Dopo il primo incontro del giugno 2017 a Ginevra, i sindacati europei aderenti alla rete Tued (Trade Union for Energy Democracy) si sono di nuovo riuniti il 15 febbraio a Londra per confrontarsi sui temi della democrazia energetica, lotta al cambiamento climatico e alla povertà energetica, e giusta transizione. Mentre in Italia questi temi non sono stati affatto presi in considerazione in campagna elettorale, nel Regno Unito sono il cuore della proposta del “Manifesto” del partito Laburista, che propone la nazionalizzazione dell’industria energetica per prevenire i cambiamenti climatici e le altre crisi ambientali che l’umanità sta affrontando.
L’iniziativa di Londra è partita proprio dall’analisi della situazione del paese ospitante. In un intervento del 10 febbraio scorso Jeremy Corbyn, leader del partito Laburista, ha ribadito: “... Non può essere giusto, economicamente efficace, o socialmente giusto che i profitti ricavati da servizi pubblici vitali siano utilizzati per rimpinguare le tasche degli azionisti, quando potrebbero e dovrebbero essere reinvestiti in quei servizi o utilizzati per ridurre le bollette del consumatore... Ecco perché... i laburisti si sono impegnati a rendere proprietà pubblica: energia, ferrovie, acqua e posta e a mettere la gestione democratica al centro della gestione di queste industrie”.
Corbyn ha poi continuato, osservando: “Dall’India al Canada, i paesi di tutto il mondo si stanno rendendo conto che le privatizzazioni hanno fallito, e stanno riprendendo il controllo dei loro servizi pubblici. Una ricerca del Transnational Institute ha identificato 835 esempi internazionali di ripubblicizzazione. Sta davvero accadendo: dall’acqua sotto la proprietà e il controllo dei cittadini a Grenoble, in Francia, al servizio postale, proprietà e controllo pubblico in Argentina. Ci sono ottimi motivi per quello che sta succedendo. L’ideologia neoliberista che ha guidato la frenesia delle privatizzazioni ha dimenticato una lezione chiave che è compresa anche nella convenzionale economia neoclassica; che dove ci sono monopoli naturali, i mercati falliscono”.
Il congresso annuale del sindacato inglese Tuc (Trade Union Congress) del settembre 2017 ha approvato una risoluzione sui cambiamenti climatici che sostiene la proprietà pubblica e il controllo democratico del settore energetico, e invita la confederazione a lavorare con il partito Laburista per raggiungere questo obiettivo; ad attuare un programma di massa per la conservazione e l’efficienza energetica; ad esercitare pressioni per l’istituzione di una strategia di “giusta transizione” per i lavoratori interessati; e a indagare i rischi a lungo termine degli investimenti in combustibili fossili per i fondi pensione.
I lavori della Tued si sono concentrati anche sul livello europeo, in un confronto a cui hanno partecipato, oltre ai sindacalisti aderenti alla Tued, tra cui la Cgil, anche rappresentanti di Friends of the Earth e rappresentanti di Die Linke (Germania) e Podemos (Spagna). Tema cruciale: come rafforzare il lavoro comune, tenendo conto delle differenze sostanziali che ci sono anche fra i paesi dell’Unione europea, in termini non solo di contesto politico, ma anche di mix energetico, di scelte strategiche, di dipendenza energetica, di differenti posizionamenti sindacali su alcune questioni, per esempio su proprietà pubblica dell’industria energetica e sul nucleare.
Insieme a queste differenze, tanti sono invece gli obiettivi comuni: la battaglia per l’acqua pubblica, l’impegno per un radicale cambiamento del modello di sviluppo, la lotta per il contrasto al cambiamento climatico, la transizione energetica verso un modello democratico e distribuito, 100% rinnovabili e efficienza energetica, la giusta transizione e l’intervento pubblico in economia. La rete Tued promuove l’avanzamento di un movimento di opinione per la democrazia energetica, contrastando le lobby energetiche fossili e i governi che ne sostengono gli interessi, sacrificando il bene comune delle popolazioni e del pianeta.
La Cgil sta lavorando con costante impegno per un radicale cambiamento di modello, per lo sviluppo sostenibile e per garantire sempre la partecipazione democratica delle comunità in ogni scelta che abbia ripercussioni sull’ambiente, la salute, l’occupazione. Impegno rilanciato, in continuità con il Piano del lavoro, anche attraverso la definizione di una piattaforma integrata per la contrattazione multi-livello per il lavoro, l’ambiente, il clima, il territorio, e gli investimenti per lo sviluppo territoriale sostenibile.