L’azione capillare del sindacato contro il caporalato. Nel processo Flai e Cgil parti civili.
Una sentenza storica quella emessa dal Tribunale di Cuneo sul caporalato nel nord-ovest, che dimostra come in ogni angolo del paese, anche in uno dei maggiori distretti ortofrutticoli del nord d’Italia, possono essere presenti forme di sfruttamento e oppressione nei confronti dei lavoratori migranti nei campi e negli allevamenti. Una sentenza di primo grado per nulla scontata, con la condanna sia del caporale sia dei quattro imprenditori.
L’intensa attività svolta dalla procura con intercettazioni e indagini sistematiche ha portato alla raccolta di prove documentate su quanto denunciato alla Flai Cgil da due braccianti coraggiosi, che hanno rotto il muro del silenzio su un sistema illecito di intermediazione gestito da un “caporale” del Burkina Faso, che faceva da tramite tra i lavoratori sfruttati (tutti africani) e due aziende agricole a conduzione familiare. Lavoratori costretti per le loro condizioni di vulnerabilità sociale (bisogno di un salario, e di un rinnovo del permesso di soggiorno) a doppi turni (anche 20 ore al giorno) per sei/sette giorni: di giorno impegnati nei campi nella raccolta della frutta e di notte in un macello di Barge (allevamento di polli e conigli), con paghe molto basse.
Nel processo ci siamo costituiti come parte civile assieme alla Camera del Lavoro di Cuneo, perché abbiamo ritenuto doveroso batterci in ogni ambito per rivendicare e ribadire il ruolo che il lavoro deve avere per realizzare una società più giusta, che dia dignità alle persone che vivono delle loro fatiche.
Da anni siamo presenti in modo capillare nei frutteti, nei luoghi di ritrovo, nelle piazze, con l’obiettivo di contattare e informare i lavoratori “invisibili” sui loro diritti, diventando un punto di riferimento per quei braccianti che vivono situazioni lavorative deregolamentate, precarie, frammentate, parcellizzate e isolate.
Negli anni abbiamo rafforzato la nostra presenza e le nostri azioni in sinergia con gli attori del territorio come le istituzioni e il terzo settore, mettendo assieme saperi ed interventi integrati secondo le peculiarità di ciascuno: dal supporto all’accoglienza abitativa dei lavoratori stagionali, prima con il Pas e poi negli anni di pandemia all’accoglienza diffusa principalmente in undici comuni, alle campagne di informazione e sensibilizzazione dei lavoratori e della società civile, alle attività di mediazione culturale, a tavoli di confronto permanente con i soggetti coinvolti.
Inoltre l’attivazione di uno sportello pubblico di incontro domanda-offerta di lavoro in agricoltura presso il Centro per l’impiego di Saluzzo, attraverso il Protocollo regionale del 13 marzo del 2019 fortemente voluto dalla nostra organizzazione sindacale, dimostra come il collocamento pubblico in agricoltura sia la soluzione di effettivo contrasto al caporalato e allo sfruttamento nel settore agricolo. Siamo coscienti del fatto che abbiamo ancora tanto lavoro da fare. E questa consapevolezza è dimostrata dal numero di lavoratori che arrivano ogni anno da fine maggio ad ottobre da ogni parte del paese per la raccolta stagionale: circa 10-12mila braccianti.
Negli anni continuiamo a riscontrare prevalentemente il fenomeno del lavoro “grigio”, dove le giornate lavorate riconosciute sono molto meno di quelle effettivamente effettuate, con una perdita di salario e di diritti previdenziali, come la disoccupazione, la maternità, la malattia. Uno sfruttamento del lavoro in agricoltura che travalica i confini e attraversa tutte le campagne europee ma che sta iniziando ad essere sempre più centrale nel dibattito pubblico, grazie all’impegno di innumerevoli attivisti e associazioni che da anni combattono questo particolare tipo di sfruttamento.
Purtroppo quest’ultimo contribuisce a creare una concorrenza sleale, che mette in seria difficoltà le aziende virtuose che dimostrano ogni giorno di saper coniugare legalità, qualità ambientale e produttiva. La prevenzione e il contrasto alle forme di irregolarità nei rapporti di lavoro sono una forma di tutela anche nei confronti delle aziende serie.
Lungo le strade del saluzzese, tra non molto, rivedremo moltissimi giovani africani in bicicletta al mattino presto che macinano chilometri, spostandosi da un’azienda all’altra per lavorare nei campi o per cercare un’occupazione. E noi continueremo nel nostro compito di conquistare più diritti e salari dignitosi, oltre a voler essere protagonisti nel lavorare, con soggetti istituzionali e non, nella trasformazione della società e nell’affermazione di nuovi diritti di cittadinanza.