Analogie tra potenti, ipocrisia dell’Europa. Dalla stampa internazionale.
L’informazione nazionale non brilla per onestà né oggettività, la “copertura” della guerra in corso tra Russia e Ucraina ne è un’ennesima prova. Fiumi di retorica, con un pensiero unico: esaltare l’Ucraina, colpire la Russia, alimentare la guerra.
Mentre è indispensabile e dovuta la solidarietà e la vicinanza con le vittime ucraine e con chi in Russia si ribella alla guerra del presidente, è utile conoscere altri punti di vista e letture nel mondo. Particolarmente interessanti alcune voci da Palestina e Israele, occupata e occupante da decenni, su due aspetti: le analogie, persino nel linguaggio, tra l’azione di Putin e quella di Israele, e la constatazione del doppio standard dell’Europa rispetto alle due situazioni.
“Il modo in cui Putin rappresenta la violenza dello stato russo in Ucraina è simile alla retorica che Israele usa nelle sue guerre contro i palestinesi da decenni” (Meron Rapoport, Israele, +972 magazine). Rapoport cita la stessa parola “operazione” con cui Putin ha definito il suo attacco all’Ucraina per quella che è una guerra a tutti gli effetti: “Gli ex soldati israeliani ricorderanno ‘Operazione Pace per la Galilea’, il nome che Israele diede alla guerra iniziata nel 1982, che portò alla conquista di quasi metà del Libano, compresa la capitale Beirut, e alla successiva occupazione del sud del Paese”. Tante operazioni sono seguite, con i nomi fantasiosi di ‘piombo fuso’ o ‘margine protettivo’ su Gaza, o ‘scudo di difesa’ in Cisgiordania.
La propaganda investe anche la storia: “Non esiste la nazione ucraina” ha affermato Putin, sostenendo che l’Ucraina non ha mai avuto una “tradizione di genuina statualità” e che il paese di oggi è una finzione creata dai bolscevichi quando fondarono l’Unione Sovietica. Nel 1969 l’allora primo ministro Golda Meir dichiarò che storicamente “non esistevano i palestinesi”. Benjamin Netanyahu le fece eco nel suo libro del 2000, ‘Una pace durevole’, in cui sosteneva che prima del sionismo “non esistevano persone come i palestinesi, con una coscienza nazionale, o un’identità nazionale, o una concezione degli interessi nazionali” (Peter Beinart in Jewish Currents).
Queste analogie rendono ancora più chiaro il doppio standard dell’Europa, particolarmente odioso quando viene abbinato alla esa ltazione dei “valori”. “È sorprendente assistere alla rapida risposta europea, alla capacità di mobilitarsi velocemente e alla celebrazione della resistenza quando è ‘bianca, bionda e con gli occhi azzurri’” dice Alaa Tatir su Middle East Eye, ricordando che la resistenza palestinese viene abitualmente tacciata di terrorismo.
Dunque la comunità internazionale – e gli europei in particolare – hanno una opportunità per riflettere e avviare una profonda revisione delle proprie politiche, alla luce di quei valori di umanità e giustizia tanto sbandierati in questi giorni. Sul quotidiano israeliano Haaretz, Jack Khoury si chiede: il mondo unito per le sanzioni alla Russia. Perché non può fare lo stesso per i palestinesi? “Ciò che i palestinesi hanno chiesto negli ultimi 50 anni, azioni internazionali per fermare un occupante aggressivo, è stato attuato per gli ucraini in soli sette giorni. Una richiesta parallela di tali azioni a beneficio dei palestinesi suona come una battuta stantia”.
Ancora, Gideon Levy su Haaretz: immaginate che Israele stia invadendo di nuovo la Striscia di Gaza. Le solite uccisioni, distruzioni e rovine. Il mondo tira fuori la nuova arma apocalittica: esclude Israele dal sistema di comunicazione e trasferimento bancario internazionale. Israele è fuori da Swift. Ciò che è giusto e doveroso per l’invasore dell’Ucraina è giusto e doveroso per l’invasore della Striscia di Gaza. Senza Swift, Israele imploderebbe immediatamente, e sarebbe costretto a modificare la sua politica distruttiva e di apartheid verso i palestinesi!
Concludiamo con Yousef Munayyer su The Nation: da un giorno all’altro, il diritto internazionale sembra essere di nuovo importante. Boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni vengono ampiamente utilizzati. La vodka scompare dagli scaffali dei negozi. La Russia espulsa dall’Eurovision e sospesa dai principali campionati di calcio internazionali. I balletti russi e perfino le lezioni su autori russi dell’800 cancellati: il tutto dopo appena cinque giorni. Sorprendentemente, boicottaggi, disinvestimenti e sanzioni non sono controversi se usati per colpire le responsabilità di alcuni trasgressori, ma quando si tratta dei diritti dei palestinesi queste misure sono considerate sbagliate, o addirittura antisemite!
Quando un alleato dell’Occidente come Israele viene “tenuto al riparo” da queste misure, è evidente che non esiste un ordine internazionale basato su regole: esiste solo la regola della forza, e il diritto internazionale viene usato come strumento di potere. La forza stabilisce il diritto, e questa è una minaccia per tutto il mondo.
(Gli articoli citati, tradotti in italiano, si trovano su: www.palestinaculturaliberta.org)