Il Marocco spia e cita a processo giornalista de l’Humanitè - di Lorenzo Battisti

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Il governo francese supino a due alleati strategici: Israele – e il suo software di spionaggio Pegasus – e la monarchia marocchina. 

Una giornalista, una donna, che indaga sulle malefatte di un governo di un paese musulmano vicino all’Occidente. Rivolte nel paese, represse dalla monarchia che lo governa. Articoli di denuncia. La giornalista si trova prima intercettata e il suo giornale sotto processo. Questo breve riassunto potrebbe essere la succinta base per un romanzo di spionaggio. Invece è veramente successo, in Francia.

La giornalista è Rosa Moussaoui e lavora per l’Humanité, il giornale del Partito Comunista francese. Da anni indaga e denuncia le pratiche adottate dallo Stato marocchino contro il suo popolo, in particolare contro le rivolte che negli ultimi dieci anni sono esplose nel paese. Insomma, fa il suo mestiere e lo fa scegliendo da che parte stare, a sinistra. Rosa ha scoperto qualche mese fa che il suo numero di telefono era spiato dal governo marocchino, tramite un software di spionaggio israeliano chiamato Pegasus, dalla metà del 2019. Rosa non è sola: insieme a lei ci sono giornalisti di Le Monde, del sito di informazione Mediapart e della radio pubblica francese Radio France. Il Marocco è andato anche oltre: ha spiato anche il numero del Presidente della Repubblica, Macron.

E’ qui che la realtà si allontana dal lieto fine di un romanzo: il Marocco ha infatti deciso di denunciare al Tribunale di Parigi il giornale l’Humanité e la giornalista Moussaoui per diffamazione. La sproporzione dei mezzi è evidente: da una parte uno Stato con servizi di sicurezza e risorse enormi, dall’altro un giornale appena uscito da una fase di riassestamento economico e una semplice giornalista. Questo è un atto di forza che mira a intimidire la stampa straniera. Il messaggio è chiaro: tu pubblichi articoli che non mi piacciono e io ti spio; e se necessario ti porto in lunghe cause giuridiche. Tutto questo ha anche valenza interna: il Marocco mostra di non temere di sfidare la ex potenza coloniale. E al contempo, se può colpire giornalisti stranieri, può farlo a maggiore ragione con gli oppositori interni.

Proprio qui sta uno degli aspetti inquietanti della vicenda. Il Marocco ha avuto accesso a tutte le comunicazioni di Rosa Moussaoui e degli altri giornalisti: ha ascoltato le telefonate con i testimoni, ha letto le mail che si sono scambiati, ha geolocalizzato gli spostamenti; significa conoscere e poter colpire i cittadini marocchini che non sostengono il governo. Ma significa anche avere ascoltato le comunicazioni con la redazione, che riguardino il Marocco o meno. O avere accesso alla vita privata della giornalista (foto, video, messaggi, spostamenti, contatti della vita privata) che possono tornare utili per diffamare l’autrice di articoli scomodi.

Il 25 ottobre, il giorno prima dell’udienza in tribunale, c’è stata una partecipata serata a sostegno dell’Humanité alla sede dei sindacati a Parigi. Tra i sostenitori della serata è intervenuto il segretario della Snj Cgt, il sindacato dei giornalisti, giustamente preoccupato per la situazione e per la scarsa reazione del governo francese.

A fronte di una violazione così profonda (tanto da toccare il Presidente della Repubblica), l’unica cosa fatta dalla Francia è stata chiedere alla società israeliana di escludere i numeri francesi da quelli sottoposti ad ascolti. Una reazione minimale che va spiegata.

La ragione è che lo scandalo colpisce due pilastri delle alleanze internazionali francesi. Uno di questi è Israele, che ha costruito il software e che l’ha venduto al Marocco (e chissà a quanti altri). Si può pensare che una società come la Nso e un software come questo siano sconosciuti ai servizi segreti israeliani? Si può ipotizzare che, come il Marocco ha usato Pegasus per colpire giornalisti e oppositori scomodi, così faccia Israele sulla questione palestinese? Queste domande però la Francia non può porle, pena mettere in discussione le relazioni franco israeliane.

L’altro pilastro è il Marocco, con cui la Francia ha forti collaborazioni nel contrasto dell’estremismo islamico. La collaborazione tra Francia e Marocco su questo terreno (in un paese come la Francia che ha cinque milioni di musulmani sul suo territorio), oltre che sul controllo migratorio, permettono al Marocco di prendersi certe libertà senza dover aspettarsi delle conseguenze.

 

Certo tutto questo non fermerà i giornalisti dalla Cgt dal sostenere Rosa e gli altri giornalisti sotto processo e dal chiedere coerenza alla Francia con i suoi principi repubblicani e protezione per chi, come questi giornalisti, li fa vivere ogni giorno.

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