Quando questo numero di Sinistra Sindacale sarà in rete, le elezioni europee e amministrative avranno dato i loro risultati (tranne che per i ballottaggi delle comunali), e Rosa Maria Dell’Aria sarà tornata sulla cattedra delle “sue” classi, in un istituto di scuola secondaria a Palermo, dopo due settimane di sospensione. Pena scontata giorno dopo giorno, nonostante le chiacchiere in libertà dei responsabili di questa piccola storia ignobile.
La punizione, con conseguente dimezzamento del salario, ha colpito una professoressa di 63 anni, insegnante di italiano da quaranta, perché non avrebbe “vigilato”» sul lavoro di alcuni suoi studenti di 14 anni. Studenti che, durante la Giornata della Memoria che ogni 27 gennaio ricorda gli indicibili lutti e le inaudite sofferenze provocati dal nazifascismo, avevano presentato un video nel quale accostavano la firma delle leggi razziali del 1938 al recente “decreto sicurezza” del Viminale, guidato da Matteo Salvini.
Lasciando da parte il pornografico racconto dei retroscena della sospensione, vale al contrario dare conto delle 200mila firme raccolte a sostegno dell’insegnante; della forte mobilitazione sindacale, confederale e di base; e, non per ultime, delle parole della diretta interessata: “Il video è il risultato dell’elaborazione dei ragazzi, dopo una lezione sull’Olocausto si era parlato di diritti umani, e nella loro elaborazione hanno fatto l’associazione tra il decreto sicurezza e la lesione dei diritti umani”. Ha spiegato che nel suo lavoro è data facoltà di modificare il libero convincimento “se offensivo, denigratorio od osceno”. Ma non è data facoltà di reprimere le opinioni: “Il mio modus operandi – ha concluso - è cercare che i ragazzi si formino un pensiero libero, critico, che siano attenti ai fatti della realtà, e che imparino a ragionare e a pensare. Che si formino delle opinioni”. In tre righe, l’essenza della scuola.