Non ci sarebbe niente da aggiungere alla bella e ineccepibile lettera a Draghi di Stefania Bonaldi, sindaca di Crema. Se non ché, sui media come sui social, è continuata da parte di tanta “sinistra” e di molti progressisti la falsa consolazione della “fake news” in cui sarebbe incorsa anche la sindaca. Per costoro, il voto del rappresentante italiano nel Consiglio per i diritti umani dell’Onu contro la risoluzione presentata dal Movimento dei Non allineati non riguarderebbe Cuba – per il fatto che, come ogni altro Paese coinvolto, non è nemmeno citata. Ci si richiama poi al voto che storicamente l’Italia dà, in sede di Assemblea generale Onu, a favore della risoluzione presentata dal governo cubano contro l’embargo Usa.
Vediamo i fatti, allora. Il 23 marzo, il Consiglio dei diritti umani– composto da 47 Stati, a rotazione ogni tre anni: 13 seggi all’Africa, 13 all’Asia, 6 all’Europa dell’Est, 8 seggi all’America Latina e Centrale, 7 tra Europa occidentale, America del Nord e Oceania - ha approvato, con 30 voti a favore, 15 contro e 2 astenuti, una risoluzione riguardante “l’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani” presentata dall’Azerbaigian, insieme a Cina e Territori Palestinesi.
L’Italia è uno dei 15 Paesi che ha votato contro il documento, insieme ad Austria, Brasile, Bulgaria, Corea del Sud, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Isole Marshall, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca e Ucraina. La risoluzione decreta che le misure coercitive unilaterali – quelle decise dai singoli Stati e non da organismi Onu - sono contrarie al diritto internazionale, al diritto internazionale umanitario, alla Carta delle Nazioni Unite e alle norme e ai principi che regolano le relazioni pacifiche tra gli Stati, oltre ad essere in totale disaccordo con la natura extraterritoriale di tali misure che minacciano la sovranità degli Stati. Inoltre la risoluzione invita gli Stati membri e gli organismi competenti delle Nazioni Unite ad adottare misure concrete per mitigare l’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sull’assistenza umanitaria.
Tra le considerazioni, il Consiglio per i diritti umani ha espresso la sua profonda preoccupazione per il fatto che, nonostante le risoluzioni approvate al riguardo dallo stesso Consiglio, dall’Assemblea Generale e dalla Commissione per i diritti umani, e in violazione alle disposizioni del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite, “le misure coercitive unilaterali continuano ad essere promulgate, applicate e fatte rispettare, con tutte le conseguenze negative che ne conseguono per le attività sociali e umanitarie e per lo sviluppo economico e sociale dei paesi meno sviluppati e in via di sviluppo”.
La risoluzione chiede al Segretario generale dell’Onu di fornire la necessaria assistenza al relatore speciale e all’Alto Commissario per i diritti umani per svolgere efficacemente i loro mandati, mettendo a disposizione risorse umane e materiali adeguate. Nel rapporto preliminare sulla sua visita in Venezuela all’inizio di febbraio, la relatrice speciale delle Nazioni Unite, Alena Douhan, ha osservato che le misure coercitive unilaterali hanno avuto un impatto devastante sul godimento dei diritti umani da parte del popolo venezuelano, e ha sollecitato la loro immediata sospensione.
I Paesi principalmente colpiti dalle sanzioni unilaterali, prevalentemente da parte degli Usa e dell’Unione europea, sono Cuba, Venezuela, Iran, Siria, Corea del Nord. Non risultano sanzioni unilaterali a grandi campioni democratici e dei diritti come Arabia Saudita, Egitto, Turchia…
Quindi nessun fake: il voto italiano non solo è il massimo dell’ingratitudine nei confronti di Cuba – venutaci in soccorso con le proprie unità mediche internazionaliste all’inizio della pandemia – ma non risponde nemmeno ad alcun interesse nazionale, dato che buona parte dei Paesi unilateralmente sanzionati sono buoni “amici” e significativi partner commerciali del nostro Paese.
Si tratta di un voto di puro schieramento atlantico e di sostanziale subordinazione alla politica estera statunitense – che, come noto, non cambia molto tra presidenze repubblicane e democratiche. Non parliamo nemmeno di rispetto dei diritti umani, viste le continue violazioni italiane ed europee, mascherate dietro la retorica dei nostri “valori fondanti”.
Non cambia lo scenario nel voto del 14 aprile al Senato. Viene approvato un ordine del giorno della senatrice Nugnez che, sulla base di una mozione proposta da Rifondazione comunista un anno fa, chiede al governo di impegnarsi in tutte le sedi internazionali per la rimozione del blocco contro Cuba. Ma, con una maggioranza quasi bulgara, ne viene approvato anche un altro che chiede sanzioni contro i vertici politici di Cuba... La guerra fredda è finita da tempo, ma lo schieramento atlantista - a prescindere - non cambia mai.