Carla Nespolo ci ha lasciati, un male incurabile ha vinto la sua tenace fibra.
Professoressa di filosofia e di storia, amministratrice locale, parlamentare comunista per più legislature, con lei è scomparsa la prima donna che ha assunto la massima responsabilità di direzione dell’Anpi, così come è stata la prima presidente che, per ragioni di età, non ha potuto prendere parte alla Resistenza.
Persona dotata di una straordinaria energia, intessuta di combattività e di passione, è sempre stata in prima linea battendosi con determinazione contro la deriva delle parole di odio, contro ogni tipo di violenza, contro le crescenti manifestazioni di razzismo che si manifestano nelle nostre società. Contro il populismo montante, alimentato dallo scontento causato dalla crisi economica provocato dal neo-liberismo egemone nell’ultimo trentennio, verso il quale i progressisti seguitano a tardare nel mettere in campo adeguate risposte. Si è battuta contro i rigurgiti in Italia e in Europa di tante iniziative promosse dalle formazioni di estrema destra che guardano con nostalgia al fascismo e al nazismo, tentando di far girare all’indietro la ruota della storia, e ha conseguentemente operato per un rilancio e una riorganizzazione delle forze dell’antifascismo sul piano continentale.
Carla ha operato con tenacia e con passione per rafforzare lo schieramento antifascista, per renderlo più ampio e più forte, nell’impegno proteso ad una applicazione piena della nostra Costituzione, cosciente che tante speranze di coloro che hanno pagato prezzi altissimi per la conclusione vittoriosa della Resistenza non si sono attuate.
Poco dopo la sua elezione a presidente dell’Anpi, ha saputo favorire l’aggregarsi attorno al manifesto “Mai più fascismi, mai più razzismi” di 23 associazioni politiche, sindacali e culturali, che hanno dapprima organizzato la grande manifestazione nazionale del 24 febbraio 2018, dopo la drammatica sparatoria contro i migranti avvenuta a Macerata in quell’anno, e successivamente hanno promosso iniziative importanti per la pace, per la convivenza civile, per la libertà delle persone, per lo sviluppo della democrazia, della partecipazione e della giustizia sociale.
Ha sempre curato il rapporto con i sindacati e con le forze del lavoro, condividendone valori e aspirazioni. Ha saputo costruire in modo empatico un rinnovato rapporto con le giovani generazioni, alle quali l’Anpi ha sempre guardato con speranza e con fiducia. Nello scorso autunno i ragazzi e le ragazze delle “sardine” l’hanno voluta sul palco per pronunciare il primo intervento, nella loro manifestazione nazionale che si è tenuta a Roma.
Nel suo impegno costante per l’attivazione della memoria ha sempre sottolineato i tanti contributi offerti alla Resistenza in forme e modalità variegate da parte di numerosi settori della società italiana, non solo da parte dei partigiani in armi. Ha sottolineato in ogni occasione che gli si è presentata il grande ruolo - spesso ignorato dagli storici - che le donne hanno avuto nella Resistenza, che senza il loro contributo non sarebbe stata possibile nelle forme nelle quali si è sviluppata. Ed ha operato per contrastare sia l’ignoranza che la manipolazione della nostra storia, che a volte tende a degenerare nella denigrazione della stagione resistenziale.
Ha infine diretto dal suo letto in ospedale la campagna elettorale condotta dall’Anpi, come da tante forze progressiste, nel recente referendum sul taglio del numero dei parlamentari, ribadendo con vigore la centralità del Parlamento, i percorsi partecipativi, la necessità di avere equilibrate rappresentanze parlamentari per ogni territorio così come per la definizione dei contrappesi necessari per completare i processi di riforma costituzionale, ai quali è stata messa maldestramente mano.
Carla Nespolo ha continuato fino ai suoi ultimi giorni a guidare nell’Anpi quel passaggio generazionale tra i partigiani e gli antifascisti più giovani che si è avviato dopo il 2006, e che ha assunto una inaspettata intensità. Un passaggio che dovremo proseguire con rinnovato impegno, anche nella memoria della sua figura e della sua opera. È stata una bella persona; ci mancherà molto.
Lascia un vuoto non facile da colmare, lascia tante battaglie politiche e culturali da portare avanti, lascia un esempio di militanza e di passione che ci incoraggiano a raccogliere la staffetta, proseguendo a fare la nostra parte.