Le risorse messe in campo per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) possono essere un’occasione per realizzare politiche di pace e disarmo. È questo l’obiettivo che si propone la Rete italiana pace e disarmo (Ripd) che ha elaborato un documento con dodici progetti come contributo al processo di formazione del programma “Next Generation Italia”, ed ha ultimamente sollecitato il presidente del Consiglio, Mario Draghi, a un incontro di confronto.
Abbiamo seguito con attenzione il lavoro delle commissioni di Camera e Senato e riteniamo che il governo, prima di redigere la stesura finale del Piano da inviare a Bruxelles, debba sentire anche la voce della società civile, e in particolare quella delle associazioni del mondo pacifista, del volontariato, del servizio civile, del lavoro, del disarmo, della nonviolenza, della cooperazione e della cultura che noi rappresentiamo.
Non possiamo accettare che le basi da cui far ripartire il nostro Paese siano anche armate, e che ancora una volta si privilegino gli interessi delle industrie belliche, anziché affrontare con nuovi e più sensati strumenti le sfide epocali che abbiamo di fronte.
Le cose da fare sono tante: investire nel Sistema sanitario pubblico universale, nella scuola, nella messa in sicurezza del nostro territorio, nell’industria e nella produzione pulita, sostenibile, civile e nel lavoro stabile, sicuro e con diritti, nell’economia disarmata, nella cooperazione e nella solidarietà, tanto dentro il nostro Paese quanto esternamente, con partenariati a sostegno dei Paesi e delle popolazioni in difficoltà.
Le linee guida sulle quali la Rete si è mossa, con proposte precise, concrete e realizzabili, sono: superare la visione nazionale per una politica estera che guardi all’Europa come potenza di pace; la riconversione per un’economia disarmata e sostenibile; la difesa civile non armata e nonviolenta; il servizio civile universale; l’educazione alla pace dall’infanzia all’università.
Agire per la ripresa con resilienza è il nuovo patto comune: c’è bisogno di una visione profetica, di un respiro ampio, di una nuova capacità di governo. La nonviolenza politica è lo strumento e il fine che la Rete ha assunto. Per questo riteniamo prioritario orientare il rilancio del nostro Paese ai principi e ai valori della pace, della cooperazione, della solidarietà, al rispetto dei diritti umani per tutti, senza discriminazione alcuna. D’altra parte questo è l’unico modo per essere coerenti con i principi e valori dei Trattati europei e con la nostra Costituzione.
Il confronto politico che ha portato alla crisi e alla formazione del nuovo governo ruota attorno ad un nodo non ancora sciolto: come uscire dall’emergenza e dalle difficoltà economiche, sanitarie, sociali, ecologiche nelle quali il Paese si trova, sapendo che l’Italia è la maggiore beneficiaria dei fondi Ue per complessivi 209 miliardi di euro. La Rete si rivolge dunque al governo, al Parlamento nel suo insieme e alle commissioni di Camera e Senato che devono esprimere un parere, alle forze politiche e sociali, e a tutti quei tavoli ai quali si sta discutendo del Pnrr, offrendo il proprio punto di vista e le proprie competenze su questioni decisive che riguardano l’intero corpo sociale e le future generazioni in particolare.
Finora, purtroppo, il confronto tra le forze politiche si è limitato ad alcuni aggiustamenti, seppur importanti, sull’assegnazione delle quote dei fondi messi a disposizione dall’Europa, senza rivedere e rafforzare i contenuti innovativi e di sistema della proposta di Piano. Se è vero, come è vero, che non si può vivere sani in un mondo malato, è assolutamente prioritario avere chiaro l’orizzonte verso il quale guardare: tutelare e valorizzare il comune futuro, significa ripensare completamente l’idea stessa di sviluppo. Non si deve puntare sulla quantità, ma bisogna perseguire la qualità del progetto.
La nostra Rete - e le oltre settanta organizzazioni della società civile che essa rappresenta - sono disponibili e pronte a fare la propria parte per costruire percorsi di pace per il futuro dell’Italia e dell’Europa. Speriamo che questa disponibilità venga colta e valorizzata, riparando all’errore fatto con l’apertura a destinazioni armate dei fondi Pnrr. Un piano di interventi volto a far ripartire l’Italia dopo la terribile prova della pandemia da Covid-19 potrà essere considerato giusto, innovativo ed efficace solo a partire da prospettive di lavoro basate sulla pace.