Lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionate concludono l’anno in piazza, a sostegno delle piattaforme unitarie avanzate a governo e padronato per la legge di bilancio, le centinaia di crisi aziendali, i rinnovi dei contratti, la rivalutazione delle pensioni e una legge di civiltà sulla non autosufficienza. Un anno, del resto, che nelle piazze era cominciato: dal 9 febbraio della San Giovanni di Cgil Cisl e Uil, alle decine di mobilitazioni unitarie delle categorie, alle due manifestazioni nazionali dei pensionati. Piazze riempite in maniera straordinaria dai giovani (e non solo) dei Fridays For Future e, più di recente, dalle “sardine”, in un moto di risveglio e resistenza di fronte alle politiche di odio e di violenza propalate dalla destra sovranista, trainata dall’irresponsabile Salvini, fino ad agosto infelice (per il paese) ministro dell’Interno, dell’odio e della paura. Piazze che erano state riempite dalla mobilitazione solidale di Milano, da quella arcobaleno di Verona, da quella del movimento globale delle donne. Al cambiamento in corso del clima sociale del paese non corrisponde un analogo cambiamento della politica. La nuova maggioranza ha soprattutto il merito di aver impedito la spallata di Salvini, che ha fatto cadere il “suo” governo per un rapido ricorso alle urne in cui ottenere l’investitura come “uomo solo al comando”. Una suggestione che – secondo il Censis – è molto forte nel paese, soprattutto tra le classi popolari. Salvare la democrazia è fondamentale. Ma non si otterrà senza un radicale cambiamento delle politiche economiche, sociali e ambientali, di cui nelle scelte del nuovo governo non si vedono segnali, se non assai timidi.
È questa la sfida dell’anno che viene. Giustamente Cgil Cisl e Uil dichiarano che la mobilitazione non si ferma. Le piattaforme su pensioni, sanità, fisco, pubblico impiego, rinnovi contrattuali, intervento pubblico in economia, con un vero piano di trasformazione produttiva verde, sostenibile e socialmente egualitario, sono tutte in piedi e reclamano risultati tangibili. Per cominciare a sanare le profonde diseguaglianze che dieci anni ininterrotti di crisi hanno ulteriormente approfondito, arricchendo sempre di più i ricchi e ampliando enormemente l’area del disagio e della povertà, a partire dal lavoro precario, discontinuo, senza diritti. Con l’obiettivo e l’ambizione di interloquire con i grandi movimenti giovanili di lotta contro i cambiamenti climatici, e per una nuova partecipazione politica in una società aperta e solidale. Il sindacato, a partire dalla Cgil, resta in campo.
Una sfida anche per la sinistra sindacale che vuole confermare – in modo ampio, aperto e partecipato – la sua caratteristica di militanza sindacale di classe in una Cgil unita e plurale.