Telecomunicazioni: quale futuro in Italia? - di Maurizio Dotti e Gianluca Meloni

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Per Tim e il settore Tlc servono una visione strategica e politiche industriali degne di questo nome.

Il 23 febbraio scorso i lavoratori Tim hanno scioperato contro il progetto di separazione dell’azienda, con la costituzione di due società distinte (Rete e Servizi). A rischio l’occupazione per i 40mila dipendenti di Tim, ma non solo.

I piani di Tim rischiano non solo d’indebolire l’incumbent (l’unico privatizzato tra i maggiori operatori europei), ma di trascinare tutto il sistema delle Tlc in Italia. Si palesano segnali di consolidamento e ristrutturazioni, a partire dalle Telco, fino agli appalti di Rete ed ai Call Center, dove i lavoratori pagano le conseguenze di delocalizzazioni e gare al massimo ribasso.

In questi anni le authorities hanno spinto la proliferazione della concorrenza in maniera anomala ed esagerata rispetto alle effettive esigenze del mercato. Il settore Tlc ha perso oltre 12 miliardi di ricavi negli ultimi 10 anni. I governi che si sono succeduti hanno abdicato ad ogni ruolo regolatorio, assecondando passivamente questo trend. Ora il prezzo rischiano di pagarlo, ancora, in primis, i lavoratori, ma successivamente tutto il Paese.

Il prevalere della pura logica di mercato, che ha come unico obiettivo la remunerazione a breve termine degli azionisti a scapito degli investimenti su occupazione, qualità di rete e servizi, sviluppo e innovazione, ha accompagnato e causato il declino ed oggi la crisi delle Tlc in Italia. In questo modo si compromette ciò che oggi è considerato, a pieno titolo, un diritto fondamentale della persona, un diritto di cittadinanza: l’accesso ad una rete internet adeguata in condizioni di parità.

Ammonta infatti, e non a caso, a 50 miliardi la mastodontica cifra messa a disposizione dall’Europa per lo sviluppo digitale in Italia. Servono una visione strategica e politiche industriali degne di questo nome. Il colpevole immobilismo del governo diventa colpevole accondiscendenza.

 

Occorre una mobilitazione unita e decisa di tutti i lavoratori del settore, dall’inizio alla fine dell’articolata filiera Tlc, affinché il sindacato possa recuperare un confronto autentico con governo e aziende; non tanto per negoziare su come contenere le ferite sociali, ma per ottenere il pieno rilancio delle telecomunicazioni in Italia, e per riconsegnare dignità al lavoro, liberandolo da un quadro normativo che ha normalizzato precarietà e instabilità.

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