Manca poco al voto. Il clima è pessimo. Si doveva parlare del merito del quesito referendario, ma ogni volta gli argomenti di Renzi sono estranei al merito. Anzi inventa sempre nuove ragioni estranee al merito del referendum per chiedere di approvare le modifiche della Costituzione. Dico inventa al singolare, perchè ormai l’uomo solo al comando è nei fatti: la campagna elettorale la conduce e dirige direttamente Renzi con un presenzialismo debordante che non lascia dubbi che l’obiettivo è preparare “l’uomo solo al comando” ancora prima che le nuove norme costituzionali e la legge elettorale lo consentano.
Accozzaglia, questo sarebbe lo schieramento del No, secondo Renzi. Viene da chiedere al Presidente Mattarella: non aveva chiesto di abbassare i toni? Ancora: gli uomini del passato vogliono tornare per riprendersi il potere, detto da Renzi, manca la riesumazione del “morto che si mangia il vivo” e il quadro è completo. In difficoltà secondo i sondaggi e con scarsa capacità di convincere sui luminosi destini per l’Italia che deriverebbero da questa deformazione della Costituzione, Renzi continua ad alzare i toni. Ogni giorno gli argomenti sono più grevi e tristi. Ora sta ritornando al diktat iniziale: o approvate le modifiche della Costituzione o me ne vado. Se Renzi continua così andrà inevitabilmente oltre la coppia amici/nemici, e arriverà a descrivere il voto del 4 dicembre come una scelta tra civiltà e barbarie.
Questi toni strumentali sono tipici di chi è in difficoltà ed è pronto ad usare tutto e il suo contrario pur di non perdere. Anche i toni roboanti sull’Europa in nome di una differenza di 0,1-0,2% di deficit hanno solo contribuito a rilanciare lo spread e a mettere sull’avviso la speculazione. Toni forti non giustificati da differenze politiche altrettanto forti, ma solo da mance elettorali.
Si imputa al No l’incapacità di presentare una proposta alternativa e un altro governo. In realtà chi dice No dà semplicemente un giudizio negativo sulle modifiche della Costituzione e sull’unica legge elettorale che conosciamo, l’italicum, un tempo descritta come esempio da esportare in Europa, ora caduta – sembra – in disgrazia. E’ Renzi che ha fatto coincidere le modifiche della Costituzione con il programma del governo, facendone un emblema. Lui ha fatto la scelta di inserire le modifiche della Costituzione nel programma del governo. Lui ha personalizzato, all’inizio e ancora adesso. Lui deve smontare la trappola in cui si è infilato.
Chi è per il No ha letto e giudicato le modifiche della Costituzione - insieme all’italicum - e non aveva né la possibilità, né le condizioni per avanzare una proposta alternativa, né tanto meno il compito di proporre un altro governo. Anzitutto perché la Costituzione non può essere schiacciata sulle posizioni di un governo, ma deve indicare il quadro istituzionale e di valori in cui si svolge il confronto politico tra le diverse posizioni, compresa l’opposizione. E’ quello che ha garantito per 70 anni la Costituzione.
Se vince il No non si farà più nulla? Balle. Se vince il No il parlamento sarà costretto ad approvare subito una nuova legge elettorale, perché l’italicum vale solo per la Camera e se il Senato non verrà ridotto ad un dopolavoro di lusso sarà indispensabile approvare un nuovo sistema elettorale per Camera e Senato. Se il 4 dicembre vincerà il No, l’italicum cadrà insieme alle modifiche della Costituzione, questa è l’unica garanzia che l’italicum cambierà e la garanzia che il parlamento che uscirà dalle urne dopo l’approvazione della nuova legge elettorale potrà affrontare anche le modifiche della Costituzione effettivamente necessarie. Ad esempio riducendo con equilibrio sia il numero dei deputati che dei senatori, e introducendo la clausola che un governo cade solo se un altro è possibile.
Poche, chiare, limitate modifiche, da sottoporre agli elettori una per volta, senza affastellare tutto come ha voluto strafare Renzi. I partiti potranno sottoporre agli elettori le loro proposte e il futuro parlamento avrà una legittimazione a modificare aspetti della Costituzione, nel rigoroso rispetto dell’articolo 138, mentre l’attuale parlamento non ha alcuna credibilità.
Renzi tenta di intimidire gli elettori evocando i disastri che deriverebbero da una vittoria del No, ma finisce con l’evocare la speculazione contro l’Italia e rischia di far saltare le regole. Noi e loro, anzi io e loro, sono coppie pericolose, che renderanno più difficile dopo il 4 dicembre tornare a un normale confronto politico.
Bisogna reagire. Occorre far vincere il No e ricostruire alcuni presupposti per un confronto politico anche duro, se necessario, ma non strumentale. Una rappresentanza che corrisponda realmente alle opinioni degli elettori potrà affrontare problemi non facili come la realizzazione di alleanze di governo e impegni istituzionali concordati tra diversi. Va abbandonata l’idea folle e autoritaria di imporre una maggioranza parlamentare con una minoranza di voti, di dare vita ad istituzioni non elette dai cittadini. Da un confronto di merito può discendere un accordo trasparente tra diversi, facendosi aiutare dalle migliori energie intellettuali e dalle competenze che nel nostro paese non mancano, e che sono la forza del Comitato per il No.