Carlo Rovelli: “Ucraina, quanto sangue per i giochi di potere” - di Frida Nacinovich

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Fisico di fama mondiale, eccellente saggista e divulgatore scientifico, Carlo Rovelli ha fatto parlar di sé anche per la sua lucida, impeccabile presa di posizione contro le guerre che insanguinano il pianeta.

 

Professor Rovelli, ricordando il titolo di un romanzo di Fruttero e Lucentini, a che punto è la notte’ della guerra in Ucraina?

“Sentinella, a che punto è la notte?”, Shomèr, ma mi-llailah? è un verso del profeta Isaia, nel capitolo dove Isaia scrive “il saccheggiatore che saccheggia, il distruttore che distrugge […] sono troppo sconvolto per udire, troppo sbigottito per vedere. Smarrito è il mio cuore, la costernazione mi invade; il crepuscolo tanto desiderato diventa il mio terrore”.  Questa è adesso la terra ucraina. In Shakespeare, Macbeth lo chiede angosciato più volte “A che punto è la notte?”, ossessionato dal suo crimine, mentre Lady Macbeth cammina sonnambula, cercando di lavarsi il sangue dalle mani. Così noi tutti abbiamo il sangue sulle mani per le migliaia di ragazzi ucraini e russi che stiamo massacrando per i nostri giochi di potere. 

 

In una recente intervista ha fotografato così la situazione: “ci sono due maschioni tatuati di periferia che si picchiano di santa ragione e sono disposti a tutto pur di non cedere, e per punire l’altro. In mezzo, un popolo devastato e infinito dolore”. Come uscire da questo vicolo cieco?

Uscire sarebbe facilissimo, se lo volessimo. Basterebbe mettere la ragionevolezza davanti alla sete di dominio, chiedere immediatamente un cessate il fuoco e iniziare a negoziare. Cesserebbero massacri e devastazione. Lo chiedono a gran forza tantissimi governi del mondo, lo chiede il papa, lo chiedono tutte le persone civili, che non mettono interessi economici o calcoli geopolitici davanti al dolore. Per le guerre più lontane da noi, come la guerra in Sudan, noi pensiamo e ci diciamo: “che stupidi e incivili che sono: invece di negoziare e trovare un compromesso, si massacrano”.  È esattamente quello che stiamo facendo: “Che stupidi: invece di negoziare e trovare un compromesso, ci massacriamo”. Quello che è in gioco non è se un confine sia trenta chilometri più a destra o più a sinistra, che in fondo è irrilevante; quello che è in gioco è mostrare chi sia il padrone del mondo. L’Occidente vuole mostrare di essere ancora il padrone del mondo, nonostante le batoste prese in Iraq e Afghanistan. Lo fa usando i ragazzi ucraini come carne da macello. La Russia vuole mostrare di non essere totalmente sottomessa all’Occidente. Il resto del mondo non ha alcuna simpatia per l’invasione russa, ma ancora meno per le pretese di dominio dell’Occidente, e quindi aiuta la Russia. 

 

Si continua a parlare unicamente di invii di armi, sempre più letali, allUcraina.

Le armi che invia l'Italia non contano nulla, sono irrilevanti rispetto alla quantità di armi che inviano gli Stati Uniti. Servono solo a rimarcare la sudditanza dell’Italia all’impero americano. Gli Americani ne hanno bisogno per fare apparire di non essere solo loro. Hanno bisogno che anche altri si sporchino le mani di sangue. L’Occidente ora invia bombe a grappolo, vietate da trattati internazionali, perché, dicono gli americani, sta finendo le munizioni. Questo significa che una quantità di fuoco occidentale spaventosa si è riversata su quella terra sofferente. Il fuoco degli interi depositi di munizioni della Nato. La propaganda che vediamo ogni giorno sui media occidentali ci mostra i morti e distruzioni causate dal fuoco russo. Quelle causate dalle armi Nato sono di più. Devastano l’Ucraina uccidono e creano dolore altrettanto che il fuoco russo. 

 

Certo, ci sono iniziative per il cessate il fuoco e per restituire la parola alla democrazia, ricordiamo limpegno del cardinale Zuppi per incarico di Papa Francesco, dei paesi africani, dellAmerica Latina, della Cina. Ma il risultato finora è lo stallo, a causa dei veti posti dai belligeranti e dai loro sostenitori. 

In Ucraina non c’è più democrazia. Non c’è più spazio per partiti di opposizione, per esprimere dissenso. Quando si è in guerra, chiunque provi ad esprimere dissenso è denunciato dal potere come traditore che sostiene il nemico. Succede perfino qui da noi, a migliaia di chilometri dal fronte. Là è ovviamente molto più brutale. Zelenski sta massacrando il suo popolo. Quello che sta facendo è come se l’Italia gettasse tutti i suoi ragazzi in una carneficina feroce e infernale per riconquistare l’Istria (ora parte di una prospera Croazia), o se l’Austria si accanisse in una guerra all’ultimo sangue per riconquistare l’Alto Adige. Anzi, neppure, dato che l’Istria è più culturalmente italiana e l’Altro Adige più culturalmente austriaco di quanto il Donbass sia culturalmente ucraino, anche ammesso che queste assurde distinzioni abbiano un senso. Lo stallo viene soprattutto dagli Stati Uniti, che da questa guerra hanno tutto da guadagnare: dissanguano la Russia, che vedono come l’eterno nemico, l’altra grande potenza nucleare, demoliscono la Germania e l’intera Europa, che vista dagli americani stava un po’ troppo cercando di fare di testa propria, riportandola totalmente sotto il loro controllo. I giornali americani stanno celebrando il successo della Nato in questa guerra, che riporta l’Europa sotto di loro. Il sogno europeo di un mondo governato dalla collaborazione e dagli accordi si è infranto, e stiamo tornando al dominio degli eserciti: cioè all’unico terreno dove gli americani sono ancora potenza unica e indiscussa. 

 

A causa della guerra vengono messi in secondo piano obiettivi sacrosanti come la lotta agli stravolgimenti climatici, le risorse a disposizione vengono dirottate verso le spese militari sacrificando quelle per il welfare. L’Ue ne sta uscendo a pezzi, eppure nelle stanze dei bottoni non c’è alcun ripensamento. Avanti fino alla vittoria, con lannientamento del nemico. Ma così la pace si allontana sempre più, non le pare? 

Certo. Ma la pace non è mai stata obiettivo degli americani. Infatti non ne parlano mai. Gli Stati Uniti hanno voluto essere praticamente ininterrottamente in guerra dopo la Seconda Guerra Mondiale. Senza che nessuno abbia attaccato il loro territorio. L’economia americana fin qui ha sempre prosperato con la guerra, eccetto nei momenti peggiori, come il Vietnam. Per gli Stati Uniti, questo è un tentativo di fare dell’Ucraina un Vietnam per la Russia. Per questo parlano di una guerra che durerà a lungo. Oggi l’economia dell’Occidente non ha più il controllo completo del mondo come lo ha avuto durante il colonialismo e nel periodo post coloniale che è seguito alla Seconda Guerra Mondiale. Oggi i paesi non occidentali hanno un’economia comparabile se non superiore a quella occidentale. La sola Cina ha un’economia di dimensione simile a quella degli Stati Uniti. Questo ha completamente alterato gli equilibri del vero potere. L’Occidente tuttavia mantiene lo strapotere militare. Gli Stati Uniti spendono per spese militari quanto i dieci paesi successivi nella lista, di cui molti sono loro alleati. Spendono 10 volte di più che la Russia. Ma il potere militare senza equivalente potere economico è fragile, instabile, e ha bisogno di essere brandito e mostrato. A me sembra che l’Occidente sia a un bivio storico maggiore. Da una parte, accettare che il mondo è cambiato in profondità e imparare a convivere con il resto del mondo in termini meno sbilanciati. Accettare la diversità dei sistemi politici e ideologici, collaborare sui grandi problemi comuni dell’umanità, ridurre le tensioni, ridurre globalmente le spese militari. Liberare così risorse per il benessere di tutti. Andare nella direzione che ci chiedono tutti i popoli della terra: vivere in pace, rispettandoci nelle nostre differenze. Dall’altra, ostinarsi a difendere quello che Biden ha chiamato il “US-led world order”, l’ordine del mondo sotto gli Stati Uniti. Per questo servono più guerre. E questo porterà a cercare pretesti per uno scontro armato non tanto con la Russia, quanto con la Cina, che è il vero potere economico alternativo. La Cina non ha alcuna possibilità né alcun interesse a dominare il mondo. In media un americano spende tredici volte di più di un cinese per spese militari. Quello che il mondo sta chiedendo all’Occidente è solo un po’ più di democrazia e di giustizia. L’Occidente, come fa da tre secoli, risponde con le cannonate, e mettendo basi militari e missili atomici sotto il naso di chiunque non si sottometta. 

 

Anche lei è stato messo in croce per aver espresso legittimi e elementari dubbi su quello che da un anno e mezzo sta accadendo sotto i nostri occhi. Non le sembra che la democrazia ne risulti imbavagliata?  

No. Nei nostri sistemi politici ognuno può dire quello che vuole. Nessuno mi ha mai impedito di parlare e di scrivere. Il fatto che in tanti abbiano reagito con insulti contro di me ha pochissima rilevanza. Se insultano o fanno facce quando parlo è perché non hanno argomenti migliori. Va benissimo che ci sia chi non è d’accordo con me. Se hanno argomenti convincenti, io sono in ascolto. Non sono certo sicuro di avere la verità in tasca. Provo a capire, ad ascoltare tutti nel mondo, a cercare di smascherare l’ipocrisia con cui si nasconde la piccolezza dei calcoli economici dietro la retorica vuota. La verità alla fine è che a tanti non importa nulla che si massacrino i ragazzi russi e ucraini e si devasti quella terra sofferente. Il calcolo è che l’impero americano non ci ha trattato troppo male, ci ha riempito la pancia, siamo fra i privilegiati, e quindi se ci chiedono un po’ di complicità per i loro massacri, e di sporcarsi un po’ di sangue anche noi, perché no, in fondo i ragazzi italiani non stanno (ancora) morendo in guerra? L’intera élite italiana, l’intera stampa e la quasi totalità dei media sono allineati su questa scelta. Io credo che il calcolo sia miope, la storia si sta muovendo in fretta. Possiamo, motivati dalla nostra meschinità, contribuire ad andare verso la guerra che si prepara (l’Italia manderà una portaerei nel mare della Cina?) oppure possiamo cercare di contribuire ad un mondo di giustizia, collaborazione e pace. Il futuro non dipende solo da noi. Ma dipende anche da noi. 

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