Siae: non vogliamo affidare 150 milioni di diritti d’autore a un privato - di Maurizio Fontana

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La Società Italiana degli Autori ed Editori è nata il 23 aprile 1882 dall’idea solidaristica di editori, scrittori, musicisti, autori delle arti visive e drammaturghi interessati alla tutela di tutte le forme d’arte, con pari dignità a prescindere dalla loro natura e diffusione. Le attività della Siae, oggi definitivamente Ente pubblico economico ex L. 2/2008, consistono nella concessione di autorizzazioni e licenze di utilizzo, raccolta e ripartizione dei proventi, controllo con poteri di pubblico ufficiale, promozione della cultura, rappresentanza di repertori stranieri ed attività in convenzione con l'Agenzia delle Entrate.

A differenza delle consorelle estere e delle società di collecting puramente private oggi potenzialmente operative sul territorio nazionale, Siae assume per legge anche compiti di natura non remunerativa, segnatamente la tutela di repertori economicamente “minori” (si pensi alla musica lirica, al teatro d’avanguardia, al moderno jazz o alla musica contemporanea) che non vengono presi in considerazione da altri, per antieconomicità di gestione. La tutela di ogni tipo di repertorio può ovviamente essere effettuata solo in economia di scala, all’interno di un Ente come la Siae senza scopo di lucro in cui i ricavi della gestione dei repertori “maggiori” concorrano al finanziamento dei costi di tutela dei repertori meno remunerativi.

La percezione della Siae quasi di agenzia che impone tributi è dunque del tutto errata: si tratta in realtà dell’unica società che si è assunta l’onere di tutelare e compensare tutti i repertori e tutti gli autori, e perché sempre di compensi del lavoro si tratta, mai di tasse o balzelli. In quanto Ente pubblico, la Siae è vigilata dalla presidenza del Consiglio e dal ministero della Cultura, oltre che dall’Agcom e di recente dalla Corte dei Conti, ma in quanto “economico” non appartiene alla Pubblica amministrazione e i suoi dipendenti, meno di mille in tutta Italia, hanno un contratto di tipo privatistico.

Nel 2012, il complesso di singoli accordi eternamente in proroga ha finalmente raggiunto la forma compiuta di un Contratto collettivo nazionale, soprattutto su impulso di Slc Cgil, e tale contratto viene continuamente integrato, sia pure con grande difficoltà: le relazioni industriali in Siae sono molto complicate e conflittuali, e il pugno di ferro dell’amministrazione è particolarmente evidente dal punto di vista gestionale, disciplinare e del contenzioso del lavoro.

La sfida che impegna attualmente la Siae è quella digitale, cui corrisponde una tutela più complessa da assicurare, ma soprattutto quella dell’armonizzazione di una gestione del diritto d’autore oggi frammentata, con duplicazione di competenze e di oneri sia per gli utilizzatori che per gli autori e gli editori. Come sostiene Slc Cgil quello della tutela e remunerazione di un lavoro vero e proprio (composizione, scrittura, arrangiamento, esecuzione, traduzione, doppiaggio, recitazione) non è e non potrà mai essere un “mercato”: non crediamo che il mito liberista del “mercato che si regola da sé” possa essere applicato ad un diritto stabilito per legge in quantità equa, e non già affidato alla regola del ribasso concorrenziale.

La Siae, che ha base associativa e cariche elettive, vive al momento un delicato passaggio di poteri al vertice ma, soprattutto, si sta tentando un nefasto esperimento di spacchettamento dell’Ente. Contro le stesse previsioni di legge si vuole portare un pezzo intermedio di lavorazione all’esterno, nelle mani di un privato, per di più senza la minima parvenza di gara, pretendendo di identificare un ramo d’azienda inesistente e di svendere decine di dipendenti incolpevoli, che pagano l’ottimo lavoro svolto e risultano perciò appetibili per il privato interessato. Non vi è neppure economicità di gestione nell’operazione, che comporterà un costo maggiore per autori ed utilizzatori.

La verità è che si vuole semplicemente sottrarre alla gestione pubblicistica un volume di compensi da ripartire agli autori pari a circa 150 milioni di euro annui, e questo può bastare a spiegare l’operazione.

Nel 2017 l’idea di Slc Cgil fu quella di proporre la Siae quale Ente pubblico centrale, vigilato, competente, super partes, fuori dalle regole di mercato, in grado di assumere un ruolo centrale di licenza, incasso e vigilanza del diritto d’autore in Italia. Slc Cgil svolge da anni un grande lavoro di tutela e coerenza in Siae e conta oggi la maggioranza assoluta dei lavoratori sindacalizzati e dei tavoli negoziali. Ci si appresta ad affrontare una battaglia cruciale, per vanificare in ogni sede politica e giurisdizionale un tentativo di smembramento che avverrebbe con grave danno dei lavoratori dell’Ente e della loro professionalità indiscussa, ma anche del mondo autorale che dovrebbe finanziare dal prossimo anno l’ennesimo soggetto privato di comodo, con inevitabile l’aggravio di spesa, certamente maggiore di quella rimborsata alla Siae, e per contro con garanzie assai minori e nessuna comprovata terzietà.

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