Massimiliano Lepratti e Giorgio Riolo, “Un mondo di mondi. L’avventura umana dalla scoperta dell’agricoltura alle crisi globali contemporanee”, Asterios editore, Trieste 2021, pagine 400, euro 30.
György Lukács, marxista grande, ancora oggi fondamentale a cinquant’anni dalla scomparsa (4 giugno 1971), ricordava a ogni pie’ sospinto la centralità delle categorie marxiane per comprendere il mondo. Storicità, socialità, processualità. Tre categorie ineludibili, che ci danno la grammatica mentale per agire nella realtà, nella vita quotidiana e nella vita sociale e politica.
Il libro in questione, di divulgazione e non specialistico, è una sintesi molto compressa ma molto ambiziosa. Una sintesi della storia globale dell’umanità, di tutti i continenti, di tutte le culture e di tutte le civiltà. Una storia veramente mondiale, a partire da una ferma riconsiderazione e da una ferma critica dell’eurocentrismo e dell’occidentalocentrismo. Visioni granitiche queste, difficili da sradicare, essendo così ormai oggettivate in tutti gli strati sociali, non solo nelle classi dominanti e nei gruppi dirigenti in Europa, in Usa, nell’Occidente, a partire dalla decisiva nozione di “superiorità bianca”, così perniciosa ancora oggi.
È una precisa visione della storia dell’umanità a partire dall’assidua frequentazione, oltre che di Marx, di Samir Amin, di Immanuel Wallerstein, di Fernand Braudel ecc.
Il colonialismo ha operato una vera e propria mutazione antropologica nei centri capitalistici. La “decolonizzazione”, il potente processo di risveglio, prima, e di emancipazione dei popoli coloniali, poi, ha un corrispettivo sempre difficile da conseguire nel Nord Globale. “Decolonizzare la mente”, questo il compito in questa parte del pianeta. Allora e oggi.
In tal senso, gli autori hanno inteso contribuire a una vera e propria operazione culturale. Nel senso della decolonizzazione, di cui sopra, e nel senso del contrastare le culture e le subculture dominanti oggi. Le quali tendono a “destoricizzare”, tendono a cancellare la coscienza storica, a espungere e neutralizzare la dimensione storica dei fenomeni, dei problemi, delle emergenze nella nostra vita contemporanea. Si vive la superficie di un eterno presente e così si elude la possibilità della capacità critica di analizzare e di considerare, potenzialmente pericolosa, destabilizzante questa capacità critica. Il dato, il fatto, il risultato nascondono il processo attraverso il quale si è giunti a tale dato o fatto. Sempre Lukács, con Marx, la forma-merce, il risultato, che cancella il processo produttivo alle spalle, il lavoro, la fatica, lo sfruttamento, ma anche la creatività umana.
Cultura significa avere visione globale, significa trovare nessi e relazioni tra i fenomeni, andare oltre la superficie e cercare di ricostruire i processi, non visibili immediatamente, ma che sono altrettanto reali del dato reale stesso.
La storia è sempre storia contemporanea, diceva Benedetto Croce, o come diceva Marx, “l’anatomia dell’uomo è una chiave per l’anatomia della scimmia”. Non è solo alla luce del passato che noi comprendiamo il presente, ma, al contrario, è spesso dal presente, dagli interrogativi nostri, dai conflitti in cui siamo coinvolti, dalla intelligenza nostra delle dinamiche storiche, sociali, politiche, culturali della contemporaneità che noi possiamo interpretare e cogliere le dinamiche della storia passata.
In breve, la globalizzazione non è solo delle merci e dei capitali, non è solo a vantaggio dei gruppi dominanti nel mondo, non è solo omologazione e omogeneizzazione eurocentrica e occidentalocentrica, ma è anche la possibilità della costruzione di una cultura veramente democratica, multiforme, ricca, rispettosa dell’ambiente e della giustizia sociale, dell’eguaglianza tra le persone. Il compianto padre Ernesto Balducci parlava di “uomo planetario”, intendendo la persona, uomo e donna, fornita di questa cultura. La storia e la coscienza storica svolgono un ruolo fondamentale nella costruzione di questa cultura.
Il testo abbraccia l’intera avventura del genere umano nei cinque continenti lungo gli ultimi 70mila anni, e privilegia in particolare alcuni grandi temi o principi ordinatori. I principali, il “ricambio organico dell’uomo con la natura”, il lavoro e le relazioni sociali corrispondenti, il rapporto dei gruppi umani con i cambiamenti climatici, la nascita e lo sviluppo delle disuguaglianze economiche, sociali e di genere, la storia dei processi migratori e delle progressive interconnessioni tra i popoli, tra le diverse culture del pianeta, il pensiero e la storia reale dei tentativi di trasformare il mondo.