Qualcuno si ricorderà la posizione del governo Berlusconi con Lunardi ministro per le infrastrutture: la burocrazia rallenterebbe il paese e la tutela del paesaggio rappresenterebbe un fastidioso orpello, a fronte della crescita che miliardi di opere pubbliche in infrastrutture garantirebbero. Via vincoli e divieti, in nome ovviamente del mito a perdere dello sviluppo.
La Toscana corre il rischio di avviarsi per quella strada, a fronte di una proposta di legge regionale presentata da alcuni consiglieri del Pd che abrogherebbe di fatto, per le opere finanziate col Pnrr e ritenute strategiche dai sindaci dei Comuni interessati, l’attuale normativa in materia di governo del territorio.
Due punti stonano particolarmente: ritenere che le scelte regionali di programmazione urbanistica e territoriale siano la sommatoria sconclusionata delle singole scelte di livello comunale, e non battersi per dotare il sistema delle autonomie locali del personale necessario per progettare e controllare i lavori pubblici e le scelte urbanistiche. Tutto aggravato dal considerare la partecipazione democratica un fastidioso e inutile orpello dei processi decisionali.
In realtà, fare le opere collegate al Pnrr nella pianificazione regionale si può. Anche senza superare l’attuale legge Marson, nel rispetto dell’ambiente e delle norme già esistenti. Come? Ecco la proposta dei sindacati confederali regionali: due modifiche alla proposta di legge presentata, che vedono il sì alle valutazioni ambientali considerate come un fattore qualificante della qualità dei progetti, e l’uso della già prevista “variante semplificata”.
L’intervento di Cgil Cisl e Uil prende posizione nel dibattito molto animato che ha investito la proposta di legge regionale 92/2021, avanzata da alcuni consiglieri regionali del Pd, proposta che, secondo varie associazioni dell’ambientalismo, rischia di sottrarre i progetti Pnrr della Toscana alle procedure di verifiche ambientali e ai vincoli del piano Marson in vigore, in ossequio alla velocizzazione richiesta dallo stesso Pnrr.
È possibile usare i fondi del Pnrr presto e bene con l’attuale legge Marson, nel rispetto delle tutele ambientali”, sostengono invece i tre sindacati. Nello specifico, la prima delle modifiche richieste da Cgil Cisl Uil è quella di sopprimere l’articolo 2 della proposta di legge 92/2021, in modo da recepire le osservazioni degli uffici legislativi regionali, per non incorrere in contenziosi sui profili di costituzionalità. L’articolo 2 prevederebbe di non sottoporre le opere del Pnrr al sistema delle valutazioni ambientali: per i sindacati “ciò non è competenza della Regione e potrebbero aprirsi dei contenziosi giuridici in grado di bloccare le opere”.
La seconda modifica proposta riguarda il comma 1 dell’articolo 1: Cgil Cisl Uil vogliono che la Regione indichi chiaramente quali siano le opere da realizzare coi fondi Pnrr, e per queste si propone di usare lo strumento della variante semplificata, già previsto dalla legge Marson. “Una politica di governo del territorio efficace e moderna non è la sommatoria delle scelte non coordinate che vengono effettuate a livello di singolo Comune – spiegano Maurizio Brotini, segretario Cgil Toscana, Roberto Pistonina, segretario Cisl Toscana, e Triestina Maiolo, segretaria Uil Toscana – così come i ritardi che vengono imputati alla richiesta delle valutazioni ambientali sono attribuibili alla non adeguata qualità dei progetti e alla mancanza nel sistema delle autonomie locali di un numero adeguato di addetti con specifiche qualifiche professionali: in tal senso ribadiamo la necessità che la Regione istituisca una cabina di regia tecnico-operativa da mettere a disposizione degli uffici comunali”.
Brotini, Pistonina e Maiolo concludono: “Gli stessi procedimenti strutturati di partecipazione popolare sono un valore e non un intralcio. Le norme sul governo del territorio e del paesaggio della Regione Toscana sono le più avanzate a livello nazionale, e contengono tutte le previsioni necessarie a fronte di opportunità come quelle derivanti dalle risorse del Pnrr. Risorse finalizzate al miglioramento della qualità ambientale e sociale, dove è espressamente previsto che tali interventi non debbano arrecare alcun pregiudizio negativo alla qualità ambientale, prima fra tutte il consumo di suolo zero”.
La presa di posizione del sindacato confederale rafforza le critiche già espresse da tutte le forze dell’ambientalismo toscano, da Italia Nostra a Legambiente passando per i Fff. Una unità di intenti e di azione che prova a sostanziare quanto deciso nazionalmente sulla costruzione di posizioni condivise con l’associazionismo ambientale, e sul protagonismo della partecipazione civica. Un piccolo tassello per una organizzazione che renda sempre più aderenti parole e fatti, scelte nazionali e coerenze territoriali.