Conferenza nazionale dipendenze: verso il superamento delle logiche proibizioniste? - di Denise Amerini

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Si è tenuta a Genova il 27 e 28 novembre scorsi la IV Conferenza nazionale sulle dipendenze. Un appuntamento atteso da dodici anni, preceduto il 26 novembre da una giornata autoconvocata, “Fuoriconferenza”, promossa dalla rete di organizzazioni e associazioni di cui fa parte anche la Cgil, dal titolo “Stop war on drugs, facciamo pace con le droghe e con chi le usa”. Iniziativa che ha visto la partecipazione di molti relatori, anche da paesi esteri, che oltre a confermare la improrogabile necessità di intervenire con provvedimenti di legalizzazione della cannabis e di completa depenalizzazione dell’uso personale, hanno dimostrato, fornendo numerosi dati oggettivi, che le politiche basate su una logica esclusivamente repressiva hanno come unico risultato la patologizzazione e la criminalizzazione dei consumi e dei consumatori.

Al pomeriggio è intervenuta la ministra, alla quale sono state poste le domande e le sollecitazioni da portare alla Conferenza, a partire dal necessario superamento della legge vigente. Gli operatori hanno chiesto un’attenzione particolare ai servizi, pubblici e del privato sociale, che in questi anni hanno garantito interventi di prossimità, di riduzione del danno, in assenza di adeguate risorse e di adeguati riconoscimenti.

È stato posto il tema della legalizzazione della cannabis, a fronte delle firme raccolte per il referendum, sostenuto anche dalla nostra organizzazione. La ministra ha confermato la sua personale convinzione a favore di questa scelta, sottolineando al contempo le difficoltà legate al fatto che nel governo si scontrano posizioni opposte.

La Conferenza governativa ha sicuramente rappresentato un tentativo di voltare pagina, rispetto a questi ultimi trent’anni. Ma gli interventi dei ministri che si sono succeduti in apertura confermano la profonda distanza che ancora si registra fra la politica ed il mondo reale. Ad una apertura, seppur timida, del ministro Orlando, rispondono, per esempio, la ministra Gelmini che si dichiara contraria a ogni forma di legalizzazione, perché “non esiste la libertà di drogarsi”, e il presidente della conferenza delle Regioni, il friulano Fedriga, secondo il quale la droga non si combatte legalizzandola. Pesa inoltre, e preoccupa molto, la totale assenza del ministero della salute, del ministro Speranza: come se il tema delle sostanze, oltre che delle dipendenze, non riguardasse le politiche sanitarie e sociosanitarie del paese.

Nonostante tutto, a conclusione dei lavori è stato prodotto un documento, che recepisce molte delle istanze e dei contenuti portati dai partecipanti ai sette tavoli di lavoro, e che la rete ha fortemente sostenuto, a partire, appunto, dalla depenalizzazione e dalle politiche di riduzione del danno. Siamo riusciti anche a parlare di pratiche innovative quali il drug checking e le stanze per il consumo controllato.

Ma dobbiamo comunque sottolineare con preoccupazione lo scarso interesse della politica, anche progressista, che non depone certo per un percorso facile nel superamento della normativa vigente. Anche la stampa ha dato, nella maggior parte dei casi, un resoconto parziale, focalizzando l’attenzione esclusivamente sullo scontro proibizionismo/antiproibizionismo. Per questo chiediamo alla ministra l’attivazione di un tavolo permanente di consultazione che preveda la partecipazione di tutti i soggetti coinvolti, anche della società civile. Citando le parole di don Gallo, la ministra ha promesso di “pensare alla grande”, e ha sostenuto che “il punto di riferimento resta la centralità della persona”.

Possiamo affermare che la Conferenza ha subito tempi troppo stretti, anche per la preparazione, assenza di confronti approfonditi con diversi interlocutori, ha risentito di posizioni vecchie di alcuni soggetti. Ma il bilancio complessivo è alla fine positivo: ha anche dato, per la prima volta, voce e protagonismo ai consumatori. È adesso necessario che il Parlamento agisca in concreto, ed al più presto, tenendo conto di quanto emerso in queste due giornate, che devono segnare il punto di partenza per il necessario cambiamento.

Attendiamo quindi la Relazione al Parlamento, l’attivazione di tutti i tavoli necessari per una proposta di legge che superi definitivamente la normativa vigente, compresa la legalizzazione della cannabis, e la stesura di un Piano nazionale sulle droghe, visto che l’ultimo è quello 2010-2013, ai tempi del capo dipartimento Serpelloni.

Occorre un luogo istituzionale dove tutti i soggetti interessati, mondo accademico, operatori, società civile, decisori politici, possano discutere di quello che si fa, di come lo si fa, di quali sono i bisogni e le risposte necessarie, in termini di politiche e di servizi, rispetto anche ai cambiamenti intervenuti nei consumi e nelle sostanze. La politica ha il compito di governare i rischi connessi all’uso e all’abuso, gli obiettivi sono chiari a tutti e continueremo a impegnarci perché si possano raggiungere.

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