“Due decenni di prove empiriche hanno dimostrato solidamente che i diritti di proprietà intellettuale nel settore farmaceutico rappresentano un ostacolo significativo all’accesso equo e sostenibile a prodotti sanitari salvavita, a causa dell’impatto che determinano sul prezzo e sulla disponibilità di medicinali e vaccini, diagnostica e altri strumenti medici. La storia rischia di ripetersi ora con gli strumenti biomedici e sanitari Covid-19 di cui il mondo ha enormemente bisogno. La proprietà dei brevetti sulle piattaforme dei vaccini e le restrizioni sulle nuove tecnologie come i vaccini a mRNA e gli anticorpi monoclonali stanno già limitando la produzione e la flessibilità dei prezzi, a fronte di 93 miliardi di dollari di investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel 2020. Di fronte a una situazione globale di circa 110 milioni di casi confermati e un bilancio di oltre 2,4 milioni di decessi (…), i leader del G20 hanno l’obbligo morale e politico di prendere ogni misura che può porre fine a questa pandemia”.
Con questo solido incipit la società civile dei Paesi del G20 riunita nel meccanismo di facilitazione C20, su impulso delle organizzazioni italiane, Paese ospitante, insieme alle organizzazioni sindacali riunite nel L20, ha presentato ai governi del G20 la richiesta di sostenere la proposta di India e Sudafrica all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) di consentire una deroga (waive) alla protezione brevettuale di vaccini, farmaci e dispositivi medici che servono per contrastare la pandemia.
E’ una battaglia antica quella per l’Intellectual Property Rights’ Waiver, lanciata in seno alla Wto per il contrasto all’Aids, concesso nel 2006 ai Paesi più poveri per periodi limitati e soggetti a revisione, e con un meccanismo di concessione delle licenze obbligatorie così difficile da applicare da renderlo inutilizzabile. Al dilagare della pandemia da Covid-19, la richiesta è stata ripresentata quasi un anno fa dalla società civile di tutto il mondo - tra cui in Italia l’associazione Fairwatch e la campagna Stop Ttip, insieme alle reti sindacali globali e le Unions americane - di rivedere gli accordi commerciali in essere per concentrarsi nel salvare le vite delle persone (https://stop-ttip-italia.net/2020/04/20/stop-ai-negoziati-commerciali-concentratevi-sulle-vite-delle-persone/).
Questa proposta è stata assunta dai governi del Sudafrica e dell’India, che l’hanno presentata al Comitato Wto che si occupa dell’accordo Trips (Agreement on Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights). Unione europea, Stati Uniti, Giappone e Canada hanno fatto da subito un’opposizione netta e senza spiragli. Nemmeno quando lo stesso papa Francesco ha chiesto che “la legge dei brevetti non sia sopra quella dell’amore” si è registrato alcun cedimento alla posizione atlantica. Anzi: l’Ue, nel Consiglio Trips del 23 febbraio scorso, ha sostenuto contro ogni evidenza la bontà della attuale soluzione di mercato, che ha consentito ai Paesi che se le potevano permettere trattative separate e riservate a spese dei propri contribuenti con le diverse società farmaceutiche, senza alcuna trasparenza e corrispondenza tra costi di produzione, di vendita, e effettiva consegna delle dosi.
I Paesi più poveri, ancor più provati dagli effetti economici e sociali della pandemia, secondo l’Ue devono affidarsi a Covax, la piattaforma finanziata da Oms, Commissione europea e privati, che avrebbe dovuto accelerare la distribuzione dei vaccini negoziando collettivamente con 170 aziende prezzi e dosi, a vantaggio soprattutto dei Paesi più poveri.
In realtà, per ritardi, mancanza di fondi e resistenze delle aziende, sarà un miracolo se si arriverà entro fine anno a una copertura vaccinale del 27% della popolazione nei 92 Paesi più poveri che partecipano all’iniziativa. Il neo premier Mario Draghi, per di più, avrebbe stoppato, nel recente Consiglio europeo, l’invio di 13 milioni di vaccini all’Africa, proposta avanzata dalla Commissione Ue in ambito Covax, con l’avallo di Merkel e Macron. In linea con Draghi la nuova direttrice generale della Wto, la nigeriana Ngozi Okonjo-Oweala che ha sposato la proposta avanzata dalle Camere di commercio statunitensi di bloccare la richiesta di deroga e continuare le trattative con Big Pharma, rinviando indietro la decisione finale dal Consiglio generale Wto dell’ 1 e 2 marzo, chiuso con un sostanziale nulla di fatto nel merito, al prossimo Consiglio Trips perché continui a approfondire.
Il C20 dovrà provare a scavalcare questa cortina di ferro pro business, forte della importante alleanza con le organizzazioni sindacali del L20: “Non possiamo ripetere gli errori commessi nel picco dell’Aids, che hanno portato a 7,6 milioni di morti prevenibili nella sola Africa sub-sahariana, a causa dei prezzi elevati e delle norme restrittive sulla proprietà intellettuale e continua a limitare la risposta all’Hiv nei paesi che ne hanno più bisogno”, chiedono insieme le oltre 400 organizzazioni. Non dobbiamo permettere che vengano ignorate.