Questa legge di bilancio è alquanto modesta e rinunciataria a partire dagli obiettivi macroeconomici: un misero + 0,2% di previsione di aumento del Pil, grazie agli effetti della manovra. Un altro 0,9% è previsto dagli effetti del Pnrr. Praticamente niente dalla legge di bilancio quindi: questo significa che le misure previste faranno al massimo galleggiare il paese. Nella legge non compare mai la parola giovani, non compare mai la parola diseguaglianze, non compare mai la parola politica industriale, non compare mai la parola transizione ecologica, non compare mai la parola terzo settore. È una leggina, più che una legge, senza respiro, senza disegno.
Il governo prevede un aumento del Pil dell’1,2% nel 2024, quando i principali previsori istituzionali e indipendenti ipotizzano una crescita dell’0,7%. Questo significherebbe una manovra molto più in deficit di quello che è attualmente: mancherebbero all’appello quasi 10 miliardi di euro in più oltre i 16 in deficit attualmente previsti. Un aumento di mezzo punto del rapporto deficit-Pil rispetto alle previsioni attuali.
Inoltre, per recuperare risorse, riprende in modo significativo la pratica dei tagli lineari ai ministeri (2 miliardi) e alle autonomie locali (600 milioni), modo molto criticato in passato per fare spending review. In realtà è una mannaia che riduce la spesa pubblica in modo indiscriminato. La misura sul cuneo fiscale non è una misura nuova, è solo una conferma modesta della misura dell’anno precedente e vale solo per il 2024. Il decreto che accorpa i primi due scaglioni dell’Irpef incide per una manciata di euro sui contribuenti della fascia di reddito interessata.
Come hanno lamentato anche gli imprenditori e i sindacati, ben poco c’è per gli investimenti privati e pubblici nella legge di bilancio. Niente sul lavoro. Sulle politiche sociali non ci sono fondi aggiuntivi per il Fondo per le politiche sociali. Ci sono invece riduzioni per la disabilità (meno 350 milioni). Non ci sono fondi per i giovani, per il disagio sociale nelle aree metropolitane e su altri settori. Ci sono i soliti bonus, compresa la carta “Dedicata a te” per i più poveri per acquistare beni alimentari. Critichiamo l’aumento dell’Iva dal 5 al 10% per i prodotti per l’infanzia e per l’igiene femminile in contraddizione con gli appelli al sostegno alla natalità.
I limitati aumenti al Servizio sanitario nazionale non bastano nemmeno lontanamente a coprire i bisogni della sanità pubblica. Infatti l’inflazione stimata si mangia almeno 3 miliardi, il rinnovo dei contratti di lavoro (finalmente chiusi) costa almeno 2,3 miliardi e gli altri interventi disposti valgono più di un miliardo (liste di attesa, aumento tetto ai privati, prestazioni aggiuntive, ecc.). Il risultato è che le aziende sanitarie potranno contare nel 2024 su un finanziamento (al netto dell’inflazione e delle poste di cui sopra) inferiore a quello disponibile per il 2023 (di circa un miliardo). Sul personale del Ssn – la vera grande debolezza strutturale - la legge non interviene se non in maniera risibile, e non allenta i tetti massimi di spesa.
Per il servizio civile sono previsti solo 143 milioni di euro rispetto ai 350 milioni dell’anno scorso, una riduzione di oltre il 60%. Con queste risorse solo 20mila giovani - rispetto ai 50mila di quest’anno - potranno svolgere il servizio civile. Ricordiamo che quest’anno 115mila giovani hanno fatto domanda e gli enti hanno messo a disposizione 83mila posti. Si riducono del 7% i fondi per la Cooperazione allo Sviluppo (Tabella 6). Abbiamo preso a livello internazionale l’impegno di portarli allo 0,7% del Pil, ma siamo a poco più dello 0,28%.
La legge di bilancio prevede un aumento delle spese militari. Siamo in disaccordo. Aumenta il bilancio della Difesa (da 27 miliardi e 748 milioni di euro a 29 miliardi e 161 milioni) a cui vanno aggiunte le spese per le missioni militari (un miliardo e 400 milioni) e i fondi nel bilancio del Mimit per i sistemi d’arma. In particolare sono da evidenziare le previsioni pluriennali di spesa per gli investimenti in produzione e acquisti di sistemi d’arma, 8 miliardi di euro l’anno fino al 2026, presso la Difesa e il Mimit.
Sul Fondo italiano per il clima, Sbilanciamoci denuncia il taglio annuale del 25% (280 milioni) nel triennio (da 1.120 milioni a 840 milioni l’anno). Risorse che vengono spostate al 2027 per un totale di 840 milioni di euro, un ulteriore grave depotenziamento del fondo e un pessimo segnale per gli impegni che ci attendono. Critichiamo inoltre gli stanziamenti di oltre 11 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto fino al 2032 (quest’anno l’accantonamento è di 780 milioni).
Le risorse per la scuola continuano ad essere inadeguate e insufficienti anche in questa legge di bilancio. Il sostegno alla realizzazione del diritto allo studio continua ad essere palesemente manchevole. Per tutti questi motivi il giudizio sul disegno di legge di bilancio è negativo: una legge che non risponde ai bisogni del paese.