Al Capone andò in carcere per non aver pagato le tasse. Una storia diventata famosa, quella del gangster statunitense, finito dietro le sbarre dopo essere stato processato per evasione fiscale. Gli appassionati di cinema lo sanno bene, visto che il film ‘Gli intoccabili’ con Kevin Costner e Sean Connery ha avuto un successo planetario, ed ha assunto lo status di opera cult, trasmessa periodicamente anche in televisione. Ma si fa presto a dire America, sembra suggerirci Alberto Bellini, funzionario dell’Agenzia delle entrate, che dal suo punto di osservazione nella provincia autonoma di Trento vede bene la differenza tra le ferree leggi Usa e le maglie assai più larghe della giustizia italiana.
In Agenzia da 12 anni, Bellini si occupa di controlli. “In precedenza ho lavorato nel settore privato, sempre comunque come tributarista e commercialista”. Evidentemente c’è chi i numeri li ha nel sangue, tanto da farne professione di un’intera vita lavorativa. “Mi occupo soprattutto di piccole e medie imprese, e anche di lavoro autonomo, con un tetto imponibile che non superi i 6 milioni di euro”. Insomma quasi tutto, con l’eccezione delle grandi aziende e degli istituti di credito. “Per darti un’idea, in questo momento sono impegnato con tatuatori, dentisti, e ditte edili. Questo mestiere ci permette di conoscere a fondo la vita di una comunità”.
Regione che vai, tessuto produttivo che trovi. “Prima di arrivare in Trentino - racconta Bellini - ho lavorato in Puglia. Un altro mondo, con altri riferimenti economici e sociali”. Quale è la situazione in un’area a statuto speciale? “A Trento la Provincia ha un ruolo determinante, con il depotenziamento dei comuni è diventata la colonna portante del territorio”. Ora è il sindacalista della Funzione pubblica Cgil, eletto nella Rsu, a parlare: “C’era un progetto che prevedeva il passaggio alla Provincia delle funzioni relative alla giustizia e alle entrate - sottolinea Bellini – così però il principale attore economico sarebbe diventato anche un ente controllore. Abbiamo fatto una battaglia per superare questa preoccupante prospettiva”.
Ora che Equitalia è stata archiviata, come si è riorganizzata l’Agenzia al suo interno? “Equitalia è la somma a livello nazionale di vari enti di riscossione - puntualizza Bellini – e qualcosa è rimasto. È stato impossibile comunque incorporarla. Abbiamo contratti di lavoro diversi: loro sono bancari, noi della funzione pubblica. Per giunta loro non sono entrati per concorso, noi sì. Inoltre Equitalia è una spa, che lavora anche per enti privati. La commistione con una realtà totalmente pubblica come la nostra creerebbe dei problemi, anche solo di privacy. Il nostro sistema operativo, Serpico, attraverso l’anagrafe tributaria conosce vita, morte e miracoli di ognuno di noi. Abbiamo negato l’accesso a Equitalia, di cui abbiamo ‘ereditato’ alcune funzioni, che peraltro svolgiamo fuori budget. Stiamo ancora aspettando la nuova organizzazione del lavoro. Si naviga a vista, in un settore così delicato”. Un lavoro che per gli addetti allo sportello può diventare pesante, stressante, anche pericoloso. “C’è chi è arrivato a minacciare i nostri colleghi, e persino i loro familiari”.
Capitolo evasione fiscale, quella che tutti dicono di combattere, ma che poi ritroviamo puntualmente a fine anno. E si tratta di una cifra enorme. Parliamo di 110 miliardi di euro. “L’evasione fiscale - dice chiaro e tondo Bellini - è un furto, e andrebbe trattata allo stesso modo. Invece in Italia chi emette fatture false quasi non commette reato. La non punibilità arriva fino a 250mila euro, e superata la soglia la pena è così bassa che in genere la prescrizione scatta prima della fine del secondo grado di giudizio”. Bellini ricorda un dato che dovrebbe far riflettere: “Sono state solo 32 le persone condannate per evasione fiscale nell’ultimo periodo”. Un dato che fa a cazzotti con i 110 miliardi di evasione. Conclusioni: “È una battaglia contro i mulini a vento. Spesso chi emette fatture false non è titolare di alcunché. E ci sono, ad esempio in edilizia, società che aprono e chiudono con una velocità impressionante, impiegando operai immigrati al nero, che finiscono per non pagare niente al fisco”.
A Bellini piacerebbe che i decisori politici, prima di parlare, si rivolgessero ai tecnici. “I bilanci parlano, e raccontano tutto di questa o quella impresa economica. Uno Stato è come un condominio, se ci sono alcuni condomini che non pagano, ciò non esclude che la bolletta dell’acqua arrivi lo stesso”. L’Agenzia delle entrate del Trentino ha poco più di 300 dipendenti. “Siamo specializzati, tecnologici, laureati, ogni nostro servizio è anche on line. Sarebbe una piccola macchina da guerra. Il problema è che non è ‘armata’”. E il settimo comandamento dice non rubare.