Il coordinamento allargato di Lavoro Società della Filcams nazionale si è riunito il 25 ottobre. La riunione, a metà del percorso dell’assemblea organizzativa e in presenza di prime notizie e documenti sulla manovra economica del governo, ha sollecitato una discussione approfondita e appassionata. Come sempre, diversi i territori rappresentati: Lombardia, Toscana, Lazio, Umbria, Sardegna, Veneto, Piemonte e Puglia.
La discussione, dopo la relazione iniziale del coordinatore nazionale Antonelli, si è incentrata sui temi di stretta attualità, a partire dall’assalto alla sede nazionale della confederazione da parte dei fascisti il 9 ottobre. Nel corso della relazione, Antonelli ha dato una lettura a questo drammatico episodio, a partire dalla denuncia delle strumentalizzazioni fasciste del disagio sociale che in questi mesi si sta vivendo. Colpa dell’esplosione violenta è quindi nella tattica fascista di incanalare il disagio nella violenza contro il sindacato; responsabilità che deve essere individuata anche nella mancanza di risposte da parte del governo Draghi alle necessità dei lavoratori e delle persone.
Nelle ore precedenti la riunione era stato pubblicato il decreto fiscale e il documento di programmazione economica che hanno svelato gli obiettivi del governo Draghi: la controriforma delle pensioni, il mancato rinnovo del blocco dei licenziamenti, una politica fiscale che non redistribuisce le risorse, la mancanza di risposte ai problemi dei giovani, precarietà del lavoro in primis. Tutti temi che esasperano il clima sociale e l’ansia delle persone di fronte al proprio futuro.
La discussione ha quindi raccolto alcune delle sollecitazioni della relazione e ne ha rilanciate molte altre. Il salario minimo e il tema salariale come priorità assoluta alla quale non è possibile derogare ancora per lungo tempo. Lo smart working e la riforma dei modelli organizzativi delle imprese che determineranno conseguenze non facilmente prevedibili; l’isolamento del lavoratore e la riduzione della socialità legata al lavoro sono due temi che andrebbero affrontati con maggiore attenzione. Su questo dobbiamo registrare anche un’attesa dei lavoratori che individuano nello smart working la soluzione a molti dei problemi che vivono quotidianamente, senza analizzarne invece l’evoluzione futura.
Sul rapporto fra i lavoratori e il sindacato, è necessario elaborare una nuova strategia della memoria che trasmetta valori, storia e conoscenza di ciò che il sindacato confederale ha rappresentato nel nostro Paese, nel primo e secondo dopoguerra. Occorre partire da quella storia per poter rielaborare una strategia politica e comunicativa aggiornata ai tempi attuali.
Sono stati affrontati i temi della transizione economica, di come i modelli economici e sociali potranno adeguarsi di fronte a una esigenza non procrastinabile, quella del ripristino di un corretto bilanciamento ecologico del pianeta.
Diversi interventi hanno voluto affrontare il tema del rapporto con il “movimento” dei no green pass. È difficile rapportarsi con un “movimento” che ha fatto una battaglia con cui non abbiamo punti in comune e che ha individuato nella Cgil, in modo incoerente ed errato, il nemico a cui rivolgere la propria rabbia. Ma è anche chiaro che ci sono anche molte lavoratrici e lavoratori che non possono essere isolati su tutto e per sempre. Perché, come ha detto il nostro segretario generale Landini, il sindacato unisce i lavoratori e non divide.
È stato poi affrontato il tema dello sciopero generale: già nella relazione introduttiva era stato fatto chiaro riferimento alla necessità di dichiararlo. La discussione ha confermato la necessità di arrivare a tale dichiarazione pur prendendo atto della difficoltà di tale scelta. Organizzare una mobilitazione generale in questo momento viene considerato complicato e portare le persone a uno sciopero affatto scontato. Ma è chiaro a tutti che oggi non possiamo non arrivare allo sciopero. Questo argomento è stato affrontato da Andrea Montagni nel suo intervento di chiusura.
Andrea, che sostituiva il nostro referente nazionale confederale Giacinto Botti, impossibilitato a partecipare, ha sostenuto la necessità di creare una mobilitazione con molteplici obiettivi: lanciare un segnale di forte e convinta opposizione a un governo che si dimostra distante dalle istanze dei lavoratori, rimettere al centro del dibattito le posizioni del sindacato confederale, riallacciare il rapporto con una base di lavoratori disorientati di fronte alla grande difficoltà del momento, dare continuità all’iniziativa del 16 ottobre a Roma e consolidare la capacità di mobilitazione di una organizzazione che ha bisogno di motivare la propria base alla partecipazione attiva.
La riunione è stata anche l’occasione per lanciare il seminario nazionale dell’area in Filcams che si svolgerà alla fine di febbraio 2022 in Umbria. Il seminario, organizzato a cadenza biennale, rappresenta un impegno e un’occasione di dibattito e condivisione fondamentale nel percorso della sinistra sindacale della Cgil in categoria.