Angelo Mastrandrea, “L’ultimo miglio”, Manni, pagine169, euro 14.
Vengono i brividi nel leggere le inchieste contenute nel recente libro di Angelo Mastrandrea “L’ultimo miglio”, dedicato al mondo della logistica e dell’e-commerce in Italia, tanto che l’economista marxista Joseph Halevi ha parlato di ritorno ad un “Medioevo capitalista”. I cinque capitoli del libro disvelano quali siano le brutali condizioni di lavoro e di vita di coloro che permettono l’indispensabile movimentazione di merci, non solo ai colossi del settore.
Il viaggio di Mastrandrea non poteva che iniziare con Amazon, la multinazionale che, dalla fine del 2010, ha aperto in Italia 27 magazzini, arrivando ad occupare 9.500 dipendenti, mentre ne annovera 560mila in tutto il mondo. In particolare sono stati posti sotto osservazione il magazzino di Passo Corese, nell’alto Lazio, che nei maggiori picchi di ordinazione sfiora i 3mila occupati, e quello di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza.
Fin da subito il turn over si è configurato come fisiologicamente elevato in questa “catena di montaggio del nuovo millennio”, poiché se la soddisfazione del cliente è al primo posto, i lavoratori e le lavoratrici sono spremuti come limoni, per via di ritmi e orari di lavoro insostenibili, al punto che l’andare in bagno più volte urta con gli imperativi degli algoritmi.
Al contempo, a differenza di Castel San Giovanni, ove la contrattazione sindacale ha fatto registrare significativi passi in avanti, anche per regolamentare le anomalie registrate dall’Ispettorato del Lavoro, a Passo Corese sono emerse notevoli difficoltà nell’organizzare i lavoratori e le lavoratrici, dato che Amazon non contempla il sindacato nel suo orizzonte.
La seconda tappa ha puntato i riflettori sulla Città del Libro a Stradella, descrivendo le condizioni di lavoro semi-schiavistiche tipiche di un capitalismo autoritario, in un paradigma che esalta la diseguaglianza. Qui si riforniscono i principali distributori librari italiani, Messaggerie e Rcs, con una movimentazione annua di 90 milioni di libri.
Nel 2017, in seguito alle denunce della Camera del Lavoro di Pavia, le visite di finanzieri e poi degli ispettori del lavoro hanno accertato che, nel girone dantesco dello sfruttamento della forza lavoro, con turni di dodici ore, un’agenzia interinale lodigiana, appoggiandosi ad una romena, proponeva contratti a termine solo in parte pagati in euro, il restante in leu. Trecento i lavoratori e le lavoratrici coinvolti nel sistema del continuo cambio delle cooperative, sui 1.400 dipendenti dello stabilimento, gestito dal consorzio Premium Net (10mila dipendenti) per conto della multinazionale olandese-americana Ceva Logistics Italia.
Presidente del consorzio Giancarlo Bolondi, imprenditore milanese con residenza nel Canton Ticino, che al termine del processo, oltre al sequestro di 120 beni mobili e immobili e di 17 milioni di euro, è stato condannato dal tribunale di Pavia a un anno e sei mesi per associazione a delinquere per truffe fiscali, mentre otto suoi collaboratori hanno patteggiato la pena per sfruttamento dei lavoratori in un organico sistema di caporalato.
Nel 2020 si è finalmente tornati all’applicazione del ccnl dell’editoria, eliminando i turni di 12 ore, per cui Vincenzo Agrillo, un lavoratore napoletano che non ha chinato la testa, ha potuto orgogliosamente affermare: “Ora possiamo pure permetterci di scioperare liberamente”.
Quindi Mastrandrea è sceso al sud, prima a Napoli e poi alla Geotrans di Catania, dove ventuno coraggiosi lavoratori e lavoratrici, costituendo una cooperativa sostenuta da Banca Etica, Cgil, Libera e dall’Agenzia nazionale per i beni confiscati, hanno sconfitto i ricatti della famiglia di Vincenzo Ercolano e il detto “senza la mafia non si lavora”. Ora, come recita il logo della cooperativa, “La legalità viaggia con le aziende confiscate”, pur se il 60% della logistica agro-alimentare è ancora controllato dalle mafie.
Napoli è stata l’occasione per fare conoscenza con la “Casa del rider”, un luogo di tutele ideato da Antonio Prisco, sindacalista di Nidil Cgil, morto prematuramente a 37 anni lo scorso 30 aprile. Sono oltre 2.500 le persone che, avendo perso il lavoro dopo il Covid-19, si sono reinventate come ciclo-fattorini al servizio delle piattaforme digitali e degli ordini di un algoritmo, cambiando solo la forma ad un lavoro che vanta un’antica tradizione in questa città.
Infine, l’ultimo denso capitolo è dedicato al porto di Salerno, la vera fabbrica della provincia, dove nel 2020 la procura della Repubblica ha smantellato un oliato sistema di corruzione, e dove con la fine dell’anno è esploso, grazie alle proteste dell’associazione Tunisie Verte, lo scandalo dei 212 container di rifiuti non riciclabili bloccati in Tunisia. Sulle tracce delle connessioni generate dalla “mafia dei rifiuti”, nell’assenza di qualsiasi controllo pubblico, Mastrandrea ritorna sulle tristi vicende delle “navi dei veleni”, contraddistinte da quella striscia di morti impunite, a partire da quelle di Ilaria Alpi e Mauro Rostagno, che hanno tragicamente insanguinato il mar Mediterraneo.