Sindacato “dei” lavoratori e centralità delle Rsu - di Alessio Bianchini

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Intervento al congresso della Filt Cgil del Veneto del 17 e 18 gennaio scorsi.

La nostra società ha un enorme necessità di cambiamento: radicale, dalle fondamenta, dalle basi. Lo abbiamo visto grazie, ma meglio sarebbe dire per colpa, della pandemia. Anche i più miopi dovrebbero aver capito che il senso di solidarietà dovrebbe essere un valore della società. Ci si accorge che umanità da condividere non ce n’è più, o ce n'è troppa poca. (…)

Il dogma del mercato ha assorbito la nostra cultura convincendoci che è l’unico mondo possibile per la società moderna. Non è così e non può essere così. Veniamo da tre anni che ci hanno insegnato che il “bene comune”, normalmente utilizzato come slogan elettorale privo di contenuti reali, in questo contesto si traduceva nel comportamento collettivo: all’improvviso siamo dovuti diventare altro. Responsabili per noi stessi e per gli altri. Un messaggio meraviglioso, da non disperdere.

La nostra società ha le fondamenta basate sulle misure finanziarie ed economiche, e molto poco a misura dell’umanità. La politica è una variabile dell’economia e il profitto è l’unico fine, non solo economico ma anche sociale. Oggi chi governa il (nostro) mondo è proprio la finanza che decide le politiche e ti impone le sue idee, abbiamo avuto modo di vedere che ha anche il diritto di vita o di morte su uno Stato o una società, anche sulle persone. (…)

Mi ritrovo, nel 2023, a dover parlare di capitalismo, perché ci sarà, se non siamo in grado di contrastarlo, un’accelerazione per quello che è definito capitalismo politico, riducendo gli spazi di rappresentanza sociale della democrazia tradizionale. Dobbiamo essere vigili e pronti a mantenere il nostro ruolo.

Parte importante, fondamentale, è quella della contrattazione e del ruolo dei delegati/e e delle Rsu. Rsu che sono patrimonio nostro e che non deve essere distorto da una mera misurazione di rappresentanza, di una elezione, ma deve avere un vero valore sulla contrattazione e sul protagonismo. Rsu che in Fsi verranno probabilmente rinnovate quest’anno. Faremo di tutto per provare a vincerle in Veneto! Perché noi non ci accontentiamo, noi siamo quelli che davvero credono nel valore delle Rsu e daremo tutto. (…)

Qualcuno ogni tanto dimentica che siamo un’organizzazione “di” lavoratori, non “per”. La differenza è sostanziale perché chi è “per” non fa vertenzialità/contrattazione ma servizi, e alcuni lo sanno fare molto meglio di noi. La nostra storia e i nostri valori sono altro.

Il proselitismo oggi si confronta con una nuova generazione, quei giovani che culturalmente sono diversi. Sbagliamo se pensiamo che siano peggiori o migliori, la diversità è una ricchezza che deve essere colta, e raccolta. Da anni a questa parte, anziché “schei”, i giovani vengono a chiedere e a parlare del tempo, del loro tempo e del tempo in funzione della loro vita e non del lavoro. Noi dobbiamo essere in grado di tradurre questo in proposta concreta. La flessibilità ci siamo abituati a vederla solo in senso negativo, in quanto è stata molto utilizzata dalle aziende a loro favore piuttosto che da lavoratori e lavoratrici al proprio. I/le giovani li coinvolgiamo su questi temi, non possiamo sperare che il senso di appartenenza derivi esclusivamente da retaggi culturali del passato. (…) E noi che siamo un sindacato di sinistra non possiamo prescindere dalle masse, perché credo che essere di sinistra sia rappresentare una parte di società e i suoi interessi, e nei rapporti di forza la nostra forza si fa esclusivamente con i numeri.

In ambito ferroviario siamo costretti ad agire in questo modo, Rfi in Veneto ha avuto un ricambio generazionale tale che l’età media dei dipendenti è di 36 anni. Questi giovani e queste giovani si trovano in una realtà che ha vissuto una modifica significativa dei modelli organizzativi del lavoro ferroviario, modifica che ha fatto sì che ci sia un isolamento di chi lavora, con attività eseguite sempre più spesso singolarmente, senza poter affidarsi ai colleghi con più esperienza di vita lavorativa. Qui torniamo al ruolo essenziale dei delegati/e, delle Rsu. Solo grazie a loro e alla loro presenza non abbiamo uno “strappo” tra lavoratori e sindacato. (…)

In Fs, come Filt del Veneto ci siamo organizzati attraverso un Coordinamento regionale. Perché è necessario rispondere per settore, perché abbiamo sempre meno risorse in ambito sindacale. Considerate il numero di funzionari/segretari che oggi seguono i vari ambiti della Filt, se non ci fosse il Coordinamento sarebbe necessario ripensare a tutti i territori in termini di risorse. Oggi abbiamo la necessità di mantenere e implementare chi segue le attività ferroviarie, altrimenti il rischio è quello di indebolire tutta la Filt, non solo i “ferrovieri”.

In questo senso sarà necessario investire sulla formazione dei nuovi delegati, delle Rsu, senza i quali non si va avanti, ed ogni provincia dovrà cominciare a ragionare sulle risorse da trovare.

La formazione non è l’unica necessità, c’è anche la necessità di avere una contrattazione territoriale, vera, in Fs. La contrattazione si può banalizzare riassumendola in tre materie: relazioni industriali, orario/condizioni di lavoro e retribuzione. Ecco, in Fs, se non in parte estremamente marginale, si ragiona pochissimo di questi temi a livello locale, è tutto centralizzato, è tutto a Roma, con una conseguente perdita di potere negoziale. (…)

Altra bella questione è quella del rinnovo contrattuale. A fine 2023 il Ccnl Af scade. Dobbiamo ragionare sicuramente delle attività e dei ruoli che prevedono i percorsi professionali di 20 anni fa. Perché il Ccnl Af odierno è strutturato sul 2003.

Ancora più complessa come materia, soprattutto nel nostro settore, è quella dell’orario di lavoro. Di una riduzione dell’orario di lavoro vera. Il semplice taglio dell’orario di lavoro, oggi, nelle attività ferroviarie, corrisponde esclusivamente ad un taglio di ore di lavoro ma non di nastri lavorativi.

Dobbiamo essere efficaci per dare risposte in questo senso, non avendo più come unico obiettivo l’aumento salariale, ma un aumento del tempo di vita. Noi abbiamo sempre e solo pensato alle flessibilità come strumenti aziendali per strutturare l’orario di lavoro a loro uso e consumo, e noi non siamo stati in grado di avere in questo senso una forza propositiva: part-time, strutture come asili nido 24h su 24h, anche aziendali. Eppure è questo il tipo di richiesta che riceviamo.

Nel rinnovo contrattuale Af, nei ragionamenti salariali, nel concetto di povertà e dignità si incastra perfettamente il mondo degli appalti Fs. Con lavoratori che si trovano in una condizione di maggiore fragilità rispetto ai dipendenti di alcune, non di tutte (vedi Mist), aziende del Gruppo Fsi. Dobbiamo garantire a questi lavoratori stabilità e stipendio dignitoso. Il mondo degli appalti, non solo ferroviari, sappiamo che è una giungla di offerte al ribasso dei costi come elemento distintivo. Ogni gara, per definizione, è una competizione al ribasso, e se non ci fosse il principio della “clausola sociale” che proviamo a difendere con le unghie e con i denti, a volte da soli… (…)

La questione di infrastruttura ferroviaria, di implementazione, di investimenti porta all’interesse che Trenitalia dimostra da tempo nei confronti del biglietto unico. Sperimentazioni ne abbiamo con Venezia, Verona e in parte con Treviso in Mom. La valutazione che deve essere fatta in questo frangente è che si parla di servizio, non di prodotto, le connessioni devono essere rapide ed efficienti senza sovrapporsi, ed essere concorrenziali tra loro. Oggi vediamo una situazione che in realtà va a penalizzare una parte di Tpl, quando invece il tentativo non deve essere quello di andare a discapito di un vettore, piuttosto deve andare a favore del servizio, con per risultato un servizio migliore, lavoro e condizioni migliori. Su questo piano il “ferroviario”, nell’ottica green, è molto attrattivo visto l’impatto emissioni zero. Per questo va definito un interscambio tra le tipologie, altrimenti si rischia di avere un trasporto pubblico buono e uno cattivo; deve esistere, invece, quando si parla del trasporto pubblico, sempre un buon servizio.

È necessario parlare di cooperazione anche perché la vera competizione è col trasporto privato e su quello la competizione va fatta sulla qualità e l’efficienza, oltre che sull’aspetto economico, mai da sottovalutare. La discussione a quel punto assume una dimensione diversa: chi è l’interlocutore, chi la committenza? Nella nostra regione a volte la politica di trasporto sembra che sia stata fatta da Trenitalia, grazie al fatto che una parte del governo di questo territorio ha mutuato le problematiche che sono state risolte proprio da quell’impresa. Va bene a me come dipendente, va meno bene a me come cittadino.

Ultimo ma non ultimo: Sistemi Territoriali e probabile acquisizione del servizio da parte di Fsi (vedi stampa). In questa eventualità si andrà ad affrontare una vertenza sindacale rilevante. A partire dal passaggio del personale e relativo Ccnl di riferimento. Dobbiamo fare in modo che non ci sia alcuna ricaduta occupazionale, c’è l’ambito manutentivo che è uno dei settori di maggiore criticità a livello Trenitalia. (…)

Io sento un grande orgoglio e un grande senso di appartenenza alla Cgil e alla Filt, vorrei essere in grado di trasmettere questo sentimento. Faccio alla fine quello che di solito si fa all’inizio, non per sminuire ma per dare ancora più importanza: saluto Adolfo Caruso, Tony Scaggiante e Berto Cristofoletti (…). Questi tre compagni, e il momento del loro ricordo, mi hanno fatto pensare al grande valore della parola “compagni”, di cosa voglia dire. Uno di loro mi parlava spesso di Gramsci, e mai come in questo momento vale: “Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente…”. Questo mi fa dire che noi avremo dei difetti, ma non l’indifferenza. Perciò, come sempre e più di sempre in quest’epoca difficile: W il sindacato e W la Cgil!

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