in qualità di referente nazionale della nostra categoria, a nome delle compagne e dei compagni che si riconoscono nella sinistra confederale della CGIL Lavoro Società-Per una CGIL Unita e Plurale, ritengo necessario esprimere alcune considerazioni in merito alla proposta di composizione della segreteria nazionale che è stata avanzata.
A fronte di un percorso congressuale complesso, abbiamo portato il nostro contributo all’elaborazione del documento congressuale “Il Lavoro è“ con un documento sottoscritto da oltre 800 iscritte e iscritti, riconoscendoci da subito nella proposta della candidatura del compagno Maurizio Landini a Segretario generale. Abbiamo condiviso l'obiettivo di innovare una CGIL collegiale e plurale, di dare centralità a una rappresentanza confederale e generale insediata nel territorio e nei luoghi di lavoro.
Il Congresso si è positivamente concluso unitariamente, ma non sono scomparse d’incanto le ragioni politiche e di merito sindacale che hanno segnato il serrato confronto congressuale, che non era su due nomi ma sulla natura e sulla prospettiva della CGIL. Un confronto e un pluralismo ancora ben presenti nell’organizzazione a tutti i livelli.
Noi ci sentiamo, siamo, parte e risorsa di un'organizzazione che fonda la sua storia democratica sul libero confronto e sulla capacità di sintesi, sul riconoscimento dei pluralismi - compresi quelli programmatici - nella costituzione dei gruppi dirigenti, considerando la qualità e le esperienze di ogni candidato.
Crediamo che debba rimanere forte nella nostra organizzazione il senso di appartenenza, la correttezza delle relazioni e il rispetto degli affidamenti convenuti e degli impegni assunti.
Nella proposta avanzata questo riconoscimento e questo rispetto degli impegni assunti sono però venuti meno, dal momento che non è prevista la rappresentanza di una sinistra sindacale di maggioranza, collettivamente organizzata e storicamente costituita sul merito sindacale e nell'ambito delle regole statutarie.
Ci corre pertanto l'obbligo di esprimere, con correttezza e lealtà, il nostro dissenso con un voto di contrarietà alla proposta avanzata.
Non viene meno ovviamente il nostro riconoscimento del nuovo gruppo dirigente e l’impegno militante di sempre, né il senso di responsabilità e di appartenenza che ci è proprio. Siamo nella categoria e nella confederazione per riaffermare e rinnovare una CGIL unita e plurale, forte delle sue articolazioni e della ricchezza del confronto di merito sindacale, della capacità di rappresentare e valorizzare i pluralismi.
Per queste ragioni formuliamo l’auspicio che si ponga rimedio a quello che riteniamo essere un disconoscimento e un vulnus di rappresentanza nella nostra categoria.