Le drammatiche notizie che arrivano dal Medio Oriente rappresentano una parte purtroppo ridotta di ciò che sta accadendo veramente in quei territori in termini di distruzione, di perdite di vite umane e di disperazione. Quello che già sappiamo, però, è che si sta svolgendo una serie di eventi di importanza storica, non solo per la Striscia di Gaza ma per la questione palestinese nel suo complesso.
Alla data odierna, 18 ottobre, sono oltre 3500 i palestinesi uccisi e di questi 1002 i bambini: fra gli israeliani 1350. Oltre 11.500 i feriti palestinesi e oltre 3500 gli israeliani. La maggior parte vittime innocenti di un conflitto a loro estraneo.
Le autorità palestinesi stimano inoltre che sotto le macerie degli edifici distrutti dagli incessanti bombardamenti vi siano oltre 1500 vittime. Undici ambulanze palestinesi e 54 operatori sanitari sono stati colpiti, oltre 48 scuole dell’Unrwa, agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi, sono distrutte; 11 giornalisti uccisi; 18 funzionari Onu, due Centri operativi della Protezione Civile Palestinese colpiti, con decine di morti; diversi ospedali palestinesi bombardati, 26.582 palazzi palestinesi e abitazioni civili rasi al suolo di cui 14 moschee.
Fino ad oggi, 5000 missili partiti da Gaza hanno colpito il territorio israeliano: l’aviazione israeliana dichiara di avere sganciato sulla striscia di Gaza oltre 7000 bombe, pesanti 5000 tonnellate. Centocinquanta sono i soldati e gli ufficiali israeliani in mano ad Hamas, oltre ad un numero imprecisato di civili.
L’ultimo atto in questo elenco di atti criminosi è quello dell’Ospedale Battista nel nord di Gaza.
Gli sfollati palestinesi sono oltre 650mila, persone che non sanno dove trovare rifugio. Secondo l’Onu, dopo l’ultimatum dell’esercito israeliano agli abitanti ad abbandonare le loro abitazioni, sono oltre un milione le persone in marcia, in auto, a piedi, con tutti i mezzi loro disponibili, alla ricerca disperata di un rifugio.
Da diversi giorni la Striscia è senza acqua, elettricità e cibo: molte organizzazioni a tutela dei diritti umani, diversi ministri e Stati in tutto il mondo stanno denunciando questo comportamento, che può essere classificato come un crimine contro l’umanità. L’Oms ha dichiarato che la situazione sanitaria a Gaza è totalmente fuori controllo.
È in atto un disegno pianificato per realizzare il vecchio piano dei padri fondatori sionisti, ovvero la deportazione di massa della popolazione dalla Striscia di Gaza verso altre zone del Medio Oriente. Tale piano, sponsorizzato dagli Usa e dall’Europa, prevede lo svuotamento completo di Gaza e la creazione di una zona cuscinetto, controllata da Israele. La popolazione palestinese verrebbe così distribuita: un milione di palestinesi nel deserto del Sinai, un milione e mezzo invece tra Giordania, Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. I paesi del Golfo dovrebbero finanziare questa operazione. Va ricordato che gli abitanti di Gaza sono al 70% le famiglie di rifugiati del 1948, la famigerata Nakba, e il 48% minori.
Una volta terminata la deportazione della popolazione di Gaza toccherebbe alla Cisgiordania, il che significherebbe mettere fine alla questione palestinese una volta per sempre.
Diverse avvisaglie erano nell’aria: il primo ministro israeliano, qualche giorno fa, all’Assemblea Generale della Nazione Unite, ha mostrato una cartina d’Israele in cui la Palestina non esiste.
In questi anni la popolazione palestinese ha subito violenza, umiliazioni, discriminazioni, deportazioni di massa, come dichiarano anche scrittori e giornalisti israeliani, come Gideon Levi e Amira Hass, mentre la comunità internazionale, con in testa l’Occidente, ha fatto finta di non vedere nulla. Il presidente Abu Mazen all’Assemblea Generale dell’Onu in tutti questi anni ha supplicato il mondo intero chiedendo aiuto e protezione, senza trovare ascolto. Nel silenzio e nell’inerzia, l’Occidente ha regalato ai movimenti integralisti l’intero mondo arabo ed islamico, ed ha distrutto quel poco di moderazione e di laicismo che erano rimasti nel mondo arabo e in Palestina, rappresentato dall’Olp.
Noi palestinesi, cristiani e musulmani uniti, chiediamo al mondo civile e democratico giustizia, libertà e pace; chiediamo di avere il diritto di proclamare a gran voce la nostra autodeterminazione, di avere un nostro Stato in base al diritto e alla legalità e al diritto internazionale. Chiediamo alla società civile italiana ed ai sindacati di sostenerci in questa fase storica e determinante nella nostra lotta di liberazione.
C’è bisogno di mediatori, di diplomazia, di gente di buon senso e di buona volontà che faccia il possibile per il raggiungimento urgente di un cessate il fuoco, andando poi ad aprire una trattativa che assicuri una pace duratura, attraverso il rispetto dei diritti umani per tutte le popolazioni che vivono nella regione, nessuno escluso.
Da arabo, palestinese, italiano, cristiano, pacifista, laico, continuo la mia battaglia con le parole, la penna e con ogni mezzo non violento, perché i due popoli possano trovare la strada giusta per vivere in pace dentro confini sicuri.