L’auditorium che porta il nome di Giuseppe Di Vittorio è stracolmo di delegate e delegati, a tal punto che deve essere attivato l’impianto a circuito chiuso della vicina sala Simone Weil. L’assemblea nazionale di Lavoro Società -Per una Cgil unita e plurale, l’area confederale di sinistra della Cgil, ha portato in Corso d’Italia donne e uomini arrivati da ogni parte della penisola. Un buon viatico all’imminente Congresso nazionale di Bari, atteso e non temuto dal coordinatore nazionale Giacinto Botti e dall’ufficio di presidenza – Lorella Brusa, Elena Petrosino, Susan Moser e Maurizio Brotini – che ha assicurato il rispetto dei necessari tempi tecnici per lo svolgimento della giornata, permettendo a tutte e tutti di intervenire.
La notizia, lanciata dalle principali agenzie di stampa (Ansa, Adn Kronos) ma già conosciuta (e apprezzata) dai partecipanti all’assemblea, non desta quindi particolari stupori: Lavoro Società appoggerà la candidatura di Maurizio Landini a nuovo segretario generale della Cgil, e il documento conclusivo della giornata certifica anche l’unanimità della decisione: “Sosteniamo collettivamente, per ragioni di linea, di merito sindacale e di prospettiva, la candidatura di Maurizio Landini a prossimo segretario generale della Cgil”.
L’assemblea dunque si è riconosciuta nella proposta avanzata dalla segreteria nazionale. “Una proposta – ricorda Susanna Camusso – che pensa al ‘noi’, a un intero gruppo dirigente, e non all’ ‘io’. E che pensa al futuro della Cgil”. Al tempo stesso viene segnalato che, nel lungo percorso congressuale che ha portato il documento “Il lavoro è” a conquistare il 98% dei voti, c’è stato a un certo punto qualcosa che stona con le procedure democratiche della Cgil: “Consideriamo un’anomalia, rispetto alla nostra storia, una autocandidatura alternativa espressa alla fine dei percorsi congressuali, e senza chiarezza sulle ragioni politiche e di merito sindacale”. Chiaro il riferimento a Vincenzo Colla.
Nelle parole degli intervenuti l’argomento è stato affrontato a più riprese. In proposito, Andrea Montagni ha osservato: “Per noi, per la nostra storia e la nostra cultura politica, il terreno del confronto delle idee è rappresentato dai congressi di base. La piattaforma del confronto, della discussione, del posizionamento di merito, è quella dei documenti congressuali. Invece la destra dell’organizzazione ha scelto il terreno a lei più congeniale, quello della manovra burocratica”.
Sia Landini che Susanna Camusso, molto applauditi, hanno voluto far sentire la loro voce in assemblea. Entrambi hanno puntualmente criticato, nel merito, il governo M5S-Lega, che nulla investe in ricerca e innovazione, e che crea con la flat tax nuove sperequazioni. Morale: “La crisi ha fatto danni evidenti. Ma non ha creato la crisi di valori e di solidarietà che questo governo crea di giorno in giorno”.
Quanto alla Cgil, “in questi anni siamo andati in direzione ostinata e contraria – ha ricordato Camusso – e mentre si plaudiva alla ‘liquidità’ noi abbiamo scelto di rimanere solidi, e radicati. Abbiamo poi cercato di ampliare la partecipazione, e lo abbiamo fatto con la Carta dei diritti e i referendum. Abbiamo anche continuato a pensare che la coerenza sia una virtù, e siamo stati coerenti. Perché la democrazia è faticosa: non esiste una democrazia semplice, e ogni scorciatoia è una forma di riduzione della democrazia. Infine attenzione al pericolo delle pulsioni corporative, che attraversano anche noi”.
Anche Landini ha incentrato il suo intervento sul tema della partecipazione: “Dopo la Carta dei diritti e i referendum, abbiamo continuato a coinvolgere tutto il quadro attivo, più di 20mila persone che il sindacato lo vivono e lo fanno giorno per giorno, nella stesura del documento congressuale, che infatti ha preso il 98% dei voti. Ora dobbiamo andare avanti con questo metodo partecipativo, anche nella contrattazione inclusiva. Perché noi siamo al servizio di un interesse generale: quello delle persone che per vivere devono lavorare. E nel ‘governo del cambiamento’ in realtà non ci sono cambiamenti: lo stesso ‘reddito di cittadinanza’ non è diverso dal jobs act, quando prevede incentivi alle imprese, e perfino il pensionamento a quota 100 crea iniquità, oltre a non riformare la legge Fornero se non in minima parte”.