#iorestolibero, per la festa della Liberazione una piazza virtuale.
Il 25 Aprile è il giorno in cui il Comitato di Liberazione Nazionale ha proclamato lo sciopero generale insurrezionale e l’Italia è rinata e ha riconquistato la sua libertà e il suo onore. Con la conclusione vittoriosa della lotta di Liberazione, condotta dal Cln con un forte carattere unitario, è stata definitivamente sconfitta l’oppressione nazi-fascista sui nostri territori.
Il 25 Aprile rappresenta la data fondativa della nostra democrazia e le forze antifasciste, unitamente con le istituzioni, sono come sempre da quel giorno in prima fila per celebrare adeguatamente questa ricorrenza. Le radici della nostra Costituzione affondano nella Resistenza, e per questo è necessario alimentare la memoria attiva e tenere aperto il ponte con le nuove generazioni. Questo è il modo migliore per onorare e ringraziare i partigiani e le partigiane per tutto ciò che hanno fatto. Perché costoro in montagna, tra mille difficoltà mentre combattevano contro l’esercito più forte del mondo, sognavano un mondo migliore.
Purtroppo il giuramento dei resistenti di tutta Europa, che venne pronunciato nella primavera del 1945, “mai più guerre, mai più razzismi” e i cardini della Dichiarazione fondamentale dei diritti dell’Uomo che è stata approvata dall’Onu nel dicembre del 1948, che auspicavano di poter risolvere ogni possibile conflitto con gli strumenti della diplomazia e della politica, non hanno avuto riscontro reale in un mondo che ha continuato a vedere lo scatenarsi di sanguinose guerre e il diffondersi di razzismi, di xenofobie, di violenze e di intolleranze.
Le cronache e gli avvenimenti di questi giorni ci impongono di abbandonare l’idea che il 25 Aprile, che ricorda quest’anno il 75° anniversario della Liberazione, sia celebrabile secondo le modalità consuete. Gli strumenti obbligati per riproporlo diverranno fondamentalmente i social, le televisioni e la stampa. Il tema da affrontare, insieme alla memoria di quanto accadde allora, non potrà che essere quello della “festa della ripartenza” dalla angosciante situazione provocata dall’epidemia che ha colpito il paese. Della ripartenza di un popolo che resta e resterà unito attorno alle radici della democrazia e della convivenza civile: antifascismo, Resistenza, Costituzione.
Andrà riproposta la coralità di una tradizione di lotta per i fondamentali diritti civili e democratici con una ispirazione robusta che si esprimerà con gesti pubblici che non potranno che essere poco più che simbolici per la drammatica situazione che stiamo vivendo. Una coralità che si esprimerà con un evento più strettamente popolare teso a coinvolgere tutta la cittadinanza, in un’ora precisa della giornata, con la messa in atto di un grande flash mob che si concretizzerà con l’esposizione di bandiere ai balconi delle case e con il canto corale di “Bella Ciao”.
Andrà attivato tutto ciò che potrà permettere al 25 Aprile di non passare sotto silenzio ma che gli consentirà di avere uno sviluppo nazionale adeguato per questa ricorrenza che lo renda capace di parlare all’Italia. Oggi essere partigiani significa prima di tutto tenere sempre ferma la barra della Costituzione e della sua piena applicazione. Vuol dire stare dalla parte del lavoro e della pace in Italia e nel mondo intero.
Ringraziando vivamente tutti coloro che si prodigano per permetterci di uscire dalla drammatica pandemia che è in corso, a partire dai medici e dal personale ospedaliero per terminare con coloro che operano nei servizi essenziali, siamo coscienti che si potrà uscire dall’attuale complessa situazione sanitaria ed economica con grande fatica, cambiando molti dei parametri che hanno scandito il carattere di fondo delle nostre società e le tante modalità dell’attuale stare insieme.
Il 25 Aprile, il suo sistema di valori, la sua emblematica rappresentanza dell’unità delle forze migliori del paese impegnate anche oggi ad affrontare le situazioni più difficili, non potranno che essere un riferimento importante.
Ricorre anche il 75° anniversario della liberazione dei prigionieri dai campi di sterminio nazisti da parte degli Alleati, come pure ricorre la fine della guerra in Europa. Va colta allora l’occasione per progettare un ruolo e una funzione più avanzati del nostro continente e delle sue istituzioni sovranazionali, che debbono essere in grado di ritrovare la propria solidale unità e la propria capacità di fare avanzare uno sviluppo economico ecologicamente compatibile, e saldamente coniugato con i diritti civili e sociali di tutti i cittadini europei.