Wonder Woman: 80 anni e non li dimostra - di Mimmo Dieni

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Cade in questi giorni il compleanno di una donna “super” in tutti i sensi. Nel novembre del 1941 usciva infatti il numero uno di “Sensation Comics”. La data sul fumetto è gennaio 1942, ma per tradizione i fumetti statunitensi riportano la data di due mesi dopo. Era il tempo che ci voleva allora per portare l’albo in ogni edicola del vasto paese americano. La peculiarità è che in copertina, con un abito tipicamente da supereroe, c’è una donna: Wonder Woman.

La “donna meraviglia” aveva in realtà fatto una fugace apparizione (di presentazione) qualche giorno prima su “All Star Comics” numero 8. Era la rivista che metteva insieme tutti i supereroi, uniti nel gruppo della “Società della giustizia d’America”, la antesignana dell’attuale Justice League. La National (la casa editrice adesso nota come Dc Comics) aveva sfornato in meno di tre anni Superman (1938), Batman (1939), Flash e Lanterna Verde (1940). Ma dopo un periodo di boom, con nuovi personaggi che spuntavano da tutte le parti, vi era stato un calo delle vendite. Occorreva qualcosa di nuovo.

Gli editori chiesero una consulenza a William Moulton Marston, uno psicologo che all’epoca andava per la maggiore. Marston era un personaggio davvero innovativo. È stato l’inventore della macchina della verità e della teoria Disc, per analizzare il linguaggio universale dei comportamenti. Marston era inoltre famoso negli Usa per essere un teorico del femminismo e della liberazione sessuale. In gioventù aveva frequentato Emmeline Pankhurst, l’antesignana fondatrice del movimento femminista americano. Aveva poi sposato Elisabeth Holloway, futura redattrice capo dell’Enciclopedia Britannica, e in seguito conobbe la brillante studentessa Olive Byrne che divenne compagna di vita sua e di sua moglie. Marston ebbe figli da entrambe le donne, e vissero tutti/e insieme per l’intera vita.

Marston si gettò anima e corpo nella sceneggiatura dei fumetti, e creò insieme al disegnatore Harry Peter la prima supereroina della storia moderna. Diana era principessa dell’isola delle amazzoni Themyscira, un’isola abitata esclusivamente da donne, figlia della regina, la saggia e combattiva Ippolita. Per la prima volta i lettori vedevano liberarsi una donna sottomessa e legata (un cliché di chiaro stampo “bondage”), per poi suonarle di santa ragione ai maschi. I fumetti non erano più prerogativa solo dei maschi adolescenti, ma diventavano patrimonio anche del genere femminile.

“Finalmente, in un mondo lacerato dall’odio e dalle guerre degli uomini, appare una donna per la quale i problemi e le imprese degli uomini sono un gioco da ragazzi. Una donna la cui identità non è nota a nessuno, ma le cui imprese sensazionali sono eccezionali in un mondo in rapido movimento. Serve come simbolo di integrità e umanità, in modo che il mondo degli uomini sappia cosa significa essere un’amazzone. Con cento volte l’agilità e la forza dei nostri migliori atleti maschi e dei lottatori più forti, appare come se dal nulla vendicasse un’ingiustizia o raddrizzasse un torto! Bella come Afrodite, saggia come Atena, con la velocità di Mercurio e la forza di Ercole, è conosciuta solo come Wonder Woman!” (William Moulton Marston in All Star Comics #8 - Presentazione di Wonder Woman).

Erano gli anni della guerra, e la principessa Diana iniziò ben presto la sua battaglia personale contro l’asse fascista. Dapprima con lo scovare le spie naziste infiltrate negli States, poi andando personalmente a rovinare i piani di conquista di Hitler e Mussolini, assumendo il medesimo ruolo del Capitan America della concorrente Marvel. E se Superman rischiava di assomigliare troppo all’Übermensch tanto celebrato dai nazisti, Wonder Woman rovesciava completamente il paradigma: e una donna che pestava regolarmente i superuomini che di volta in volta venivano inventati dagli scienziati di Hitler doveva essere qualcosa di davvero insopportabile per i nazifascisti.

Dopo Wonder Woman altre eroine si sono affacciate nel mondo delle nuvole parlanti, ma lei è rimasta l’archetipo, l’idea di origine. E oggi, 80 anni dopo, ha superato in popolarità altri supereroi famosi, ed è considerata parte decisiva della cosiddetta “triade” sacra dell’universo supereroistico della Dc Comics, rappresentando la parte femminile di quell’universo.

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