Il 25 ottobre scorso, mentre Giorgia Meloni alla Camera dei Deputati pronunciava il suo discorso di insediamento, sempre a Roma la polizia all’università della Sapienza caricava a manganellate una manifestazione di studenti, davanti alla facoltà di Scienze politiche. Gli universitari romani protestavano contro un convegno organizzato da Azione Universitaria, organizzazione ufficiale di Fratelli d’Italia, il ramo che interviene negli atenei di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di FdI.
Il convegno era in realtà una passerella che provava a rilanciare la presenza negli atenei dell’organizzazione giovanile dai caratteri marcatamente fascisti (nel loro caso è del tutto inutile il prefisso “post” tanto in voga oggi). Infatti, mentre il corrispettivo “adulto” del partito miete successi alle elezioni politiche, in quelle universitarie la destra di A.U., insieme agli studenti di Forza Italia, che col nuovo millennio aveva visto una crescita in voti e percentuali alle elezioni universitarie, culminata nel 2010 con un preoccupante 27,4%, ha gradualmente perso voti e sostegno arrivando ad un più che dimezzamento nel 2019, quando raccoglieva solo il 13,4%.
Il convegno dibattito sul “capitalismo buono”, che prevedeva gli interventi di Fabio Roscani, presidente di Gioventù Nazionale e neo deputato di Fratelli d’Italia, e dell’immancabile, immarcescibile, screditato Daniele Capezzone, non era in realtà un dibattito, visto che il contraddittorio non era stato accettato dagli organizzatori. Si trattava quindi di un vero e proprio comizio di partito, teso a segnare un cambio di passo (o in questo caso di regime) anche all’università, in appoggio al nuovo governo di destra.
Contro tutto questo si sono mobilitati gli studenti dei collettivi universitari di “Cambiare Rotta”, a partire, ovviamente da quello di Scienze politiche. Gli universitari che protestavano pacificamente (le numerose immagini, diventate virali sui social e i media, mostrano chiaramente studenti disarmati, a volto scoperto e mani nude), chiedendo di entrare, per partecipare al contraddittorio e di esporre uno striscione che ribadiva che l’università era antifascista, venivano ad un certo punto caricati e manganellati dagli agenti. Erano almeno dieci anni che la polizia non entrava in tenuta antisommossa nell’ateneo e non era stata chiamata, come invece ha fatto la rettrice Antonella Polimeni.
Prontissima è stata la solidarietà agli studenti da parte della Cgil. In un comunicato congiunto (visibile con grande risalto sui siti della Flc, ma praticamente introvabile su quelli confederali regionali) a firma Flc nazionale, Cgil Roma e Lazio e Flc Roma e Lazio, il sindacato esprime la propria piena solidarietà agli studenti e chiede sia fatta luce sull’accaduto. Le strutture “esprimono la propria solidarietà nei confronti delle studentesse e degli studenti colpiti oggi duramente all’interno della cittadella universitaria”, e chiudono chiaramente: “Consideriamo inaccettabile la reazione della polizia. Non tolleriamo mai che il dissenso venga represso con la violenza, e che questo avvenga all’interno dei luoghi della formazione, tanto più nei confronti di una generazione già colpita duramente da crisi pandemica, climatica ed economica. Chiediamo l’immediato chiarimento dell’accaduto a tutte le istituzioni, in particolare chiamate a fare chiarezza su chi ha autorizzato questo intervento violento”.
Alle cariche della polizia è seguita, nei giorni successivi, un’occupazione lampo dell’università romana, con lo svolgimento, comunque garantito, delle lezioni. In una affollata assemblea nella facoltà di Scienze politiche, gli studenti hanno ribadito il carattere e la storia antifascista dell’ateneo, chiedendo le dimissioni della rettrice e mai più interventi della polizia all’interno della città universitaria.