Nel complesso e peculiare macrocosmo della giustizia italiana c’erano tribunali anche in cittadine - vedi Montepulciano nel senese - che non ti saresti immaginato. Negli ultimi anni però l’ordinamento giudiziario ha cercato di snellire e accorpare le sedi dove, appunto, la giustizia viene amministrata. È il caso di Trani, che oggi è sede di uno dei Tribunali più importanti della Puglia. “L’istituzione della provincia Barletta-Andria-Trani, che è nata nel 2006, non c’entra con la riorganizzazione degli uffici giudiziari - precisa Felicia Carabellese - le sezioni distaccate di Molfetta, Barletta, Andria, Ruvo di Puglia e Canosa erano state chiuse il 12 settembre 2013, quando il ministero di via Arenula aveva avviato la riforma degli uffici e più in generale dell’intero comparto”. Anche se, al solito, si è pensato più al risparmio che alla funzionalità di un servizio essenziale nella vita quotidiana delle italiane e degli italiani, che ben conoscono i tempi lunghi della giustizia.
Sbaglierebbe però chi pensasse solo al settore penale, quello che finisce sulle pagine dei giornali. Invece gran parte del lavoro è dedicato al settore civile. Chiedere per informazione ai milioni di ricorrenti per motivi che vanno dalle separazioni ‘difficili’, ai divorzi, alle questioni immobiliari, ai risarcimenti civili per gli incidenti stradali, solo per fare qualche esempio. Come risultato della riforma, negli ultimi anni c’è stato un aumento dell’organico dei magistrati, sia effettivi che onorari. Una buona notizia, per assicurare decisioni più veloci. Peccato che, come spesso succede in Italia, questo irrobustimento degli organici non sia stato accompagnato da un analogo rafforzamento di chi i tribunali li fa andare avanti: dai cancellieri agli assistenti giudiziari, fino agli ausiliari.
Carabellese lavora da più di un quarto di secolo nei tribunali, ormai conosce vita, morte e miracoli del sistema. “Abbiamo insistito e insistito, alla fine siamo riusciti ad ottenere anche noi un rafforzamento dell’organico. Ci sono state nuove assunzioni, necessarie anche per il fisiologico turnover, così l’età media si è un po’ abbassata”. Entrata naturalmente grazie a un concorso vinto, Carabellese, che è anche delegata sindacale per la Funzione pubblica Cgil, guarda con interesse alle nuove leve negli uffici giudiziari: “Sono quasi tutti avvocati, come lo ero io. Si sono laureati, hanno dato l’esame di abilitazione, e poi hanno scelto di lavorare come operatori giudiziari, da dipendenti pubblici. E sì che per poter fare il concorso basterebbe il diploma. Io all’epoca feci questa scelta perché il lavoro da libero professionista, che è molto coinvolgente, rischiava di non lasciarmi il tempo per la famiglia. Oggi ho tre figli, li ho visti crescere, e a vent’anni di distanza devo dire che ho fatto la scelta giusta”.
Parte dall’analisi dei dati del personale amministrativo degli Uffici giudiziari di Trani Carabellese, per segnalare le quotidiane difficoltà nel garantire un servizio efficiente e il più possibile rapido. “Arrivata a 56 anni posso dire di averne girati di uffici. Siamo passati da piccoli tribunali, quasi ‘familiari’, ai grandi palazzi di giustizia. È vero che ci sono state nuove assunzioni, meno male. Ma se un collega si ammala e manca per una settimana, l’ufficio rischia di andare in tilt”. La digitalizzazione sta lentamente aiutando, ma resta insostituibile il ruolo dell’assistente giudiziario esperto che sa dove mettere le mani in quelle cattedrali del diritto che sono gli archivi giudiziari. “Stiamo parlando di pile e pile di fascicoli e documenti. Devi sapere dove andare a cercarli, per questo conta tanto l’esperienza”.
Carabellese puntualizza con rammarico che gli operatori giudiziari hanno assunto la qualifica di assistenti giudiziari, con un adeguamento salariale ma senza scatti di anzianità. “Non abbiamo avuto il riconoscimento della riqualificazione. Abbiamo contribuito a colmare posizioni che erano scoperte, ma senza ‘scatti’ professionali. Ho ricevuto un incentivo economico. Ma non si vive di solo pane, ci vogliono anche i complimenti, le pacche sulle spalle. Da assistenti andiamo in udienza come fanno i cancellieri, che invece sono passati a funzionari”.
Nel complesso però Carabellese preferisce vedere il bicchiere mezzo pieno, rallegrandosi dell’arrivo di nuove e nuovi colleghi di lavoro. “Nei nostri uffici convergono anche i giudici di pace, e altre mansioni di cui prima non ci occupavamo noi direttamente come le vecchie funzioni pretorili. Io personalmente lavoro nel settore degli ufficiali giudiziari. Sei ore giornaliere, dal lunedì al venerdì con due rientri pomeridiani. E se mi chiedi perché si continui a domandarci come mai la giustizia italiana sia troppo lenta, la risposta è facile facile: è perché gli operatori di giustizia continuano a essere troppo pochi. La coperta, come dice il motto popolare, è corta, se la tiri da una parte ti scopri dall’altra”.