Una grande mobilitazione dei pensionati contro i tagli delle pensioni e la spinta verso la privatizzazione da parte del governo del Ppe.
Acl grido “Questi ladroni ci rubano le pensioni!”, milioni di pensionati si mobilitano in tutta la Spagna in difesa di un sistema previdenziale pubblico ed equo, lo stesso che i grandi gruppi finanziari e assicurativi sono desiderosi di gestire senza controlli e garanzie pubbliche. I nostri pensionati lo sanno e per questo sono scesi in strada fino, come dicono loro, a “ far cadere il governo”, in un movimento che è cominciato in Catalogna cinque anni fa (la Marea dei Pensionati), ma che, attraverso il Coordinamento nazionale di difesa delle pensioni, si è esteso come una macchia d’olio per tutto il paese.
Manifestazioni di massa, presidi davanti alle sedi istituzionali, raccolte di firme, migliaia di ricorsi giudiziari e un ricorso, recentemente ammesso, davanti alla Corte di Strasburgo per violazione dei diritti umani, sono alcune delle azioni di una collettività molto militante, molto cosciente e con molti anni di esperienza organizzativa e rivendicativa sulle spalle, veterani di mille e una battaglia.
La miccia che ha incendiato le polveri è stato un “aumento” di solo lo 0,25% (il minimo legale) e la perdita del potere d’acquisto per il quinto anno consecutivo. La mancanza di rispetto di un governo che ha speso di più in una lettera propagandistica verso i nostri anziani che ad aumentare loro la pensione, ha provocato una risposta secca: “Basta!”. Per questo motivo e perché, per di più, sono gli anziani a mettere a disposizione la loro pensione e il loro tempo a servizio della cura di tutta la famiglia; famiglie con due o tre generazioni disoccupate reggono economicamente su pensioni modeste e svalutate.
E’ stato un gesto, quello del governo del Ppe, indicativo di un sistema che comincia a configurarsi come più ingiusto, non solidale, escludente, e con un chiaro orientamento privatizzatore, nonostante un sistema pubblico di pensioni eque sia una delle basi dello stato sociale, e strumento fondamentale per uscire dalla crisi con maggior giustizia sociale.
Lo Stato spagnolo è uno dei membri dell’Unione europea con una percentuale più bassa di piani previdenziali privati (8% della popolazione, secondo dati Ue). Di fronte a questa situazione, e perché questa volontà di privatizzazione si traduca in un’autentica opportunità di affari, occorre creare le condizioni (con la manipolazione) per un potenziale mercato. Quindi è necessario far aumentare interessatamente il timore della società sulla sostenibilità futura del sistema previdenziale pubblico, così come ridurre l’importo medio delle pensioni nei prossimi anni.
Da qui l’importanza di una mobilitazione che, in risposta, dice alto e forte che “non abbiamo paura!”. E questo in un’economia, come quella spagnola, in cui il livello salariale non permette di generare risparmio, né quindi di destinarlo a migliorare il futuro pensionamento, soggetto ai capricci dei mercati e senza nessuna sicurezza di conclusione positiva, come è già successo a molti lavoratori che non sono potuti andare in pensione per il crollo dei loro fondi pensionistici privati, a differenza dei sistemi pubblici.
Le raccomandazioni del governo sono orientate, in generale, ad una riduzione della spesa pubblica in pensioni, tagliando sulle prestazioni. Pensando alle persone e non ai mercati, la strada dovrebbe essere opposta: rafforzare la struttura delle entrate del sistema previdenziale pubblico. Ci sono alternative, come dicono i sindacati.
I sindacati hanno ragione, non i mercati.
Per garantire la sostenibilità e la forza del sistema si dovrebbero adottare misure strutturali – pensando alle persone – a partire dalla creazione di posti di lavoro, per aumentare il numero di persone che versano contributi. Aumento della contribuzione minima; eliminazione dei limiti massimi, in modo che i salari più alti versino di più. Modificare le norme di calcolo della pensione, con la scelta da parte del lavoratore della base di contribuzione da calcolare. Dotare di personale e risorse il servizio di ispezioni del lavoro, per sradicare l’economia sommersa e l’evasione contributiva.
Inoltre occorre ridurre l’età di pensionamento in alcuni settori di attività. E avere un sistema fiscale equo e progressivo, per garantire la protezione sociale e il sistema previdenziale pubblico. Insomma è necessario un insieme di misure che abbiano al centro la difesa del sistema pubblico, di fronte a un privato elemento di involuzione sociale e di distruzione delle condizioni di vita, diritti e conquiste della maggioranza della popolazione.