Si è fatto un gran parlare di Industria 4.0 e invece ci “svegliamo” in un mondo che senza i lavoratori si ferma, resta immobile. Questo vale anche per il pubblico. In un momento in cui il paese vive una situazione così inedita e così dura riscontriamo tanta generosità nei lavoratori. Tutti i lavoratori evidentemente, ma io qui parlo dei lavoratori pubblici. Molte aziende e amministrazioni, per esempio, ragionano ancora come se fossimo in una situazione ordinaria, tipo ad esempio rifiutare lo smart working, che ora nelle pubbliche amministrazioni è la prassi, tranne che per le attività indifferibili. È stato difficilissimo riuscire a fare applicare le norme, sembra incredibile, anche nella Pubblica amministrazione.
C’è più generosità nei lavoratori che in tanti imprenditori che anche in queste ore dimostrano cinismo e volontà di sfruttamento nei confronti di questi custodi della Costituzione. Non solo il comparto sanitario, l’emergenza coinvolge tanti altri settori: dai Vigili del fuoco alla polizia locale, dagli agenti penitenziari a chi lavora negli uffici pubblici, da chi si occupa di igiene ambientale a chi è impiegato nel variegato mondo del terzo settore. Se ne parla poco, ma anche loro sono in prima linea.
La Fp Cgil Polizia penitenziaria ha chiesto al ministro di farsi carico della sicurezza di tutti coloro che vivono la dimensione carceraria, e di affrontare con coraggio il tema del sovraffollamento. I Vigili del fuoco, pur essendo coinvolti dalle stesse carenze del resto del personale, operano in rafforzamento del sistema della Protezione civile. Si parla poco anche dei lavoratori delle dogane, altra categoria molto esposta, che in questi mesi hanno sequestrato e sdoganato milioni di mascherine e di materiali diretti soprattutto ai nostri presidi sanitari. E, per piacere, non crediamo a quelli che ci dicono, sindaci per primi, che i materiali sanitari sono bloccati dai “doganieri”: non è vero.
Sappiamo che le regole a tanti non piacciono e ne approfittano. Se non fosse per l’Agenzia delle Dogane che controlla, in tempi brevissimi soprattutto in questo momento, i materiali contraffatti, cosa arriverebbe nei nostri ospedali? E la polizia locale insieme ai demografici, che in queste ore presidiano i Comuni e integrano le altre forze di polizia per ogni tipo di controllo? Insomma per tanti lavoratori pubblici il lavoro è aumentato, moltissimo. Dove è finito il refrain sui “fannulloni”? Speriamo sia morto e sepolto. Oggi materialmente i servizi pubblici tengono “vivo” il nostro paese.
Cosa è venuto fuori in questa situazione? Quello che noi denunciamo, inascoltati, da anni. Non solo (e non è poco) il de-finanziamento della sanità pubblica, che in qualche territorio ha creato una vera tragedia, ma tutto il pubblico è stato fortemente ridimensionato.
Quando ascoltiamo e leggiamo delle vere e proprie barzellette sull’Inps, cosa pensiamo? Sappiamo che tutta l’informatizzazione di questo ente, che dovrebbe essere di proprietà dei lavoratori, è stata privatizzata? Sappiamo che questi lavoratori non riuscivano a collegarsi e sentendosi addosso la responsabilità dell’erogazione dei vari istituti (casse integrazioni, incentivi, ecc.), provavano e provano a farlo a qualsiasi ora della notte e del giorno per poterci riuscire?
Quando tutto questo incubo sarà finito, dovremmo ricominciare a ricostruire sulle macerie che il virus ha provocato. La nostra “rete pubblica” sta reggendo anche nel momento in cui la “rete familiare” che ha supplito in anni di tagli al welfare non può intervenire, banalmente per le misure di contenimento. Forse è il caso di ripartire da lì, dall’idea che il servizio pubblico è un bene comune e come tale fondamentale, per preservarlo bisogna innovarlo e alimentarlo, farlo crescere e strutturare. Speriamo soltanto di fare tesoro di quanto sta accadendo per non ritrovarci, in futuro, nella stessa situazione.
Facciamo in modo che l’odioso ritornello che abbiamo ascoltato fino allo sfinimento, de-burocratizzare, non significhi più abbattimento della Pubblica amministrazione, ma investire nel pubblico e velocizzare i controlli. Che si apra una grande campagna di assunzioni nel pubblico, riportiamo nel pubblico tutto quello che in questi anni abbiamo svenduto ad un privato che non si è dimostrato all’altezza degli standard pubblici e che oltretutto non rispetta i lavoratori. L’epidemia ha dimostrato che la pubblica amministrazione è pronta per nuovi modelli organizzativi, basta crederci.