Spagna: un nuovo modello di relazioni sindacali al servizio di una società più giusta e democratica - di Nuria Lozano Montoya

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Il Partito Popolare ha approfittato della crisi economica per imporre politiche di deregolamentazione del lavoro, gravi disparità e individualizzazione nei rapporti di lavoro, un aumento della precarietà sotto tutti i punti di vista: riduzione dei salari, maggiori disuguaglianze e povertà, anche tra gli occupati, specialmente donne e giovani. In definitiva, hanno imposto la legge del più forte, con un aumento delle garanzie per le imprese sproporzionato rispetto ai diritti del lavoro. Un cammino iniziato già prima da parte del Psoe.

Per le prospettive future della società, il lavoro è un fattore di creazione di ricchezza e coesione sociale, e per questo è necessario ridurre precarietà e diseguaglianza, così come invertire il continuo ribasso dei salari, dato che avere un lavoro non è ancora garanzia di arrivare alla fine del mese per 3,2 milioni di persone.

Il ministero del Lavoro con a capo Yolanda Diaz, di Unidas Podemos, sta dando impulso a politiche del lavoro pionieristiche in Europa, come la regolazione dei riders e gli Erte (simili alla nostra cassa integrazione in deroga, ndt), pienamente orientati all’impiego. Due anni dopo l’inizio della pandemia si sono recuperati 777mila posti di lavoro e ridotta la disoccupazione di 902mila persone grazie, tra gli altri strumenti, agli Erte. Un meccanismo di sospensione temporanea finanziato dallo Stato che ha permesso, con la proibizione dei licenziamenti, di frenare la distruzione del lavoro e una ripresa economica più rapida.

L’innalzamento del salario minimo (il terzo di questo governo, che lo ha aumentato del 35,86%, da 736 a 1.000 euro in appena due anni) permette di invertire la svalutazione del salario. Riducendo diseguaglianze, riattivando la domanda e rafforzando la struttura delle entrate dei sistema pensionistico pubblico (in Spagna questo salario è la base minima della contribuzione alla sicurezza sociale).

Dopo nove mesi di negoziati, in dicembre si chiudeva un accordo che deroga la spina dorsale delle riforme del Partito Popolare, con una norma che indica un avanzamento dopo decenni di perdita di diritti, in forma concordata con le parti sociali. Una legge, la più importante di tutta la legislatura per il suo impatto sulla qualità della vita della maggioranza della popolazione, che ha un valore chiave: dare maggiore stabilità al governo di coalizione e rafforzare la squadra del ministero del Lavoro per continuare ad avanzare e riformare il sistema del lavoro spagnolo e dare risposta alle vere necessità dei lavoratori.

Si tratta di una regolamentazione contrattata, che attende agli impegni con l’Unione europea e apre all’accesso a altri 50 milioni di euro di fondi europei, e con la firma del padronato apre il passo a una nuova tappa nelle relazioni sindacali, stabilendo le basi per una ripresa più giusta e inclusiva. L’accordo con il padronato comporta l’isolamento politico dei suoi alleati tradizionali, la destra e l’estrema destra della cultura dell’odio che fanno della depredazione della popolazione e del territorio la loro ragione d’essere.

I seguenti sono alcuni degli elementi principali della riforma. Prima di tutto la contrattazione, che fa del contratto a tempo indeterminato il contratto di riferimento, recuperando la precarietà, riducendo le modalità del contratto a tempo, sopprimendo uno dei grandi punti di frode nella tipologia contrattuale: il contratto di opera o servizio e regolarizzando il rapporto di lavoro dei giovani con una formazione professionale in alternanza con il lavoro.

Si attuano gli Erte, uno strumento strutturale per proteggere il lavoro in situazioni di crisi. La scommessa è quella del recupero reale della capacità regolatoria e contrattuale della contrattazione collettiva, con prevalenza dei contratti di categoria per i salari e l’inquadramento professionale, e il conseguente miglioramento della capacità di organizzazione dei lavoratori. Il recupero della ultrattività nella contrattazione collettiva illimitata nel tempo.

La nuova legge deroga alla riforma del lavoro del Partito Popolare e dà risposta ad una sfida: trasformare e riequilibrare il modello di relazioni sindacali ereditato dal Pp, mettendo al primo posto le persone. Crescere nei diritti per garantire una vita più sostenibile, rafforzare il legame tra salario, salario indiretto (servizi pubblici) e salario differito, il sistema pensionistico pubblico; rafforzando l’occupazione di qualità e con diritti.

In definitiva, lavoro dignitoso per tutti, per un nuovo modello di relazioni sindacali al servizio di una società più giusta e democratica.

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