Passano gli anni, cambiano i governi, nazionali, regionali e locali, nascono e si trasformano partiti e movimenti, ma il tema del diritto all’abitare rimane sempre collocato agli ultimi posti degli impegni della politica. E non è che di casa non si parli, anzi! In quasi completa solitudine nell’Europa occidentale, in Italia l’80% delle abitazioni sono di proprietà, considerate un bene rifugio e di natura speculativa che imbriglia milioni di famiglie di lavoratori a distrarre i propri risparmi in mutui di durata trentennale, inibendo così una diversa mobilità verso nuove opportunità e sedi di lavoro, o verso investimenti sulla propria attività o di crescita culturale-formativa, a scapito soprattutto delle giovani generazioni.
E’ una grave sottovalutazione di un bisogno che, se altrimenti improntato nel tempo a un’edilizia, soprattutto pubblica, incentrata sulla locazione a canone sociale e sostenibile, avrebbe permesso di meglio superare la cronicizzazione della crisi economica, la precarizzazione e flessibilità del mercato del lavoro, la disoccupazione, la perdita di capacità reddituale. La pandemia da Covid19 ha poi aggravato queste condizioni.
Il Sunia, il sindacato degli inquilini federato alla Cgil, da oltre cinquant’anni, spesso inascoltato, ha sostenuto un modello di abitare con costi e modalità di accesso diversi da quelli consolidati, contro ogni rendita e speculazione parassitaria sul bene casa, bensì inteso come un vero e proprio strumento di welfare, al pari di quelli per salute, istruzione, lavoro. L’edilizia residenziale pubblica, conosciuta come edilizia delle case popolari, costituisce ancor di più oggi lo strumento di sostegno e di emancipazione sociale per le famiglie di lavoratori con basso reddito. Di questo il Sunia ha discusso lo scorso 8 ottobre a Napoli, nella partecipata assemblea nazionale dei suoi comitati inquilini e di autogestione del patrimonio di edilizia pubblica, coinvolgendo la Cgil con la vicesegretaria generale Gianna Fracassi, e rappresentanti di ministero delle Infrastrutture, Parlamento, istituzioni regionali, enti locali e Aziende di gestione.
Nel corso del dibattito, Sunia e Cgil hanno convenuto su quanto sia indispensabile approvare in tempi rapidi una legge quadro nazionale per il rilancio dell’edilizia pubblica, di indirizzo per le Regioni, in modo da uniformare le modalità di accesso alla casa popolare, tutelare i diritti degli inquilini, garantire legalità e coesione sociale e dare una risposta al grave disagio abitativo, alle migliaia di sfratti esecutivi e di famiglie in difficoltà nel pagamento dell’affitto sul mercato privato.
Protagonisti della giornata gli interventi dei molti abitanti di case popolari di tutta Italia in rappresentanza dei comitati inquilini e di autogestione, veri e propri presidi condominiali e di rione autorganizzati che, grazie al sostegno del Sunia, riescono a garantire, con spirito volontaristico in contesti abitativi e sociali assai difficili, la condivisione dei valori di coesione sociale, mutuo soccorso, autodeterminazione, responsabilizzazione della gestione del bene pubblico assegnato, rispetto delle regole per una convivenza civile e responsabile nell’interesse di tutti. E’ un impegno sempre più difficile da portare avanti, per responsabilità delle istituzioni che ritengono di aver assolto i loro doveri consegnando le chiavi di un appartamento o, peggio, lasciando che sia la criminalità, con la certezza dell’impunità, a gestire le assegnazioni e le “regole” di convivenza. Senza contare l’atavica assenza di interventi manutentivi e di messa a norma degli edifici esistenti, e l’esigua edificazione di nuovi.
Qualcosa di positivo sembra far capolino: a partire dal decreto recentemente firmato dal ministro Giovannini che finanzia 159 progetti di recupero delle città e dei quartieri popolari utilizzando 2 miliardi del Pnrr e ulteriori 21 milioni del residuo nazionale, oltre il superbonus del 110% che consentirà la ristrutturazione, l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza statica degli edifici più degradati, contribuendo anche a mitigare i costi delle utenze singole e condominiali.
Per la prima volta dopo decenni di vuoto le risorse ci saranno, ma rimane il fondato timore che Regioni e Comuni non siano in grado di spenderle, come già avvenuto con gli ecobonus. Per impedire questa ulteriore ed imperdonabile deriva, Cgil e Sunia dovranno continuare ciascuno a fare la loro parte, traendo ispirazione dalla militanza “di strada”, “porta a porta” degli inquilini dei comitati e delle autogestioni. Anche in quest’occasione hanno dimostrato che in comunità complesse, di persone diverse per provenienza, cultura, abitudini, età, credo religioso, i valori del rispetto reciproco, del bene pubblico, della condivisione dei processi decisionali, anche per aspetti solo apparentemente marginali come le scelte condominiali, significano battersi per una società più giusta, più aperta, più serena, più solidale.