La prima cosa che occorre fare è una massiccia iniezione di “sentimento costituzionale”, contro la tendenza alla semplificazione di un “riformismo” a tutti i costi.
Sulla riforma costituzionale ho l’impressione che si continui a non capire, o meglio, a non voler capire, che si sta maneggiando una materia di estrema delicatezza, dove i tasselli non possono essere spostati come su una tastiera di scacchi (dove al più si può perdere una partita), ma si rischia invece di intaccare sistemi e procedimenti che furono studiati a suo tempo con estrema attenzione, e che sono stati formulati per rispondere a un’intima e profonda coerenza.
Il pericolo è reale e grave, e la mobilitazione futura dovrà essere costante e continuativa, capace di coinvolgere associazioni, cittadini ed anche tanti che, pur all’interno dei partiti disponibili a questo tipo di processi riformatori, sono fermamente convinti che si debbano apportare solo le modifiche considerate compatibili e coerenti con i principi fondamentali della Carta.
La verità è purtroppo che nel nostro paese ha fatto sempre fatica ad affermarsi quello che alcuni costituzionalisti definiscono come il “sentimento costituzionale”. E questo può diventare pericoloso, nel momento in cui al difetto di tale sentimento può sostituirsi o aggiungersi una tendenza alla semplificazione di un “riformismo” a tutti i costi, e alla prospettazione di un futuro senza memoria e senza identità civica.
Ecco perché la prima cosa che occorre fare è una massiccia iniezione di “sentimento costituzionale”, che metta al riparo dalla improvvisazione e dalle smanie revisionistiche, ed eriga un argine ampio e fortemente condiviso contro quelli che potrebbero diventare veri e propri attentati alla Costituzione. Insomma bisogna diffondere e sostenere quell’attaccamento alla Costituzione, come cosa propria, che è il miglior presupposto per creare una vera allerta, e la precondizione per contrastare i propositi di chi minaccia di stravolgere la nostra Carta costituzionale.
Non illudiamoci: la battaglia - nella imminente campagna elettorale referendaria - sarà dura e difficile. Dunque ci vorrà, ripeto, una mobilitazione permanente, come quando scendemmo in campo nel 2006 per il referendum che poi riuscì a battere progetti davvero eversivi. Ci vorranno energie, sforzi, impegno e soprattutto continuità.
Bisogna chiarire ai cittadini che opporsi a certi intendimenti non significa essere conservatori e oppositori di qualsiasi modifica, ma solo pretendere il rispetto e la coerenza intima di una Costituzione che, pur non applicata in tante parti, è stata in questi anni la nostra guida e la nostra più forte garanzia.
Bisogna chiarire che non siamo disponibili a compromessi e a soluzioni pasticciate, noi che non siamo soggetti a vincoli di nessun genere, soprattutto quando si tratta di difendere gelosamente una Costituzione che abbiamo nel cuore, che consideriamo il frutto del più straordinario momento della storia del nostro paese, e per la quale tanti si sono impegnati e sacrificati.
Lo dico con forza e con fermezza, anche perché penso di esprimere i sentimenti, la volontà, le idee non solo di coloro che hanno combattuto per conquistare libertà e democrazia e dunque anche per dar vita a questa Costituzione, che di essi è l’espressione più alta, ma anche dei tanti che – dichiarandosi antifascisti e condividendo le nostre finalità e i nostri ideali – sono affluiti in questi anni nelle nostre file.