Frida Nacinovich, Il mondo è servito! Persone e ricette che migrano, edizioni LiberEtà, pagine 152, euro 11.
La nostra Frida Nacinovich, maestra tra l’altro nell’intervistare lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati, ci regala un’altra perla di umanità con il volume “Il mondo è servito! Persone e ricette che migrano”, nato da una proposta del Dipartimento Benessere e Diritti dello Spi nazionale, che si occupa, insieme a tanti altri temi, delle politiche migratorie.
Nel libro Frida raccoglie le storie di undici donne e uomini immigrati in Italia da diversi paesi non comunitari, per trovare migliori condizioni di vita. Fide dalla Nigeria, Shirley dalle Filippine, Nana dalla Georgia, Ibrahim e Dentoura dal Senegal, Delisia dal Gabon, Tarek dall’Egitto, Cesare dal Brasile, Anna Rosa dal Perù, Akan dal Kurdistan iracheno, Kabir dal Bangladesh sono giunti in Italia in tempi diversi e affrontando diverse traversie e difficoltà, a volte tragiche. Tutti e tutte accomunati dal desiderio di trovare una loro strada, di realizzare le loro aspirazioni di vita. Persone come noi, animate dalla volontà di migliorare e migliorarsi, di contribuire alla crescita della propria comunità d’origine, ma anche della nuova comunità che cercano e sperano di trovare qui “da noi”, dove sono approdati con alterne fortune per scelta o “per caso”. Non sempre – come sappiamo e come molti di loro testimoniano – li accogliamo nella maniera dovuta, con l’apertura e la disponibilità che si deve ad ogni persona, tantopiù a chi contribuisce al nostro stesso benessere.
Tra le cose che ognuno di loro è riuscito a portare con sé, ci sono le ricette dei piatti tradizionali gustati in famiglia. Nel volume, insieme alla storia della loro vita, queste ricette sono descritte in dettaglio e corredate da immagini. Si tratta di cibo quotidiano o preparato in occasione delle feste che, a migliaia di chilometri di distanza dalla terra di origine, nell’incontro con la nostra cultura culinaria si trasforma in un simbolo di convivialità, in uno scambio di saperi oltre che di sapori.
Insieme alle vicende dei protagonisti e alla presenza delle ricette, Frida completa il libro con schede sulla storia, l’attualità, l’economia, la politica e sui principali indicatori sociali dei paesi di provenienza delle donne e degli uomini intervistati. Troppo spesso infatti non facciamo alcuno sforzo per conoscere i paesi d’origine dei nostri “nuovi” concittadini, e qualche politico – pur di mantenere chiuse le porte – finge di non conoscere i conflitti o le situazioni di miseria o crisi ambientale che spesso, ma non sempre, spingono donne e uomini a cercare condizioni migliori altrove.
Il libro di Frida ha dunque il pregio di portare una ventata di aria fresca nella narrazione tossica mainstream sulle migrazioni. Non un approccio “buonista” (ovviamente, men che meno, securitario o emergenziale), ma la realtà – narrata dalla viva voce dei protagonisti – di un mondo in cammino, in mobilità, della circolarità e naturalezza delle migrazioni, delle persone, come degli alimenti. Da sempre, nei secoli dei secoli, e ancora oggi!
Come per altre iniziative editoriali dello Spi, in particolare sui temi delle migrazioni, il libro è stato pensato, e abilmente costruito da Frida, anche come un agile e “divertente” strumento di lavoro, che cerca di guardare ai migranti – e alla attività sull’alimentazione e gli stili di vita – in maniera un po’ diversa dal solito. Uno strumento che si presta particolarmente e costruire momenti di incontro con le comunità immigrate, raccontando i propri percorsi di migrazione e costruendo insieme occasioni di convivialità e di scambio di cibi e di sapori, cucinando e mangiando insieme. Cosa che è puntualmente accaduta nelle presentazioni che le strutture dello Spi e non solo stanno organizzando un po’ in tutta Italia: dalla presentazione nazionale al Centro congressi Frentani a quella al quartiere delle Vallette a Torino, dal Festiva Sabir a Matera al Centro sociale di Foligno e al Festival del Cinema della Diaspora Africana a Firenze, quasi sempre concluse con la degustazione di alcune delle ricette riportate nel libro, di altri cibi multietnici.
Il volume è completato dalla presentazione del segretario generale dello Spi, Ivan Pedretti, e della segretaria nazionale Mina Cilloni, dalla prefazione del vicepresidente Slow Food, Silvio Barbero, e dalla postfazione di Silvia Stilli, portavoce dell’Associazione delle Ong Italiane.