Si possono vedere e ascoltare gli interventi dell’Assemblea delle donne Flai al link https://www.cgil.it/ci-occupiamo-di/parita-di-genere/2021/10/20/agenda/assemblea_nazionale_donne_flai_cgil_partiamo_da_noi_-1572835/
“Partiamo da noi” è il titolo dell’Assemblea delle donne Flai svolta il 20 ottobre a Roma. L’assemblea, organizzata per presentare i risultati di un questionario, somministrato a donne e uomini di area politica e area tecnica della Flai, per indagare la condizione delle donne e le dinamiche esistenti tra compagni e compagne all’interno della categoria, è stata l’occasione per un’ampia riflessione su ruolo delle donne e rapporti tra donne e uomini nella nostra organizzazione, e non solo.
Ha avviato i lavori la testimonianza di Mariam Barak, giovane giornalista afghana. Mariam, fuggita dal suo Paese al ritorno dei talebani, ha raccontato di come i pochi progressi nell’emancipazione delle donne, faticosamente conquistati negli ultimi venti anni, si siano dissolti nell’arco di poche ore. Le donne che lavoravano oggi in Afghanistan corrono il rischio di essere uccise. Soprattutto la giornalista ha evidenziato come i diritti non siano acquisiti per sempre, ma possano essere persi in ogni momento e che, nelle crisi di un Paese, sono sempre le donne a pagare il prezzo più alto.
Giovanni Mininni, segretario generale, ha spiegato che l’Assemblea delle donne è un punto di partenza di un percorso che la Flai intende effettuare per riequilibrare presenza e ruoli delle compagne all’interno della categoria. Infatti oggi la quota del 40% di presenza femminile negli organismi è formalmente rispettata, ma il 51% delle donne componenti di segreteria sono in produzione e il 43% delle donne segretarie regionali sono anche segretarie territoriali. Indagare il clima interno, le dinamiche di potere tra compagni e compagne attraverso il questionario – ha precisato Mininni – è servito per evidenziare che anche tra noi, nella nostra organizzazione, prevale il modello patriarcale. Lo sforzo che la Flai si propone è di riuscire a modificare, partendo proprio da noi, queste dinamiche.
L’assemblea è proseguita con gli interventi di Oria Gargano, che ha illustrato i risultati del questionario, di Stefano Ciccone dell’associazione “Maschile plurale” e Lorenzo Gasparrini, scrittore e blogger, punti di vista di uomini che si interrogano su violenza e parità di genere.
Il cuore dell’assemblea sono state però le dieci testimonianze di donne della Flai, delegate, segretarie, impiegate, che hanno raccontato il loro vissuto relativamente a temi quali la discriminazione, la rappresentanza, la conciliazione tra vita, lavoro e impegno sindacale, il ruolo della contrattazione, le relazioni di potere. Sconvolgente la testimonianza di Silvana, operaia agricola, che ha raccontato le modalità violente e ricattatorie utilizzate dai caporali nei confronti delle donne.
Al termine delle testimonianze, l’intervento della filosofa Annarosa Buttarelli ha stimolato una riflessione profonda, originale e positiva. Nel ricordare che l’unica rivoluzione, pacifica e positiva, in corso ancora oggi è quella delle donne, la filosofa ha sottolineato la necessità di promuovere, anzi pretendere giustizia, invece che rivendicare diritti immaginari, quale ad esempio il diritto a fare carriera. Il riconoscimento dell’autorevolezza, della capacità di insegnamento e di orientamento femminile vale più che ricoprire posti di potere, afferma Buttarelli.
La filosofa ha proseguito rivendicando un importante ruolo della Cgil nel farsi avanguardia nel “rispolverare” l’egemonia gramsciana. In un deserto di relazioni, qual è l’attuale società, con la perdita di orizzonti di trasformazione, c’è necessità di un’avanguardia di pensiero che elabori un progetto che oggi manca.
La Cgil può contribuire al salto antropologico necessario, assumendosi un compito non solo rivendicativo, ma propositivo con l’aiuto delle donne. Solo la Cgil può farlo, ha continuato Buttarelli, convinta che “una trasformazione positiva è possibile solo dove si sta a contatto con le vicissitudini della vita quotidiana”.
Maurizio Landini, in quello che ha definito voler essere non un intervento conclusivo ma un contributo alla discussione, ha dichiarato di assumere la domanda di cambiamento sorta dall’Assemblea. Ha sottolineato come la questione di genere attraversi tutte le scelte che l’organizzazione quotidianamente fa, e di come sia necessario fare un bilancio su stato e qualità del lavoro svolto. Considerato che sono in crisi la rappresentanza e la politica maschile, ha affermato Landini, assumere la libertà femminile come cardine culturale è oggi doveroso.