La forte partecipazione popolare al voto ha fermato la minaccia dell’ascesa al governo dei partiti di destra, e ora chiede politiche di cambiamento sociale.
Lo scorso 28 aprile si sono svolte in Spagna le elezioni generali. Elezioni che sono state il risultato della mancata approvazione del bilancio dello Stato, per ragioni che poco hanno a che fare con i bisogni delle classi popolari e del paese, e rispondono invece a calcoli elettorali. Da una parte dei partiti del polo indipendentista, che hanno bloccato l’azione del governo per non uscire dallo scenario del conflitto; dall’altra dello stesso Partito socialista, che ambiva ad allargare la sua rappresentanza parlamentare per riaffermarsi al governo; infine da parte del tripartito di destra, per sostituirsi al governo socialista e perseguire un arretramento sociale e politico di decenni per la nostra società.
Sono state elezioni segnate, quindi, dalla minaccia di ascesa di un’estrema destra che si presentava come bandiera di una presunta sfida al sistema, quando in realtà ne è la garanzia per l’obiettivo di eliminare i principali diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Una situazione che le lavoratrici e i lavoratori del nostro paese hanno compreso perfettamente, mobilitandosi con una partecipazione al voto senza precedenti per far fronte alla doppia emergenza: minaccia alla dimensione sociale e minaccia alla democrazia. Votando in massa per le opzioni più inclini a politiche sociali e di dialogo che non attaccassero i diritti sociali, nazionali e di cittadinanza.
A parte l’entrata nella Camera dei deputati con 24 eletti di un’organizzazione chiaramente di estrema destra, situazione che non avrebbe mai dovuto prodursi, i risultati sono stati molto diversi dai pronostici di alcuni sondaggi nei giorni precedenti al voto. C’è stata prima di tutto la cristallizzazione di una rottura nel Partito popolare, il partito dove militavano fino a poco tempo fa tutte le famiglie della destra spagnola. Una rottura non casuale, ma in conseguenza del livello di corruzione e di incapacità di risposta ai cambiamenti sociali.
Questa situazione, insieme all’affacciarsi di forze sostenitrici di una rottura con il sistema costituzionale del 1978 (Izquierda Unida e Podemos in particolare), ha spinto i grandi gruppi del potere economico a patrocinare nuovi partiti di destra come Ciudadanos (di ambito neoliberista) e Vox (neofranchista), nel tentativo di rigenerare il sistema con cambiamenti solo apparenti, e privi di qualsiasi efficacia.
Nel mentre le forze di sinistra, che solo una settimana prima del voto sembravano fuori gioco, senza alcuna possibilità di poter formare un governo, hanno invece ottenuto un risultato sufficiente per questo obiettivo. La coalizione Unidas Podemos, nonostante la perdita di voti sulle elezioni precedenti, ha ottenuto risultati quasi doppi rispetto a quelli previsti dai sondaggi. Da parte sua il Psoe ha ottenuto una maggioranza parlamentare molto superiore alla precedente e la maggioranza assoluta al Senato, un risultato chiave per la gestione della questione catalana.
Morale: solo con la mobilitazione dei lavoratori è possibile garantire i diritti democratici e di cittadinanza in termini egualitari. E solo la partecipazione di massa della classe operaia ha reso possibile che, nonostante tutti i pronostici, il blocco delle destre non abbia avuto un peso parlamentare sufficiente per andare al governo.
Adesso per affrontare il pericolo delle destre, non evitato definitivamente, c’è bisogno di una rigenerazione delle strutture politiche, e di un impulso democratico che consenta ai cittadini di esercitare veramente la sovranità e che approdi ad un governo delle forze di sinistra in Catalogna come nello Stato spagnolo, obiettivo che i risultati elettorali hanno reso possibile.
E’ un percorso che la seconda tornata elettorale, con le elezioni amministrative del 26 maggio, può aiutare ad approfondire, ponendo al centro delle politiche degli enti locali le necessità e gli interessi delle persone, della maggioranza dei cittadini, in una prospettiva di cambiamento e di progresso.
In conclusione è assolutamente necessaria un’alleanza per una società con maggiore giustizia sociale, del lavoro e di genere. Abbiamo bisogno che la classe lavoratrice, le persone che lottano insieme per una vita dignitosa, con cibo, lavoro e alloggio, siano determinate a conseguire questi obiettivi. Tutti uniti possiamo, tutte unite siamo sempre più forti.