhdim, sindacalista investito e ucciso da un camion durante una manifestazione. Nella relazione di apertura, Stefano Malorgio, segretario generale Filt, ha rimarcato che la presenza del sindacato confederale, soprattutto quella della Filt, non è marginale nel settore, come invece viene spesso descritta da qualche commentatore ignaro della realtà: sono 65mila gli iscritti alla Cgil nella logistica, con una fitta rete di delegati e attivisti.
L’analisi parte dalla consapevolezza di come la logistica abbia assunto una centralità nel tessuto produttivo del Paese, grazie anche al Ccnl di filiera, che è riuscito a tenere insieme lavoratori della committenza e degli appalti. Ma questo non basta. E’ necessario continuare l’azione sindacale creando solidarietà e coesione tra i lavoratori, evitando di generare un conflitto tra lavoratori “garantiti” e lavoratori più deboli, che farebbe esclusivamente il gioco della controparte padronale. Per questo motivo si rende necessario in questo momento reimpostare e definire le prospettive per il futuro, consapevoli della impellente necessità di cambiare il modello sociale di riferimento.
Come sottolineato da Maurizio Landini, non è più sufficiente rivendicare diritti e salario, partendo dall’assunto che il modello su cui in passato si è costruito il sistema è sbagliato. Da qui la riflessione che mette in discussione le ragioni che hanno portato alla definizione dell’attuale struttura del sistema logistico. Si dovrà quindi combattere una nuova battaglia all’attacco, non accontentandosi di ridurre il rischio conducendo un’azione di resistenza.
Nel corso dell’assemblea i numerosi interventi di lavoratrici, lavoratori e delegati hanno fatto emergere quanto sia urgente l’intervento della politica, se si vuole arrivare ad una reale inversione di tendenza. Il Ccnl di filiera contiene una stringente clausola sociale che pone severi vincoli al committente; non è però ipotizzabile che il sindacato continui a svolgere un ruolo che non gli appartiene, ovvero quello di controllore sui temi della legalità. La politica deve prendere atto che non è più rinviabile una legge che vada a normare gli appalti privati, così come è per gli appalti pubblici. La frantumazione delle attività e il ricorso ad appalti e subappalti è ormai un modello diffuso in tutti i settori. Da qui l’esigenza di una battaglia di tutto il mondo sindacale affinché venga rafforzata la responsabilità solidale del committente su tutta la filiera. Solo così sarà possibile per il sindacato svolgere compiutamente la propria funzione.
Sempre Landini, riprendendo le parole di Giuseppe Di Vittorio, ha ricordato che è indispensabile impedire che le persone competano tra loro per poter lavorare. Il contratto di filiera ha reso sempre meno conveniente il ricorso all’appalto, avendo avvicinato sempre più le retribuzioni dei lavoratori. Ecco perché oggi è giunto il momento di pretendere dalle grandi società committenti la reinternalizzazione della attività esternalizzate.
La scorsa settimana è stato siglato un importante accordo per l’internalizzazione di un magazzino di Dhl Supply Chain in provincia di Milano, azienda che nei mesi scorsi è stata interessata da un’inchiesta della magistratura per irregolarità negli appalti. Altri accordi di internalizzazione sono stati siglati nella filiera di Fedex/Tnt.
Landini ha evidenziato che è questa la strada da percorrere per il futuro: fare in modo che il ricorso all’appalto avvenga solo nel caso in cui in azienda non esistano le competenze, non per accumulare profitti risparmiando sul costo del lavoro.
Emerge in tutta la sua evidenza quanto il mondo del lavoro non abbia oggi in Italia una rappresentanza politica. Alcune tra le riforme più penalizzanti per i lavoratori sono state compiute da governi che si definivano di centrosinistra. Assenza che si riscontra anche nella mancanza di una legge sulla rappresentanza, che andando a misurare il consenso tra i lavoratori impedirebbe la proliferazione di sindacati di comodo che vanno a siglare contratti pirata.
Quella del 10 luglio è stata una giornata appassionante per il settore, gratificante per tutti, ma soprattutto per le compagne e i compagni che nelle scorse settimane hanno compiuto un immane sforzo organizzativo. Sono state poste le basi per il lavoro degli anni a venire, sempre per l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori, contro chi li vorrebbe soli e divisi.