Ascoltando Liliana Segre si torna ragazzini delle medie inferiori, stimolati a crescere da insegnanti intelligenti e sensibili con la scoperta del Primo Levi de “La Tregua”, narratore e testimone della vita e della speranza riconquistata dopo l’apocalisse di Auschwitz. Nella sua ultima lezione pubblica, questa incredibile novantenne con tatuato sul braccio il numero 75.190, anche lei “viva per caso” come Levi, ha donato una testimonianza che non ha prezzo, come non ha prezzo ogni singola esistenza. “Scegliete sempre la vita, che è straordinaria”, ha ricordato la senatrice a vita portando a termine la sua opera di pedagogia civile fra gli studenti.
A Rondine, piccolo borgo aretino sede della Cittadella della Pace, dove giovani provenienti dai territori di guerra vengono educati al rispetto delle differenze, Liliana Segre ha unito storia e memoria inaugurando “L’Arena di Janine”, dedicata alla sua amica francese che nel campo di sterminio nazista morì. E lo ha fatto con la consapevolezza che anche oggi l’orrore può ripresentarsi: “Ho incontrato alcuni uomini che avevano la sicurezza di essere di una razza superiore. Ma non erano umani. Lo abbiamo visto anche di recente, branchi di uomini che in gruppo si lanciano contro uno solo, perché diverso”. Un chiaro riferimento all’omicidio del giovane Willy. Poi un altro passaggio che dal passato porta al presente: “Io sono stata una clandestina, una richiedente asilo, e so cosa vuol dire essere respinti. Aver passato una montagna d’inverno, essere arrivati in Svizzera, Paese della libertà, e poi incontrare un ufficiale che non credeva nella nostra sofferenza e ci rimandò indietro, ridendo di noi. Fu un respingimento di un uomo che obbediva agli ordini e che ci umiliò. Un momento terribile”.
Grazie al servizio radiotelevisivo pubblico, che ha reso disponibile la lezione su Raiplay per i giorni a venire, le parole di Liliana Segre resteranno forti e chiare. Un’ottima notizia.