Se avesse un senso fare una classifica dei precari, i lavoratori socialmente utili sarebbero la Juventus del campionato di calcio, avrebbero ben pochi rivali. Pagati meno di seicento euro al mese, sono impiegati amministrativi a tutti gli effetti. Ma vivono in un limbo lungo anche venticinque anni: nessun contratto e un assegno erogato dalla Regione, una sorta di sussidio per un rapporto di lavoro che però rapporto di lavoro non è. Così era, se vi pare. Perché finalmente la Sicilia, con il via libera di governo e Parlamento nazionali, ha approvato una legge che consente di stabilizzare i 4571 lavoratori e lavoratrici di questo particolare comparto.
Cinzia Conti Nibali è ricca di entusiasmo e vede il bicchiere mezzo pieno. “Finalmente è stato avviato un percorso che ci porterà alla stabilizzazione - osserva - è stata lunga, troppo lunga, ma ce l’abbiamo fatta”. L’altra faccia della medaglia, il bicchiere mezzo vuoto, è rappresentata dal numero di ore settimanali di impiego previste dall’accordo raggiunto in sede regionale. Sono soltanto 14, davvero poche. “Dovremmo arrivare almeno a 20 ore settimanali, è il minimo per assolvere ai nostri doveri. Lo sappiamo bene, visto che siamo ormai ampiamente rodati nelle attività che svolgiamo”.
Cinzia ha 46 anni, è una mamma felice, nonostante il lunghissimo precariato (ben 23 anni) non ha mai perso né il buon umore né l’amore per la vita. La sua giornata tipo assomiglia a quella di un vulcano in perenne eruzione, fra letture, l’amore per il disegno, per gli animali, l’empatia contagiosa in tutti i rapporti umani che coltiva con passione. “Dal 1998 sono impiegata come Asu (adesso Lpu) - racconta - nella biblioteca comunale di Capo d’Orlando. Di fatto sono stata una lavoratrice in grigio se non in nero per l’amministrazione comunale”.
Un’impiegata pubblica precaria dovrebbe essere una contraddizione in termini, ma per quasi venticinque anni non lo è stata. “Noi lavoratori Asu - che sta per attività socialmente utili - siamo nati per ‘durare’ al massimo una stagione e invece esistiamo da più di vent’anni - sottolinea Conti Nibali - in Sicilia siamo circa cinquemila, non abbiamo possibilità di fare carriera, e nemmeno uno stipendio”. Un piccolo esercito, che è stato via via preso in carico da amministrazioni comunali a corto di personale ‘ufficiale’.
Grazie ai lavoratori di pubblica utilità, i comuni hanno potuto mettere delle toppe nei settori più scoperti, con il vantaggio per le casse dell’amministrazione di turno di non dover sottoscrivere contratti di lavoro. “Gli Asu sono passati da una proroga all’altra - spiega Conti Nibali - senza mai avere la prospettiva di una stabilizzazione e di un vero contratto di lavoro. Come ho fatto a resistere? Vedi, l’orizzonte anche se remoto di poter far parte della pubblica amministrazione è stato un fattore importante. Qui in Sicilia di lavoro ce ne è poco, e soprattutto per una donna non è facile trovarlo. Poi gli anni passano, da ragazza diventi donna, madre di famiglia, ma intanto i soldi a fine mese restano quelli”.
Allo stato attuale il comune di Capo d’Orlando utilizza una sessantina di lavoratori socialmente utili. “Svolgiamo funzioni amministrative di rilevanza fondamentale per l’andamento dell’ente. Facciamo turni lavorativi nel fine settimana e durante i giorni festivi - aggiunge Conti Nibali - turni che il personale Asu dovrebbe ricoprire come ‘supporto’, invece spesso capita che siano coperti ‘solo’ da noi”. Una situazione del genere non è comunque riuscita a demotivare lavoratori e lavoratrici, che nel corso del tempo hanno acquisito variegate competenze, crescendo professionalmente.
La tanto sospirata stabilizzazione era all’ordine del giorno già da qualche stagione, ritardare ancora la soluzione del problema sarebbe stato semplicemente grottesco. Dalle organizzazioni sindacali alle forze politiche, tutti si erano resi conto e avevano denunciato il problema. Conti Nibali parla di una mezza boccata di ossigeno, ci tiene a ringraziare in particolare l’avvocato Mangano, che segue gli Asu da una vita, e gli onorevoli Grasso e Laccoto, che sono stati al loro fianco in commissione bilancio. “A chi è avanti con l’età è stata proposta una sorta di buonuscita, cinque annualità di salario, sia pur rateizzate. Ma per chi come me non ha ancora cinquant’anni, questa non può essere una soluzione. Adesso lottiamo perché le 14 ore settimanali, che sono pochissime, diventino almeno 20. Si può dire che piangiamo con un occhio solo, perché dopo ventitré anni di assegni di sussistenza, il contratto, i contributi e la tredicesima sono novità importanti”.
Adesso c’è solo da aspettare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale, l’Assemblea regionale siciliana ha riaperto dopo la chiusura per Covid. Gli Asu sono all’ultimo chilometro, e vedono il traguardo sempre più vicino. Lo taglieranno, c’è da scommettere, a braccia alzate, dopo una corsa lunghissima ed estenuante.