Angelo Leo, già segretario generale Fiom Brindisi, assolto dal Tribunale dall’infondata accusa di diffamazione.
Le donne in fabbrica vanno sempre difese e tutelate, ancorché sindacaliste. È quanto dice la sentenza emessa dal Tribunale di Brindisi che ha assolto con formula piena - perché “il fatto non sussiste” - l’ex segretario generale della Fiom Cgil di Brindisi Angelo Leo, rinviato a giudizio per il reato di diffamazione a mezzo stampa. Il processo era nato dopo le dichiarazioni del rappresentante della Fiom Cgil - apparse su una testata giornalistica locale online - contro le quali aveva sporto querela il segretario generale della Fim Cisl di Taranto Brindisi, Michele Tamburrano, ritenendosi leso nella propria onorabilità.
Le dichiarazioni di Leo (del 28 luglio 2021) erano state fatte durante le schermaglie avvenute nel corso di un incontro nella sede di Confindustria Brindisi, dove era in corso un confronto sull’azienda TI Group Automotive. In questa occasione Leo era intervenuto a difesa della collega Azzurra Carriero, peraltro in stato di gravidanza, ritenendo inappropriate le affermazioni del collega nei confronti della donna.
“Azzurra Carriero - ricorda Leo - era componente della segreteria della Fiom Cgil, oltre che dipendente della stessa azienda. Quel giorno erano stati chiesti dei dati circa la logistica della società. Le venne ribattuto che lei ‘non era di garanzia alcuna’. Invece lo era perché sindacalista. La risposta brusca non teneva nemmeno conto che la collega era al settimo mese di gravidanza. Per questo motivo decisi di interrompere il tavolo. Dissi che non c’erano le condizioni per proseguire e andai via con la collega”.
Al confronto seguì la nota della Fiom a firma di Leo a cui il segretario della Fim Cisl di Taranto Brindisi replicò, sentendosi leso nella propria onorabilità e respingendo ogni critica della Fiom, e sporgendo poi querela. Questi i passaggi “incriminati” contenuti nel decreto di citazione: “Nonostante l’ultimo contratto nazionale dei metalmeccanici, appena firmato unitariamente, preveda la espressa tutela delle donne nei luoghi di lavoro, con totale disprezzo di quanto sottoscritto a livello nazionale, il segretario generale territoriale della Fim Cisl, durante un incontro in Confindustria con TI Automotive – scrisse Leo - ha offeso la Fiom Cgil in generale, ed in particolare la dignità e l’impegno sindacale della compagna Azzurra Carriero”. E ancora...: “La Fim Cisl brindisina insiste a non avere alcun rispetto della Fiom, ma molto peggio non ha rispetto in generale delle donne impegnate nel sindacato, in particolare se fanno parte della Fiom”.
Il pm Francesco Carluccio chiese e ottenne il rinvio a giudizio del segretario generale della Fiom Cgil, ritenendo la sussistenza dei presupposti del delitto di “diffamazione con l’aggravante dell’aver commesso il fatto col mezzo della stampa, ovvero con qualsiasi altro mezzo di pubblicità e nell’attribuzione di un fatto determinato”. Nei giorni scorsi si è tenuta l’udienza del processo a carico di Leo, a cui è seguito il pronunciamento di assoluzione con formula piena del giudice Adriana Almiento. Ad assistere l’ex segretario Angelo Leo, l’avvocato Stefano Palmisano.
“Ho sempre avuto fiducia nella magistratura – ha dichiarato dopo la sentenza l’ex segretario generale della Fiom di Brindisi - mi ritengo pienamente soddisfatto dall’esito del processo. La sentenza di assoluzione, oltre a sancire il fatto che le nostre dichiarazioni non fossero lesive e che la critica sindacale fosse legittima, apre anche ad un’altra importante riflessione. La sentenza infatti rappresenta una sorta di spartiacque, poiché legittima la presa di posizione della Fiom Cgil a tutela del lavoro di genere e dei diritti della donna. La collega in quella situazione era in totale stato di disagio, era quindi stata messa a tacere. La Fiom, così come la Cgil di Brindisi, non potevano accettarlo perché la Cgil lotta non solo per i diritti e le tutele sui luoghi di lavoro, le retribuzioni, la sicurezza, le contribuzioni e via discorrendo. Ma lotta anche per la dignità ed i diritti civili delle persone e per la parità di genere tra uomini e donne. Tutto ciò è scritto nel dna del nostro sindacato. È quanto abbiamo fatto intervenendo a tutela di una donna, peraltro anche sindacalista. Il Tribunale di Brindisi ha riconosciuto la correttezza del nostro operato e della nostra azione sindacale per la parità di genere e per le donne, che possono – come sancisce la sentenza - essere difese”.