Il periodo appena trascorso, per gli oltre 545mila tra lavoratrici e lavoratori del comparto Sanità Pubblica, è stato, come noto, durissimo. La pandemia ha messo a dura prova l’intero Sistema sanitario nazionale, e la conseguente emergenza ha prodotto turni massacranti e carichi di lavoro al limite della sopportazione, rivelando fragilità e debolezze strutturali, a cui solo la professionalità e la generosità degli operatori ha potuto far fronte.
Il periodo pandemico ha messo quindi in piena luce il protagonismo dei professionisti sanitari, contrapposto a lacune strutturali e povertà di mezzi economici nel comparto. Queste lavoratrici e lavoratori, lo ribadiamo, hanno impedito il collasso del Sistema sanitario e, in ultima analisi, del Paese intero.
Se da un lato le aspettative rispetto a questa tornata di rinnovo contrattuale erano legittimamente alte, dall’altro, messa presto in soffitta la retorica degli “eroi”, il nuovo contratto collettivo della Sanità si è dovuto misurare con le solite ristrettezze economiche, e con le spinte divisive di altre organizzazioni sindacali legate a singole professioni.
La Funzione pubblica Cgil, forte anche del buon risultato ottenuto nella precedente tornata di elezioni delle Rappresentanze sindacali unitarie, è riuscita dunque a tenere il punto. Abbiamo sottoscritto, dopo una lunga trattativa, un contratto che continua a tenere unito il comparto delle lavoratrici e dei lavoratori della Sanità Pubblica, con benefici economici certi ed esigibili e, nel contempo, innovando in modo radicale il sistema di classificazione del personale.
Per dare qualche elemento di conoscenza concreto, dentro un articolato lungo e complesso, ci limitiamo qui ad evidenziare che gli aumenti salariali si attestano mediamente sopra i 100 euro (differenziato per le professioni sanitarie). E’ inoltre prevista una rivalutazione dei fondi, dai quali discendono ulteriori quote economiche collegate a produttività e progressioni professionali, e vengono inserite ex novo, oppure, laddove previste, incrementate, le indennità specifiche, ovvero le maggiorazioni economiche legate a singole funzioni.
I nuovi limiti nella programmazione del numero delle reperibilità rappresentano un altro tema centrale: la carenza di personale, e la conseguente difficoltà nell’organizzare turni di lavoro strutturali, non potranno così continuare ad essere scaricati sulla buona volontà di chi lavora.
Se, in tutta onestà, dovessimo mettere in elenco le novità contenute nel nuovo contratto collettivo, avremmo bisogno di un numero monografico del nostro giornale. Il cambio di rotta in tema di classificazione del personale ad esempio è di per sé un cambiamento epocale, che insieme agli altri elementi di novità contenuti in questo rinnovo ci restituisce un quadro sfidante anche per chi, come noi e le nostre delegate e delegati, esercita la non semplice funzione della rappresentanza.
Tra i rischi che questo contratto tenta di scongiurare c’è anche la frammentazione e la privatizzazione dei servizi afferenti al mondo sanitario. Quest’ultimo tema rimane di assoluta attualità: infatti soltanto un contratto che tenga insieme professionalità diverse, rappresentando tutte e tutti nell’articolato e complesso mondo della sanità pubblica, può ambire a raccogliere le sfide che abbiamo davanti.
Per questo affermiamo con convinzione che il rinnovo del contratto nazionale rappresenta l’inizio e non la conclusione della nostra battaglia: per difendere la gratuità del Sistema sanitario, il suo universalismo, la percezione stessa della salute come diritto inalienabile di cittadine e cittadini occorre da subito attuare un piano straordinario di assunzioni, insieme ad investimenti economici adeguati ad un paese civile.
La Cgil, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori della Sanità Pubblica, è pronta a raccogliere la sfida: la sottoscrizione del nuovo contratto nazionale di lavoro è il primo, positivo, passo di un lungo percorso teso a difendere e rilanciare un comparto che si è dimostrato essere oggettivamente decisivo per le sorti del nostro Paese, e che coniuga in modo evidente la dignità di chi lavora al diritto alla salute di tutte e tutti.