Finalmente è tolleranza zero verso violenza e molestie di genere al lavoro: l’Italia è il primo paese europeo ad avere ratificato la Convenzione 190 dell’Ilo (Organizzazione Internazionale del Lavoro) sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, adottata a Ginevra nel 2019 in occasione del centenario dell’Organizzazione.
Il testo si può ben definire di portata storica: contiene ed esplicita principi e diritti che in tutte le realtà del mondo sono quotidianamente ignorati o messi in discussione, se non calpestati, in contesti di ordinaria indifferenza.
Le norme, fortemente volute dal sindacato internazionale e dai sindacati italiani, contengono molti elementi di qualità, primo tra tutti il riconoscimento del diritto al luogo di lavoro libero da violenza e molestie, incluse quelle di genere, come diritto umano, che in quanto tale riguarda tutte le lavoratrici e i lavoratori, indipendentemente dal loro status contrattuale. Include coloro che sono in formazione, tirocinanti, apprendisti, licenziati, alla ricerca di lavoro e anche i datori di lavoro.
La copertura universale della Convenzione è fondamentale, se solo si pensa che la violenza di genere rimane una delle violazioni dei diritti umani vergognosamente più tollerate nel mondo del lavoro. Secondo le statistiche Onu, il 35% delle donne - 818 milioni di donne a livello globale - di età superiore ai 15 anni ha subito violenza sessuale o fisica a casa, nelle comunità o sul posto di lavoro. In Italia, il 31,5 % secondo i dati Istat.
La definizione di violenza e molestie è stata oggetto di lunghe e difficilissime discussioni a Ginevra tra rappresentanze di imprese, sindacati e governi, prima che si raggiungesse l’intesa. Si trattava di esprimere in maniera chiara comportamenti che spesso nella realtà sono subdoli e si avvalgono di opache ambiguità nei rapporti di potere. Alla fine, il compromesso si è raggiunto su “un insieme di pratiche e di comportamenti inaccettabili, o la minaccia di porli in essere, sia in un’unica occasione, sia ripetutamente, che si prefiggano, causino o possano comportare un danno fisico, psicologico, sessuale o economico, incluse la violenza e le molestie di genere”.
L’espressione “violenza e molestie di genere” indica la violenza e le molestie nei confronti di persone in ragione del loro sesso o genere, o che colpiscano in modo sproporzionato persone di un sesso o genere specifico, ivi comprese le molestie sessuali. Sono molestie anche quei comportamenti che, indipendentemente dalla finalità, comunque violino la dignità della persona, siano dannosi per la salute o creino un ambiente di lavoro ostile.
Le norme sono formulate con chiarezza e coprono un ambito di applicazione tanto ampio quanto ben definito. La Convenzione, infatti, si applica alla violenza e alle molestie che si verifichino in occasione di lavoro, in connessione con il lavoro o che scaturiscano dal lavoro, più esattamente: nel posto di lavoro, inclusi gli spazi pubblici e privati se questi costituiscano luogo di lavoro; in luoghi in cui si riceve la retribuzione, in luoghi destinati alla pausa o alla pausa pranzo, oppure nei luoghi di utilizzo di servizi igienico-sanitari o negli spogliatoi; durante gli spostamenti o i viaggi di lavoro, formazione, eventi o attività sociali correlate con il lavoro; a seguito di comunicazioni di lavoro, anche quelle rese possibili dalle tecnologie dell’informazione; all’interno di alloggi messi a disposizione dai datori di lavoro; durante gli spostamenti da e per il luogo di lavoro.
La violenza domestica, la forma di violenza più diffusa e difficile da eliminare, ha innegabili ripercussioni sul lavoro e la salute; per questo tutte le istituzioni del mondo del lavoro devono adoperarsi per identificare, reagire e intervenire sulle sue conseguenze.
Tre le traiettorie da seguire per l’attuazione della legge. La prima è data da prevenzione e protezione, per tutelare le persone nei settori, professioni, modalità di lavoro in cui risultino maggiormente esposte. Si affiancano specifici meccanismi di ricorso e risarcimento adeguati ed efficaci, anche con l’accesso a sistemi di risoluzione delle controversie e di denuncia, dotati di funzioni sanzionatorie, garantendo il diritto di abbandonare il lavoro quando questo costituisca un pericolo serio e imminente alla vita, alla salute o alla sicurezza. Essenziale, poi, intervenire con la sensibilizzazione, attraverso processi mirati di informazione e formazione dappertutto, dalle aziende alle scuole ai diversi canali social. La legge di ratifica conclude l’iter parlamentare, adesso è il momento dell’attuazione delle norme. Fase tanto necessaria quanto complessa, oggi più che mai. La pandemia ha aumentato violenza, molestie e ricatti contro le donne in tutte le aree del mondo. Occorre battersi affinché tutti i Paesi adottino le leggi nazionali, ratificando la Convenzione. Mentre i governi affrontano gli impatti della crisi sanitaria globale, non possiamo permettere che la fine della violenza e delle molestie scivoli in fondo alla lista delle loro priorità.