Sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli della Piana di Gioia Tauro lo scorso 28 giugno.
Sono partiti dai quattro angoli della Piana di Gioia Tauro. Da Rosarno, da San Ferdinando, da Rizziconi, da Taurianova e da altre località. Hanno voluto far sentire la propria esasperazione. Le centinaia di lavoratrici e di lavoratori migranti che hanno invaso il piazzale della Prefettura di Reggio Calabria hanno voluto far sentire la loro voce, urlando uno slogan tanto profondo quanto pungente: “Noi esistiamo!”.
Lo sciopero dei lavoratori agricoli migranti della Piana di Gioia Tauro del 28 giugno scorso nasce da una consapevolezza: non se ne può più dell’indolenza, delle negligenze e dello sguardo volto altrove da parte di quelle istituzioni preposte per temi precisi: lotta al caporalato e allo sfruttamento, buon andamento degli adempimenti amministrativi riguardo il rilascio o il rinnovo dei titoli di soggiorno, assenza di una campagna vaccinale inclusiva. Per non dire del sempiterno tema delle condizioni di vita, con migliaia di migranti stipati in accampamenti indecenti, al limite dello stomachevole.
In questo territorio di frontiera, la Flai Cgil territoriale, traghettata dal segretario comprensoriale Rocco Borgese, è quotidianamente in trincea, con l’ausilio delle sentinelle Jacob Attah e Mohamed Doumbia. Un impegno costante che Borgese riassume in poche parole: “Con l’esercizio del sindacato di strada, giriamo nelle contrade, nelle campagne, presidiamo gli insediamenti informali, facciamo assemblee con i lavoratori, li ascoltiamo individualmente, raccogliamo le istanze, apriamo e coltiviamo le vertenze. Ci battiamo per un motivo: queste donne e questi uomini non sono solo braccia, ma persone. Sono sfruttati, li costringono a lavorare a cottimo per pochi euro con i quali non avranno mai quell’esistenza libera e dignitosa, nascente dal lavoro, che è la matrice dell’Italia. D’inverno una cassa di 25 chili di arance fa 50 centesimi, mentre per i mandarini si arriva a un euro. Nelle assemblee, ci dicono con toni veementi che non ne possono più di essere prigionieri di un’economia malsana e, nel contempo, ostaggi di una burocrazia che li soffoca. Noi non saremo mai indifferenti alla loro sorte. Abbiamo il dovere di tutelarli, e di mettere in campo ogni azione utile al miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro”.
Nelle assemblee di ascolto permanente delle lavoratrici e dei lavoratori migranti, da lungo tempo covava un sentimento diffuso di frustrazione. E di esasperazione. Inizialmente si era optato per un mero presidio in Prefettura. A poche ore dalla manifestazione, i migranti della Piana optano democraticamente per l’astensione dal lavoro: sarà sciopero. Nelle assemblee, molti avevano manifestato l’intento di partecipare in prima persona, ma hanno dovuto adeguarsi alla necessità di una rappresentanza, causa restrizioni inerenti la pandemia.
A bordo di autobus, i “delegati” confluiti nel capoluogo reggino, sotto l’occhio vigile del servizio d’ordine della Flai. Dal lungomare Falcomatà, un breve corteo fino al piazzale della Prefettura che si colora di rosso. Sono le bandiere della Flai Cgil, discendente diretto e erede della Federbraccianti, le cui battaglie si ripropongono oggi con la stessa acutezza di ieri. Il piazzale si riempie, è gremito: a centinaia, i migranti non hanno voluto perdere la mobilitazione. Provenienti da altri territori della Calabria. Una sorta di adesione solidale alla manifestazione, per unire la propria voce al grido “Noi esistiamo!”.
Dal tavolo tra la Prefettura, la Questura e una rappresentanza dei manifestanti, alcuni impegni sono stati assunti. A cominciare dalla necessità di investire il Consiglio territoriale per l’immigrazione di alcune questioni pregnanti, quali l’accoglienza dignitosa e un approccio trasversale nella lotta allo sfruttamento e al caporalato. Le risposte di sistema qui sono improcrastinabili. Altro impegno è che il vaccino sarà somministrato a tutti. Senza tralasciare la questione dei tempi biblici di rinnovo dei permessi di soggiorno. Sarà oggetto di un’interlocuzione permanente tra la Questura e la Flai Cgil territoriale. Un puntuale “cahier de charges” che richiede un controllo costante e attento. La Flai ci sarà. Come sempre. Dalla stessa parte.