Il 15 settembre scorso, presso il ministero del Lavoro, è stata sottoscritta la prima storica intesa nazionale con il colosso di Seattle. L’accordo, firmato con Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt unitamente alle rappresentanze confederali dei lavoratori in somministrazione, rappresenta un primo concreto risultato per migliaia di lavoratrici e lavoratori italiani, nonché un passo decisivo per il movimento sindacale nazionale e internazionale.
Per la prima volta Amazon accetta il confronto sindacale secondo le discipline contrattuali in vigore e sottoscrive un accordo nel quale si riconosce la rappresentanza collettiva, il ruolo del sindacato e il Contratto collettivo nazionale della Logistica e Trasporto Merci, gli argomenti di confronto nei vari livelli di contrattazione nazionale e territoriale, e impegni concreti verso il miglioramento generale delle condizioni dei lavoratori.
Abbiamo raggiunto questo traguardo attraverso un percorso di trattativa lungo e difficile, grazie alla determinazione e alla lotta dei lavoratori che il 22 marzo scorso hanno dato vita a un primo, storico sciopero nazionale che ha coinvolto dipendenti diretti e in appalto e che in alcune aree del Paese a più alta sindacalizzazione ha avuto punte di adesione superiori al 90%.
È forse riduttivo dire che questo risultato sia figlio della sola mobilitazione nazionale del 22 Marzo. L’attività sindacale in Amazon Italia inizia nel 2016 in un parcheggio dell’area milanese dove la Filt Milano e Lombardia incontrò il primo gruppo di autisti in appalto che operavano nei primi siti Amazon di Milano e Varese. Da quella prima assemblea la nostra attività non si è mai fermata, ed è stata caratterizzata negli anni seguenti da una presenza costante del sindacato e dei delegati sindacali della Cgil negli impianti e nei parcheggi. Abbiamo organizzato i lavoratori e aperto una forte vertenzialità, sfociata in diversi scioperi territoriali che hanno coinvolto la filiera degli appalti e hanno portato ad un graduale miglioramento delle condizioni lavorative e dei salari.
In cinque anni abbiamo normato il lavoro dei corrieri, passando dalle applicazioni contrattuali più disparate e spesso pirata alla piena applicazione del Ccnl Logistica e ad accordi di miglioramento dello stesso contratto nazionale, che hanno portato un aumento dei salari di diverse centinaia di euro. Contestualmente alla nostra quotidiana attività, Amazon è cresciuta a dismisura nel nostro Paese, il numero di lavoratori diretti e in appalto si è decuplicato, e sono sorte decine di nuove station su tutto il territorio nazionale.
Abbiamo sempre riscontrato una grande difficoltà ad intercettare e organizzare i dipendenti diretti del colosso dell’e-commerce, troppo spesso imbrigliati in un sistema di gestione del personale all’apparenza dorato, ma che nasconde un modello di disgregazione della rappresentanza collettiva e vuole sostituirsi in tutto e per tutto al ruolo del sindacato e delle sue rappresentanze aziendali.
L’accordo del 15 settembre infrange la “campana di vetro” nella quale Amazon aveva imprigionato i suoi dipendenti, e rende chiaro ed evidente a tutti i lavoratori l’importanza di organizzarsi per migliorare le proprie condizioni.
A seguito dell’accordo quadro sulle relazioni industriali si sono visti i primi concreti risultati di questa nuova pagina del movimento sindacale in Amazon. Infatti, il 23 settembre è stato sottoscritto con Conftrasporto, associazione di categoria a cui Amazon aderisce, un secondo accordo per dare seguito al protocollo nazionale nel quale si individua la necessità di importanti aumenti salariali per tutte le lavoratrici e i lavoratori, dipendenti e somministrati, della multinazionale in Italia.
L’accordo, ratificato territorialmente dalle Rsa della Filt Cgil, porta ad un incremento salariale dell’8% rispetto al Ccnl applicato, definisce un piano progressivo di assunzioni a tempo indeterminato per più di mille lavoratori, e avvia a livello locale trattative per l’organizzazione del lavoro nei magazzini.
In un settore, quello dell’e-commerce, che sta avendo una crescita esponenziale e mira alla deregolamentazione e alla massima precarietà e flessibilità, ingolosendo troppo spesso istituzioni locali e politica con la promessa di nuova occupazione, il sindacato rappresenta l’unico vero argine a un sistema che altrimenti porterebbe ad inaccettabili passi indietro, rispetto alle conquiste del movimento dei lavoratori nel nostro Paese e nel mondo.