Dopo otto anni di battaglie legali, è del 16 marzo scorso la prima sentenza sulle cause pendenti in Cassazione che mette la parola fine all’operazione – illegittima e inefficace – che nel 2013 ha portato ad “esternalizzare” alla società di servizi Fruendo Srl, appositamente costituita, un migliaio di lavoratrici e lavoratori della Banca Monte dei Paschi di Siena, operanti su diverse piazze a livello nazionale.
Questa sentenza della Cassazione costituisce il riconoscimento chiaro e definitivo delle ragioni che portarono il Coordinamento Fisac Cgil di Banca Mps a non sottoscrivere l’accordo di cessione di ramo d’azienda, in quanto privo dei presupposti di legittimità e, sotto un profilo più strettamente sindacale, ritenuto - a ragione - l’apripista funzionale all’espulsione di lavoratrici e lavoratori dal settore, insieme al trasferimento di attività prettamente bancarie verso società terze e, nel caso di Fruendo Srl, neppure partecipata dalla Banca Mps.
Un “alleggerimento” di personale e attività da sperimentare in Banca Mps, ma facilmente esportabile in tutto il sistema bancario, fortemente voluto dall’allora neo insediato presidente della banca Alessandro Profumo, insieme alla indimenticata e indimenticabile responsabile delle risorse umane, Ilaria Dalla Riva. Due soggetti che dovrebbero essere chiamati a rispondere del danno cagionato alla Banca Mps in termini di spese legali e consulenze, tempo ed energie sprecate, oltre che di immagine di una banca ancora lontana dal suo risanamento. E del danno incommensurabile cagionato alle lavoratrici e ai lavoratori costretti ad adire le vie legali, dopo una battaglia sindacale giusta ma purtroppo isolata, e ad attendere anni per l’affermazione di un principio di verità ed equità.
Solo un anno fa, e con grave ritardo, la Banca Mps si è risolta a dare provvisoria esecuzione alle sentenze di primo e secondo grado di giudizio relative alla riammissione in servizio di 453 lavoratrici e lavoratori ricorrenti, in attesa della pronuncia definitiva e senza perciò rinunciare al ricorso in Cassazione. La Banca Mps, asserendo che lo svolgimento diretto delle attività svolte da questi lavoratori non era più previsto dal suo assetto organizzativo, li ha riammessi in servizio e contestualmente distaccati in via temporanea presso la stessa Fruendo Srl. Una vera beffa, dal retrogusto amaro.
Ora la vicenda processuale è chiarita e delineata con nettezza. Ci spenderemo perché le lavoratrici e i lavoratori tornati a tutti gli effetti alle dipendenze della Banca Mps possano presto cessare questo distacco che produce nuova sofferenza. Va chiuso un capitolo che, pur doloroso, ha fatto scuola: la sentenza contribuisce a frenare gli entusiasmi di chi, per parte datoriale, ricercava nella estromissione dei dipendenti e delle lavorazioni la ricetta per risanare il settore.
La morale di questa annosa vicenda è che non si risolvono le crisi aziendali e non si risanano i conti mettendo in discussione i diritti di chi lavora. L’unica strada percorribile passa attraverso il coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori e dei loro rappresentanti sindacali. Sempre. l