Se va avanti di questo passo, i turisti che hanno ripreso ad affollare piazza del Duomo li considereranno parte integrante del panorama. Sono combattivi i trentasei redattori editoriali di Mondadori-Rizzoli Education, in gran parte donne, che da cinquanta giorni stanno lottando per evitare quello che ai loro occhi non è altro che un licenziamento mascherato. ‘Mondadori ci trasferisce = ci licenzia’, c’è scritto su uno dei cartelli che campeggiano proprio di fronte a palazzo Strozzi Sacrati, quartier generale della Regione Toscana. Hanno ragione, perché l’azienda di punto in bianco li ha messi di fronte a un aut aut: o si trasferiscono nella sede centrale del colosso dell’editoria a Milano, o perdono il posto di lavoro.
“La secca comunicazione dell’azienda ci ha lasciati sgomenti - spiega Giovanna Laccetti - stiamo parlando di redattori e redattrici esperti, persone mature, in prevalenza tra i cinquanta e i sessant’anni, che lavorano nel settore dei libri scolastici, in una città, Firenze, che ha una tradizione gloriosa in questo campo”. A riprova molte di loro avevano iniziato presso case storiche come Le Monnier, Sansoni e La Nuova Italia, marchi prestigiosi acquisiti nel tempo dal gigante Mondadori. “Andare in Lombardia vorrebbe anche dire abbandonare un indotto fatto di collaboratori e collaboratrici impegnati come noi nella preparazione di libri di testo. In aggiunta abbiamo situazioni familiari consolidate, a causa delle quali la maggior parte di noi non potrebbero oggettivamente accettare il trasferimento”. Impossibile dar loro torto.
All’inizio è stata una vertenza in salita, perché Mondadori non voleva sentire ragioni. Ma negli ultimi giorni l’azienda ha quantomeno preso in considerazione forme di lavoro come smart working e coworking, che permetterebbero di salvare capra e cavoli. “La sede di via Lambruschini, attualmente sovradimensionata, forse sarebbe stata chiusa in ogni caso - sottolinea Laccetti - ma il distacco sarebbe stato meno doloroso perché negli ultimi due anni, dall’inizio della pandemia, per noi lo smart working è diventata regola. Ci siamo dovuti attrezzate, adattare, ma alla fine sono arrivati perfino i complimenti ‘sentiti e sinceri’ per come abbiamo fatto andare avanti il settore di nostra competenza”.
Laccetti fa parte della rappresentanza sindacale unitaria, ha in tasca la tessera della Slc Cgil, come la maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori fiorentini di Mondadori e, ricordando l’inizio della vertenza, non nasconde di essere rimasta di sale. “Proprio non ce lo aspettavamo, Mondadori è andata bene nel 2021, darà pure un dividendo agli azionisti. In un anno difficile a causa della pandemia si parla di 22 milioni di euro di cedole per gli azionisti. Incomprensibile, a emergenza ancora in corso, decidere di punto in bianco di chiudere tutto e spedirci a Milano. Proprio non riuscivamo a capacitarci”.
Fra le loro mani esperte sono passati autori del calibro di Salvatore Settis, Tomaso Montanari, Gustavo Zagrebelsky, Lucio Caracciolo, solo per fare qualche nome. Sono redattrici e redattori intellettualmente preparati, con decine e decine di anni di esperienza alle spalle, rinunciarvi sarebbe un controsenso anche per un colosso come Mondadori. “Abbiamo accompagnato ogni fase della trattativa con presidi di protesta, per aiutare la Rsu e i sindacati a sbloccare la vertenza. La trattativa ha messo sul tavolo una serie di proposte che vanno dal prepensionamento dei colleghi più anziani fino agli incentivi all’esodo. Ma nell’ultimo incontro in Regione Toscana, finalmente, si è cominciato a parlare di smart working e coworking. Su quest’ultimo, in particolare, le istituzioni si sono esplicitamente impegnate a dare un contributo concreto. Non vogliamo lasciare indietro nessuno e cercare una soluzione per tutti e 36”.
Alla fine di agosto chiuderà definitivamente la sede di via Lambruschini, c’è quindi ancora tempo per arrivare a una soluzione positiva della vertenza. Su questo fronte c’è da registrare anche l’impegno delle istituzioni - dalla Regione Toscana al Comune di Firenze - a contribuire alla ricerca di una sede alternativa. La Slc Cgil fiorentina ha ribadito in ogni occasione che il lavoro a distanza è possibile, la prova del Covid ne è stata la dimostrazione, e le evoluzioni tecnologiche possono consentire di evitare il trasferimento delle lavoratrici e dei lavoratori a centinaia di chilometri di distanza.
Nel frattempo Mondadori continua nella sua strategia di acquisizione di marchi storici dell’editoria italiana. L’ultima gemma della corona è la De Agostini, comprata per 157 milioni di euro. Cifre importanti, che fanno capire come si possa, alla fine, arrivare ad una soluzione positiva del problema. Anche per rendere l’onore delle armi a una piazza come quella fiorentina, che nel secolo scorso è stata la capitale del libro scolastico. Non per caso uno dei cartelli esposti all’ultimo presidio dai manifestanti recitava: ‘Dietro il libro? Non c’è più Firenze”.