Verso il Forum sociale mondiale delle economie trasformative - di Riccardo Troisi

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Sono trascorsi vent’anni dai primi movimenti di protesta globale iniziati a Seattle e poi visibili nei Forum sociali mondiali e, via via, in tante iniziative di mobilitazione e di disobbedienza dal basso. In tutto il mondo, forme di resistenza sempre più diffuse e multiformi provano a proporre a livello locale modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio, dove le persone, l’ambiente e le comunità sono rimesse al centro del processo di soddisfazione delle proprie necessità.

Alcune reti internazionali da tempo impegnate nella connessione di pratiche di economia alternativa, diffuse in ogni continente, hanno deciso di promuovere un percorso di confronto e di confluenza che avrà un primo momento di emersione nel Forum delle “economie trasformative” (Fsemt2020) dal 25 al 28 giugno 2020 a Barcellona.

Avviato un anno fa, questo processo si propone di costruire un’agenda globale inclusiva per individuare azioni da realizzare nei territori, capaci di dare risposte concrete alle questioni aperte dalla crisi di questo modello di sviluppo. Per questo è necessario favorire sempre più la confluenza tra movimenti, pratiche, iniziative e modi di intendere l’economia, “che hanno come comune obiettivo, la trasformazione dell’attuale sistema economico”. “Economie trasformative” sono dunque tutte quelle pratiche che in diverso modo si stanno contrapponendo ai modelli neoliberisti, rifiutando i dogmi capitalistici della crescita economica e della finanziarizzazione dell’economia.

Tra queste troviamo le economie sociali e solidali, le reti sulla sovranità alimentare e l’agrogeologia, le forme di economie partecipative e collaborative, le diverse realtà sui commons, le economie comunitarie e quelle femministe, i movimenti attenti alla prospettiva di genere e quello cooperativo, il commercio equo e le esperienze di mutualismo sociale, la finanza etica, l’imprenditorialità sociale di economia circolare, le economie del bene comune, quelle della decrescita, e altre reti e organizzazioni che agiscono in questa direzione. Anche alcune università si stanno coinvolgendo in questo percorso; è stato proposto un asse trasversale sulle politiche pubbliche trasformative, con una visione della co-costruzione partecipativa.

Alcuni di questi movimenti stanno provando ad avviare, nei propri territori, forme più o meno embrionali di raccordo e collaborazioni operative per la costruzione di modelli “ecosistemici” che fanno ben sperare. Ma – come dimostrano la ricerca Susy e altri lavori di analisi – nella maggior parte ancora prevalgono forte frammentazione e, soprattutto, incapacità di perseguire visioni comuni di cambiamento.

Per la riuscita di questo ambizioso processo è essenziale una costruzione dal basso del Forum che rispecchi le proposte, le sfide e le opportunità di tutti e da tutti i continenti. Sono stati istituiti gruppi di lavoro per facilitare la partecipazione delle diverse reti e movimenti, definendo insieme i contenuti e garantendo una buona articolazione tra il locale e il globale.

In Italia si è recentemente costituita una piattaforma nazionale delle economie trasformative con l’adesione di oltre 130 realtà, 14 reti e 15 regioni. Nell’assemblea di Roma (9 novembre) verso il Fsmet2020 sono state messe le basi per la partecipazione italiana all’evento, cercando di mettere in connessione e far conoscere le migliaia di pratiche che intendono contrastare il paradigma estrattivo dell’economia e della finanza neoliberista: le comunità, i territori, i diritti e i desideri al centro del fare e del condividere quotidiano.

Il Forum di Barcellona è una grande occasione per alzare lo sguardo di insieme – mentre continuiamo a condurre la nostra attività quotidiana di cambiamento - e ci permette di valorizzare le realtà ed esperienze locali per convergere sui linguaggi e le narrazioni, e ampliare i nostri orizzonti. Non servono più le sintesi “ad unum”, ma trovare confluenze, recuperare un senso collettivo, individuare sfide comuni e risposte possibili, condividere soluzioni che possano funzionare da esempio all’attivazione di altre e altri e alla riproduzione e diffusione di esperienze efficaci e importanti (sommatoria plurale). Non limitarsi a un evento “vetrina”, o a una conferenza di esperti priva di impatti concreti, ma condividere una strategia d’azione da portare avanti nei territori dei paesi dove queste realtà stanno agendo.

Occorre ripensare con nuovi sguardi il concetto di economia, riportandolo alla dimensione primaria della soddisfazione delle necessità essenziali. Una metamorfosi dell’agire economico è intimamente legata al nostro essere sociale, se non ci riappropriamo di questa dimensione non saremo in grado di dare risposte alle domande di equità e giustizia sociale e ambientale che diventano ogni giorno più urgenti ed essenziali a livello globale. l

 

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