I richiedenti asilo che arrivano nel Regno Unito attraverso la Manica saranno respinti in Ruanda, secondo un controverso accordo siglato tra Londra e Kigali. Il governo di Boris Johnson spera così di scoraggiare gli attraversamenti dello stretto.
Questo è un ulteriore passo verso una linea dura nella politica migratoria britannica. Il governo ha firmato questo accordo da 144 milioni di euro con il Ruanda perché Kigali si faccia carico dei migranti di varie nazionalità “rispediti” dal Regno Unito. L’annuncio è stato dato dai rappresentanti del paese africano nel mese di aprile, durante una visita del ministro degli Interni britannico, Priti Patel.
Annunciato con grande clamore, l’accordo firmato tra Londra e Kigali, che prevede il trasferimento in Ruanda dei richiedenti asilo arrivati in Gran Bretagna, ha suscitato indignazione nello stesso Regno Unito e anche in Europa. Numerose organizzazioni laiche, religiose e della società civile hanno definito l’accordo non rispettoso dei diritti umani e del diritto di asilo. Inoltre il Ruanda non è certo un esempio in termini di rispetto dei diritti umani.
L’opposizione laburista britannica ha immediatamente dichiarato il piano “impraticabile, non etico ed esorbitante” anche per le ingenti risorse previste, che invece dovevano essere impiegate per garantire politiche di accoglienza e di inclusione nel Regno Unito.
Anche tra i conservatori il giudizio su questo accordo tra Londra e Kigali non è unanime. La deputata Sayeeda Warsi ha descritto “questa proposta di ricollocare i richiedenti asilo in Ruanda” come “cinica, inefficace e costosa”. “È anche disumano, e mette in imbarazzo la nostra orgogliosa storia di difensori dei diritti umani e della Convenzione [di Ginevra] sui rifugiati”, ha aggiunto.
La popolazione britannica non sembra aderire a questo progetto. In un sondaggio YouGov su circa 3mila persone, solo il 35% ha dichiarato di sostenere la misura.
Anche le istituzioni internazionali non hanno esitato a denunciare questa proposta del governo di Boris Johnson. Sebbene il Regno Unito abbia lasciato l’Ue, il commissario europeo per gli affari interni Ylva Johansson ha reagito sul suo account twitter: “Inviare richiedenti asilo a più di seimila chilometri di distanza e esternalizzare le procedure di asilo non è una politica umana e dignitosa”, ha scritto.
Purtroppo va detto che questo accordo tra il Regno Unito e il Rwanda è l’ultimo di diversi accordi siglati tra paesi europei e paesi terzi in questi anni, con gli stessi obiettivi: esternalizzazione delle frontiere, respingimenti di massa, creazione di centri di detenzione dove le persone vengono rinchiuse e spesso torturate. L’abbiamo visto con l’accordo Italia-Libia, con quello tra l’Ue e la Turchia di Erdogan, e con tanti altri accordi simili tra paesi europei e paesi del continente africano, e non solo.
Sulla questione dell’immigrazione e del diritto d’asilo, la politica europea continua ad essere caratterizzata da chiusure, paure e strumentalizzazioni politiche, muri e fili spinati. Ma la cosa grave da tener in considerazione è che gran parte dell’opinione pubblica è favorevole a questa politica anti immigrati, con la convinzione che tutti i problemi delle difficili condizioni di vita delle persone (precarietà, mancanza di lavoro, povertà crescente) siano da imputare alla presenza dei migranti, e non alle politiche neoliberiste, dannose per affrontare e dare risposte alle tante diseguaglianze sempre più acute nel mondo. Invece la responsabilità è politica, e le soluzioni vanno messe in campo dai decisori politici.
Infine c'è da sottolineare la triste constatazione che il “vecchio continente” sta perdendo valori importanti come solidarietà, diritti universali, pace. Quei valori che hanno forgiato la sua democrazia al prezzo di gravi costi umani. Come ci ha insegnato Gino Strada, “i diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini, proprio di tutti, sennò chiamateli privilegi”.