Stati Generali? No grazie. È la risposta quasi emotiva che è nata, con un tam tam telefonico, tra alcune associazioni e reti di solidarietà del nostro Paese alla convocazione del vertice da parte del premier Conte. L’impatto col metodo del piano Colao già non era stato dei più esaltanti: un ‘plotone’ inizialmente di soli uomini, in schiacciante maggioranza con esperienze esclusivamente aziendali apicali, corretto sotto l’onda del ludibrio pubblico con l’inserzione di un pugno di donne con curricula fortunatamente diversi.
Il risultato però è stato quello che ricordiamo tutti: una pennellata di verde e una di pari opportunità in un documento in cui, solo per fare un esempio, si prevede di affidare l’ammodernamento degli ospedali italiani a investitori privati che poi li affitterebbero alle aziende ospedaliere. Oppure si bandiscono concorsi sponsorizzati per permettere alle scuole più male in arnese di dotarsi di laptop o attrezzature per il distanziamento. Se sei scampato dalla malattia, poi, o ci hai perduto un familiare, o hai subito violenze familiari in lockdown, ti verrebbero pietosamente offerte quattro terapie gratuite, tra i 40 e i 70 euro ... Insomma: quel cinico darwinismo da mercato di cui il Covid avrebbe già dovuto dimostrarci il corto respiro e la cieca visione.
Con questo stato d’animo, a tante e tanti tra i più impegnati per l’ambiente e la società, era sembrato un ulteriore schiaffone alla logica chiudersi in una “Versailles de noantri”. Lasciando fuori oltre 200mila persone che in Italia il Covid se lo sono preso, i 3,7 milioni che hanno perso il lavoro, i 7,5 milioni di studenti senza più scuola, e i loro quasi 700mila insegnanti. Ci sembrava importante non lasciare sole dentro le mura di Villa Pamphilj quelle realtà che pure erano state invitate a rappresentarci: i sindacati, i 5 milioni e mezzo di volontari del Forum del Terzo settore, le reti di protezione sociale che hanno puntellato persone e territori più fragili. Poi Greenpeace, Legambiente e Wwf, che hanno chiesto al governo di non sprecare crisi e ripartenza senza decarbonizzare, per territori più verdi e più vivibili, e più bellezza per chi le abita. E gli economisti di Sbilanciamoci, che hanno chiesto un’Italia “in salute, giusta, sostenibile”, non più medicata con politiche-cerotto. Infine i giovanissimi dei Fridays for Future, che con il piano RitornoalFuturo e una catena umana hanno denunciato che “la normalità era già una crisi, e ora è il momento di affrontarla”.
Per questo, nel giardino di Villa Pamphilj, con oltre trenta reti e organizzazioni sociali ci siamo dati appuntamento negli stessi giorni degli Stati Generali. Stop ai webinar, no ai seminari esclusivi, ai tavoli riservati, siamo ripartiti da un picnic. I nostri Stati Solidali li abbiamo messi a terra, sulle tovaglie, per riprenderci uno spazio fisico e politico dove ciascuno potesse portare corpo, idee e proposte per spingere se stesso, la sua comunità e il nostro Paese verso una transizione ecologica e socialmente giusta. “C’è bisogno che le persone e le organizzazioni che condividono una prospettiva diversa si mettano insieme per contrastare quella che si configura, in Italia, in Grecia e nel resto d’Europa, come nuovo debito e austerity per i molti, e socialismo per i pochi del grande business”, ha detto Yannis Varoufakis aprendo, in collegamento da Atene, le tre ore di interventi e confronto con gli oltre cento intervenuti di persona di tutte le età, e gli oltre 5mila collegati con una fortunosa diretta streaming.
Ne è nato un percorso che vuole provare a ricucire, in una trama ampia, costituente, accogliente, le azioni di cittadinanza attiva, di sindacato, di economia trasformativa, di welfare, di militanza ambientale, di mutualismo, di risposta concreta a diritti e bisogni e di politica diversa che hanno affrontato questi anni di resistenza quieta alla crisi economica, sociale e ambientale che già ci attanagliava prima della pandemia. E affrontare insieme l’autunno più difficile che potevamo immaginare. Tutte le reti e le realtà organizzate stanno immaginando attività e iniziative tra settembre e novembre che verifichino l’efficacia delle iniziative del governo e portino la voce di chi, si prevede, ne rimarrà fuori, come sempre e più che mai.
A luglio 2021 saranno passati vent’anni dal G8 di Genova, quando in tante e tanti già spiegavamo che senza un “mondo diverso possibile” una profonda crisi sociale, ambientale e economica sarebbe stata scaricata sulle spalle dei più per la comodità di pochi. Torniamoci, insieme e anche di più, questa volta, facendo diventare le nostre proposte realtà e le nostre pratiche la trama di quel cambiamento che può esserci, se ci farà lottare e sperare ancora.
Hanno partecipato agli Stati Solidali: Aoi, A Sud, Attac, Arci Roma, Arcs, Baobab Experience, Cantiere delle Idee, Climate Save, Comitato Rodotà per i beni comuni, Comune-info, Cultura è Libertà, Diem25, Extinction Rebellion, Fairwatch, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Fridays for future, Green Italia, Gruppo italiano Dialogo Globale, Laboratorio per la riscossa del Sud, Laudato sì, Lavoro e Natura, Left, Medicina Democratica, Nonna Roma, Per la sinistra per un’altra Europa, Punto Rosso, Rete dei Numeri Pari, Rete italiana economia solidale, Rete economia sociale solidale Roma, Reorient, Sbilanciamoci, Transform, Un Ponte Per